La Manna delle Madonie, il tesoro nascosto dei frassini che viene fuori durante l’estate.
“Evaporato lo strato di rugiada, apparì sulla superficie del deserto qualcosa di minuto, di granuloso, fine come brina gelata in terra”.
Così gli ebrei erranti, com’è scritto nella Bibbia, conobbero la manna “caduta dal cielo”, durante i loro quarant’anni di cammino dopo la liberazione dalla schiavitù in Egitto.
In un piccolo lembo di Sicilia, unico al mondo, la manna scorre ancora lungo i tronchi dei frassini.
Ci troviamo sulle Madonie, nel territorio dei comuni di Castelbuono e Pollina, dove esistono gli unici esemplari di ornielli dalle cui cortecce si cui si estrae la preziosa linfa.
Con l’inizio dell’estate comincia anche la raccolta della manna che si protrarrà fino a settembre.
Se lo volete potete mettervi in contatto con i produttori della zona, una decina in tutto, unici depositari dell’antica arte estrattiva, o cimentarvi con una ricetta di biscotti caserecci alla manna.
L’estrazione della Manna delle Madonie
Ma vediamo un po’ più da vicino quali sono le fasi di estrazione e raccolta della manna.
Innanzitutto bisogna selezionare i frassini con almeno 6-8 anni di età, gli alberi troppo giovani non sono abbastanza maturi per la produzione.
Per accertarsi se la pianta è sufficientemente matura, il frassinicoltore, detto mannaluòro (ovvero “colui che produce manna” in dialetto siciliano), taglia un pezzo di corteccia.
Se dall’albero fuoriesce una goccia, allora la pianta è matura e si può procedere con l’estrazione vera e propria.
Così ha inizio il rito delle ‘ntacche, ovvero delle incisioni praticate con un particolare attrezzo (chiamato cutieddu mannaluoru), una specie di roncola appuntita.
Da lì sgorga un liquido violaceo che si rapprende a contatto con l’aria, formando uno strato cristallino e bianco: ecco a voi la manna.
Poi, in base all’inclinazione del tronco o all’applicazione di particolari rilievi sulla corteccia, il liquido forma, gocciolando, una piccola stalattite, il “cannolo”, ovvero la parte più pregiata della linfa.
Quando poi il liquido abbonda e scivola fino a terra, lo si raccoglie in pale di ficodindia, in foglie d’agave o in cocci di terracotta, dove si cristallizza diventando “manna in sorte” o manna di pala”.
Tantissime sono le virtù del “sangue dei frassini”, che fa parte, inoltre, dei 27 presidi Slow Food di Sicilia.
La manna è un utile digestivo, leggermente lassativo, rinfrescante e disintossicante: purifica l’apparato digerente da tossine dovute alla cattiva alimentazione.
La manna può essere utilizzata come dolcificante nelle cure dimagranti ed è utile anche per chi soffre di diabete, poiché non altera il livello glicemico del sangue.
Ha una benefica azione sull’apparato respiratorio come emolliente e sedativo della tosse.
Può essere usata come collirio nelle congestioni oculari ed è, infine, anche un cosmetico naturale, che rende liscia la pelle, spianando le rughe. Insomma, un perfetto toccasana dalle mille proprietà.
Non vi resta che partire, dunque, alla volta di Castelbuono dove, tra pasticcerie e ristoranti, potrete gustare manna a volontà, sottoforma di dolci, gelati e gustosissimi gioielli di alta cucina.