All’interno del carcere Pagliarelli di Palermo uno spettacolo teatrale ha messo in scena tutta la forza espressiva del potere del riscatto.
“Ore 18. Si è fatto tardi, raggiungere il resto del carcere è faticoso, le sbarre gialle sembrano non avere fine. Varchiamo la soglia. Un agente donna ci accompagna verso il teatro. L’asfalto è cocente, 37 gradi all’ombra, il viale è interminabile. Da lontano, guardando in alto, sembra di essere in una Mondello di cemento, affollata. Dalle grate pendono numerosi teli e braccia stanche.

Si procede e aumenta il senso di isolamento. Lasciamo il documento e spegniamo i telefoni. Interrmopiamo, stacchiamo i contatti con l’esterno, in un certo senso ci si spoglia di alcune cose.
In sala i ventagli soffiano a ritmo sostenuto. Il sipario si apre.
In stazione le valige da sistemare ricordano che a volte occorre fare ordine o disordine. Rimescolare per trovare nuove vie e guardare con occhi diversi. Ognuno racconta e mette in scena anche parti di sé. Qualcuno è già andato oltre la rappresentazione e l’immagine che ha avuto per anni.
Chi ha tempo non aspetti tempo, perché il tempo è prezioso e a volte c’è chi attende per troppo tempo e non fa mail il primo passo o chi invece non perde tempo e agisce solo d’istinto e commette un passo falso.
Il treno può tardare o non arrivare mai ma l’attesa, la sosta e il guardarsi allo specchio possono rigenerare, possono scaldare come un abbraccio e permettere di volare alla ricerca di un equilibrio che sa di autentica conquista.
Usciamo, il caldo non lo sentiamo più, c’è altro a cui pensare. Man mano che ci si avvicina all’uscita le parole perse ritornano. Raccogliamo le lettere una per una. Le mettiamo in fila in ordine sparso, con lentezza. Non sono più le stesse di prima”.
Lo spettacolo, dal titolo Transiti porta la regia di Daniela Mangiacavallo, sui testi originali del drammaturgo Rosario Palazzolo. Transiti è andato in scena con i costumi realizzati all’interno del carcere frutto di un corso di sartoria teatrale realizzato dall’associazione “Baccanica”.