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Alia, il Comune delle Grotte della Gurfa

Settembre 3, 2019 by Agnese

Alia e le Grotte della Gurfa: non capita spesso come in questo caso che la storia, il mito e la vita quotidiana, quella del secolo corrente, si mischino in un continuum antropologico che, tutt’oggi, è possibile scoprire e conoscere con i propri occhi.

Per fare ciò vi porteremo a pochi chilometri (ottanta circa) dal capoluogo siciliano. Siamo ad Alia, piccolo paese che sorge sul versante occidentale delle Madonie, proprio nell’incrocio ideale di tre delle valli più conosciute dell’isola: Valle del Torto, Imera e Platani Tumarrano.

Il luogo in provincia di Palermo si può raggiungere in macchina o anche in treno fino alla stazione di Roccapalumba – Alia e poi ancora pochi minuti in macchina.

Grotte della Gurfa di Alia, storia e origini

L’antico nome del paese era Laila e venne fondato nei primi anni del ‘600 da Pietro Celestri, marchese di Santa Croce. Prima di allora, così come vuole la storia, numerosi popoli erano passati da lì, dai Greci ai Fenici, dai Sicani ai Berberi, e pure una stirpe rimasta ignota della quale, però, rimane una testimonianza unica, ricavata dalla rocce arenarie rosse tipiche del sito: le Grotte della Gurfa.

La datazione di questo peculiare prodotto della mano dell’uomo è ancora incerta e dibattuta per diversi motivi. Il primo fra tutti l’inquinamento ‘fisico’ dei reperti archeologici del luogo dovuto al fatto che fino agli anni ’90 dello scorso secolo le grotte erano adibite a rifugio dei contadini locali.

C’è chi ritiene la costruzione risalente al periodo dell’età del rame (eneolitico), chi lo attribuisce alla cultura megalitica, chi alla tradizione altomediaevale. Sicura, a parere di tutti, è comunque l’origine araba. Il termine Gurfa deriva dall’arabo ‘ghorfa’ ovvero magazzino o stanza, e tutt’oggi nel resto dell’isola viene ancora usato il vocabolo ‘gurfi’ per indicare appunto depositi o magazzini, soprattutto di sementi.

Grotte della Gurfa

La struttura del complesso prevede due diversi livelli, scavati in arenaria, lungo i quali si sviluppano sei diverse cavità così disposte. La prima, a sinistra, è a pianta rettangolare di (9,59 x 9,15 m, h 4,53 m) con soffitto a due spioventi detto “a saracina”; a destra segue un ambiente di forma campaniforme ( h16,35 m, di pianta ellittica di 14,10 x 11,59 m, con alla sommità un ovulo d 0,70 m). Questi due ambienti comunicano autonomamente con l’esterno e sono collegati, tra di loro, da un corridoio.

Una scalinata, invece, porta al secondo livello composto dai rimanenti quattro ambienti, uno a sinistra e tre a destra, tutti di forma più o meno quadrata. Ciascuna stanza è dotata di una finestra che sporge sulla vallata ed è da queste, attraverso un altro corridoio, che si giunge ad un ambiente campaniforme denominato, recentemente, thòlos per la somiglianza con la thòlos di Atreo a Micene. E’ da quest’ultimo elemento che alcuni studiosi hanno elaborato la tesi secondo cui l’intera struttura sia, in realtà, la tomba che ha accolto le spoglie del re cretese Minosse.

Alia e l’arte di Croce Taravella

Nell’ottica della rivalutazione del belvedere del paese è stata completata un’altra opera artistica che ha preso ispirazione proprio dalla grotta e dai racconti mitici ad essa legati. L’artista Croce Taravella, infatti, dopo aver visitato i luoghi in questione e lasciandosi ispirare dal paesaggio e dalla gente, maestranze e semplici cittadini, ha realizzato un murales sui generis, al momento unico per tecniche utilizzate.

Il risultato ottenuto dopo due mesi di lavorazione circa è dato da cinque pannelli (13 m di lunghezza per 2,80 di altezza) adagiati sulla roccia e trattati in modo da non deteriorarsi all’esposizione costante degli agenti atmosferici. Come un libro di enormi dimensioni i pannelli accolgono personaggi in scala e racconti, più o meno leggendari, delle storie tramandate negli anni. Un altorilievo più che un murales, ci ha spiegato l’artista, uscito fuori da un progetto estemporaneo. Esso lo ha portato a sperimentare, per la prima volta, nuove tecniche di installazione e di utilizzo di materiali a bassa deperibilità.

La realizzazione dell’opera, però, ha aggiunto Taravella, ha riservato un’altra bella sorpresa. Durante la lavorazione la gente incuriosita si fermava a chiedere su quanto si stesse realizzando, contribuendo al progetto iniziale. Come a dire che, a distanza di secoli, considerando le incertezze della datazione, queste grotte non solo ispirano ma continuano a creare, attraverso la mano dell’uomo, arte che domani sarà ancora storia.

Come arrivare ad Alia

Percorrete la S.S. 121 Palermo – Agrigento fino allo svincolo di Manganaro, da qui rimangono ancora 14 km per il paese, oppure l’autostrada Palermo-Catania uscendo allo svincolo di Termini Imerese e proseguendo in direzione di Caccamo – Roccapalumba.

Per altre info il numero di telefono del Comune di Alia è 091 821 0911 mentre il sito web è comune.alia.pa.it. On line anche la pagina Facebook.

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Filed Under: Cultura, Sicilia a 390 gradi Tagged With: alia, comuni di sicilia, sicilia390

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