Se sin da piccoli avete sognato e giocato con la Preistoria, se siete affascinati dall’arrivo dell’Uomo sulla Terra ed eravate incantati dagli abissi marini, il museo geologico Gemmellaro di Palermo è quello che fa per voi.
Perché qui, la Storia della bella Sicilia parla attraverso i suoi piccoli protagonisti: dalle conchiglie alle rocce fino all’esemplare di razza umana più antico trovato nell’isola.Un viaggio lungo milioni di anni su tre piani e attraverso migliaia di meravigliosi reperti, silenziosi testimoni di un racconto che affascina reperto dopo reperto.
Il percorso espositivo del museo Gemmellaro
Il museo contiene oltre seicentomila reperti sulla storia geologica dell’isola, e non solo . Sono anche custditi oltre mille esemplari sui quali si sono poi formate la nuove specie, detti olotipi.
Un viaggio quindi, nella scienza e nell’evoluzione della nostra isola. Dal piano terra al secondo piano, il museo Gemmellaro ospita in nove stanze la preistoria siciliana.
Un percorso che inizia quando la Sicilia era soltanto un meraviglioso e ricchissimo fondale marino e finisce con l’arrivo dell’Uomo sull’isola.
La sala Burgio del Museo
A piano terra, la prima sala che vi accoglierà è la Burgio. È qui che tantissime vetrine ospitano non sono le rocce di diversi vulcani siciliani, dall’Etna alle Eolie, ma anche diversi reperti fossili di conchiglie e organismi vegetali ed unicellulari.
Una chicca da non perdere sono le due vetrine dedicate alla famigerata isola Ferdinandea: qui potrete vedere non solo un meraviglioso acquerello che la ritrae, ma ammirare soprattutto reperti originali dell’epoca: dai lapilli alle ceneri.
Sempre qui si può vivere un’esperienza particolare: sentirsi all’interno…di un vulcano! Con tanto di rumori e immagini…da provare.
La preistoria sottomarina
È qui che ci aspetta la preistoria siciliana, quando l’isola era uno splendido fondale marino: per questo in Sicilia non sono mai arrivati i grandi dinosauri.
In compenso ritroviamo invece una serie di curiosissime conchiglie di altrettanto particolari animali esistiti tra i 300 e i 250 milioni di anni fa, e provenienti dalla valle del Sosio.
Ad aiutarvi nel vivere al meglio questa esperienza ci sono delle meravigliose ricostruzioni del fondale e dei suoi abitanti, persino a grandezza naturale. Un esempio?
Il suggestivo modello di un’ammonite con diametro di circa un metro, che non vi stupirà soltanto per la sua forma, ma anche perché potrete “spiare” la sua conchiglia e capirne la sofisticata tecnologia.
La curiosità, il rosso ammonitico
Una piccola curiosità: è proprio dall’ammonite che proviene il famigerato rosso ammonitico. Molti lo conosceranno di vista, alcuni di nome: il rosso ammonitico è in effetti il materiale di cui è fatta la meravigliosa scalinata di Palazzo dei Normanni a Palermo.
È un tipo di calcare su cui si sono depositati un gran numero di conchiglie di ammoniti, dando un caratteristico ed elegantissimo colore rosso : guardando con attenzione vedrete chiaramente le linee delle conchiglie.
Oltre ai reperti fossili, il primo piano ospita un’ampia selezione di minerali risalenti al Messiniano, cioè a 7 milioni di anni fa. Dallo zolfo al salgemma, dal gesso alla celestina non mancherete di stupirvi.
Una particolarità è il cristallo di gesso che contiene una goccia d’acqua dell’antico mar Mediterraneo.
La sala dello scheletro di Thea
Sempre al primo piano, è possibile fare un piccolo viaggio nel tempo: entrando nella sala dell’Uomo si prova un grande senso di meraviglia e rispetto.
Meraviglia per la ricostruzione di una grotta preistorica (con tanto di abitanti!) e rispetto per Thea.
Thea è il primo ritrovamento umano in Sicilia: aveva trent’anni, era alta circa 1,65 e, dagli studi, doveva essere una personalità molto rispettata della sua comunità. È stata ritrovata nella grotta di San Teodoro ad Acquedolci, nella provincia di Messina.
La sala degli elefanti
È qui che vengono custoditi gli esemplari di animali che hanno vissuto nella nostra bella isola tra 500 e 120 mila anni fa: non solo la fauna di monte Pellegrino, composta soprattutto di conigli e piccoli roditori, ma anche animali un po’ più…ingombranti: ippopotami, elefanti e cervi.
Interessante, a tal proposito, la mandibola di elefante ritrovata in pieno centro a Palermo: nel 1932, durante gli scavi per il canale di Passo di Rigano, venne rinvenuta proprio all’altezza dell’elegante Giardino inglese.
Lo strano caso del ciclope
La Sicilia si popola quindi di ippopotami, cervi, uri (gli antenati del bue) ed elefanti nani. Molti secoli dopo, i Greci avrebbero ritrovato i loro resti credendoli ciclopi.
Credevano erroneamente che la cavità presente al centro del cranio, che ospita l’attaccatura della proboscide, fosse invece quella orbitale. Da qui la nascita della leggenda dei mostri con un occhio solo.
La storia del museo Gemmellaro di Palermo
Per conoscere veramente la storia del museo geologico Gemmellaro dobbiamo andare alla fondazione della Regia Accademia degli Studi, creata nel 1779 per volre di re Ferdinando I di Borbone.
Successivamente, nel 1838, fu Pietro Calcara in qualità di conservatore, a riordinare la copiosissima collezione del Gabinetto di Scienze Naturali : è questo il primo nucleo del museo.
Poco prima dell’Unità d’Italia, nel 1860, arriva a Palermo Gaetano Giorgio Gemmellaro, figlio di Carlo, noto naturalista e geologo catanese.
È grazie a Gaetano che il museo diventa in breve tempo uno dei più prestigiosi, secondo solo al British Museum di Londra.
La scoperta dei fossili
È Gemmellaro a fare la scoperta di fossili dell’era Paleozoica nella valle del fiume Sosio (Alcamo, Trapani), che sono la chiave di volta per ricostruire la parentela genetica degli ammoniti, comparandoli con altri provenienti dal Texas, dalle Alpi e persino dal Tibet.
Gemmellaro gestisce il museo fino al 1904. Ed è solo nel 1911 che il museo si attrezza di una vera e propria sede.
E’ proprio all’interno del Gabinetto di Storia Naturale, all’interno della casa dei Padri Teatini di via Maqueda a Palermo, dove oggi è la sede della facoltà universitaria di Giurisprudenza.
A disturbare e a danneggiare il museo interviene il terremoto del 1941 prima e i bombardamenti del ’43 poi: a subire danni non è solo la sede museale, ma anche alcune collezioni.
Il museo chiude i battenti nel 1965 e la sede viene utilizzata per altri scopi. In quanto ai reperti, vengono messi ad “aspettare” in alcune casse e custoditi in magazzini di fortuna.
Negli anni ’70 la svolta: l’istituto di Geologia trova posto in via Tukory (attuale sede del museo) e la collezione viene riallestita.
Nel 1975, il paleontologo Enzo Burgio rilancia l’allestimento e riapre il museo alla cittadinanza solo tre anni dopo. Nel 1985 il museo verrà del tutto completato e diventa una sezione del dipartimento di Geologia e Geodesia.
Il museo è oggi legato all’Università degli Studi di Palermo e fa parte del dipartimento di Scienze della Terra e del Mare.
INFORMAZIONI UTILI
Museo Geologico Gemmellaro – Corso Tukory 131, Palermo. Tel.: 09123864665 / 09123864690/91 – email: mgup@unipa.it
Orari di apertura:
da Lunedì al Venerdì 9:00-13:00/ 15:00-17.00
Sabato: 9:00-13:00
Domenica chiuso
Ingresso: intero 4 €, ridotto 3 € Visite guidate per gruppi e scolaresche (per le scolaresche la prenotazione è obbligatoria)