Per ricordare Giovanni Falcone, ucciso il 23 maggio del 1992 dalla mafia insieme alla moglie e agli agenti di scorta, non si può trascendere da alcuni luoghi di Palermo, che ne tracciano la vita.
Per capire fino in fondo una persona e i suoi valori, occorre fare un tuffo anche nei suoi luoghi.
Quelli da cui ha assorbito la voglia di cambiare, quelli della vita quitidiana e infine quelli che ricordiamo perché è lì che Giovanni Falcone ha perso la vita.
Questo piccolo viaggio della memoria non può che iniziare dalla Kalsa, il quartiere in cui Giovanni Falcone e l’amico Paolo Borsellino hanno vissuto l’infanzia.
Un mondo Che Giovanni Falcone cita anche nel suo splendido libro Cose di Cosa nostra.
Un quartiere popolare che, con i suoi riti, i venditori ambulanti è un pezzo di cultura della storia di Palermo.
La chiesa della Magione e quella dello Spasimo, vi faranno fare un tuffo in quello che è la Palermo di una volta.
Lì dove la decadenza contrasta con la voglia di riscatto, dove la gente si guarda ancora negli occhi e dove tutte le strade sono possibili: quelle della legalità come della malavita.
Falcone diventa un giudice di rilievo nella lotta alla mafia e va a vivere nella città nuova, in via Notarbartolo.
L’albero del giudice Falcone
Proprio sotto casa del giudice, c’è un grande albero diventato uno dei simboli del suo ricordo.
L’albero Falcone continua ad essere tappezzato di messaggi di ricordo e di affetto da parte dei palermitani e delle migliaia di studenti che arrivano per seguire i suoi valori.
Poi ci sono i luoghi della sua voglia di una vita normale, come quella villa alla Addaura dove hanno poi provato ad ucciderlo con una bomba.
Davanti al mare, vogliamo immaginare potesse trovare la pace per le riflessioni più intime, così come per i flash e le intuizioni giudiziarie.
E’ il mare che si osserva da Monte Pellegrino, la finestra sulla città.
Una passeggiata sul lungomare Cristoforo Colombo vi darà l’impressione di quanto sia grande Palermo.
Le stesse intuizioni che lo catapultano ogni giorno al tribunale, il palazzo.
Una piazza che fa sentire il peso della legge in ogni suo angolo, a due passi dal teatro Massimo.
E dal tribunale all’aula bunker del carcere Ucciardone, una fortezza nella fortezza costruita per mettere alla sbarra i vecchi boss del maxiprocesso.
Fin qui, escluso il lungomare della Addaura, si può fare tutto a piedi.
Palermo, 23 maggio 1992
Siete è come in un percorso immaginario che il giudice Falcone era costretto a percorrere di corsa dentro la sua auto blindata.
La stessa auto che doveva riportarlo a casa e che invece è saltata in aria a Capaci.
Era il 23 maggio del 1992.
Potete salire sulla collina in cui campeggia la scritta No Mafia, ovvero il punto da cui fu premuto il pulsante che fece esplodere il tritolo.
Se vi va potete percorrere l’autostrada e fermarvi fra i piloni che ricordano il luogo della strage di Capaci.
La strada e il mare di fronte, in quel costante connubio che lega Palermo alle sue storie di bellezza, miseria e riscatto.
Il murale della Cala a Palermo
Quando avrete terminato il tour nei luoghi del giudice Giovanni Falcone, potrete aggiungere ancora una tappa per la vostra riflessione.
Un gigantesco murale che ricorda I giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, campeggia infatti alla Cala di Palermo. L’opera porta la firma degli street artist Rosk e Loste.
Fra le barche da diporto e uno splendido lungomare, loro sono lì a ricordarci del loro impegno e del nostro futuro.
Il murale dell’aula bunker
Il 2021 ha segnato un altro tassello artistico in ricordo del magistrato ucciso dalla mafia. Un murale che ritrae il giudice Falcone è apparso su un palazzo che si affaccia sull’aula bunker di Palermo. L’ala del carcere Ucciardone in cui si è svolto il maxi processo alla mafia. L’opera di via Duca della Verdura porta la firma dello street artist Andrea Buglisi.
[…] tra Uccio e il giudice Falcone è la storia di un’amicizia, basata sulla fiducia e sulla fedeltà, tra due esseri simili che […]