Passeggiare a Raccuja lungo piccole strade di collina, tra boschi e prati, alla scoperta di scorci emozionanti e ampie vedute, ove lo sguardo curioso del viandante dai boschi montani, dolcemente, degrada verso le colline fino ad arrivare dove l’orizzonte è mare e cielo.
Un breve percorso nella natura, che si porge ai cinque sensi con purezza e primigenio abbraccio, fuori dal consueto tran tran quotidiano.

Partendo dal monte Barcusa, (il toponimo potrebbe derivare dal termine latino “barcus” ricovero per animali) sui monti Nebrodi, si scende verso l’abitato di Raccuja costeggiando boschi di conifere e latifoglie, prati punteggiati da margherite, asfodeli e crocus longiflorus.
Lasciando la via maestra s’imbocca una piccola strada di campagna, ad accogliere il passante numerosi alberi di nocciolo e un maestoso castagno che indorati dal pieno autunno, si dispongono al riposo dopo aver dato i buoni frutti.
Il noccioleto caratterizza buona parte del territorio raccujese e, in passato, ha costituito una risorsa fondamentale nell’economia locale. Stessa risorsa riguarda anche il vicino paese di Sinagra.
Importanti le tradizioni popolari legate ad esso: i canti coinvolgenti delle donne “all’antu”, gli originali aneddoti, le feste legate alla stagionalità del raccolto e la cucina tipica a base di “nocciole”.
Tra gli alberi, improvvisamente, la vista si apre su Raccuja, paese di antiche origini che porge allo spettatore il versante sud-est, con il campanile della medievale chiesetta di San Pietro, i palazzi nobiliari e i quartieri popolari.
Lungo la via qualche gebbia, un antico lavatoio pubblico e delle fontanelle da cui sgorga fresca acqua di sorgiva.
A pochi passi l’antica abbazia Basiliana di San Nicolò del Fico e in lontananza la mole del castello Branciforte, a ricordarci l’importanza che questo luogo ebbe agli occhi di un condottiero lungimirante, qual era il gran conte Ruggero d’Altavilla.
Marcella Scalia