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Scoglio della Formica, oasi di bellezza nel mare di Sicilia

Ottobre 7, 2019 by Junio Tumbarello

Scoglio della Formica, una vera e propria montagna sott’acqua che risale quasi sessanta metri dai fondali, fino a lambire con la sua cima la superficie del mare.

Si trova a poco più di un miglio dalla costa di Porticello, frazione del comune di Santa Flavia in provincia di Palermo, sulla costa tirrenica. A due passi dal borgo marinaro di Aspra.

scoglio della formica paradiso per le immersioni

Imbarcazioni greche, navi fenicie, ma anche battelli moderni sono affondati qui nel corso dei secoli (proprio qui, nei pressi di Capo Zafferano, si verificò – tra gli altri – il naufragio di una nave che trasportava anfore puniche o di tradizione punica del II sec. a.C.).

Anche per tal motivo – oltre per la presenza di una enorme varietà di pesci, coralli e crostacei – questa vera e propria meraviglia custodita dai mari di Sicilia è una meta ambita dai subacquei di tutta Italia.

Immergendosi nelle acque antistanti, infatti, ci si può imbattere in frammenti di tegole, colli d’anfora, ancore e rampini antichi disseminati su un pendio ripido e ricco di anfratti, da cui fanno capolino antenne di aragoste e gli occhi minacciosi delle murene.

Lo scoglio della Formica, oasi dei subacquei

Secondo quanto riportato da Tucidide, i primi a giungere proprio in quest’area di costa palermitana dal mare furono i Fenici intorno all’VIII sec. a.C.: e proprio la zona della Formica e della costa antistante fu teatro di tantissimi passaggi e approdi.

Alla base della secca negli anni, come dicevamo, sono stati rinvenuti vari materiali attribuiti a un relitto del XI sec., tra i quali una lucerna a becco allungato, databile alla metà del X sec.

Solunto, che sovrasta il golfo dove si trova lo Scoglio, insieme con Mozia e Panormo, fu oltretutto una delle tre città fondate dai Fenici in Sicilia fra l’VIII e il VII secolo a.C., nello stesso periodo in cui sulla costa ionica aveva inizio la colonizzazione greca.

Della città conosciamo il nome greco, ma di origine semitica, “Soloeis, Solous” che significa “la roccia” e la sua traduzione latina “Solus, Soluntum”.

La storia dello scoglio della Formica

La Secca della Formica, fu teatro e protagonista di eventi non solo durante il periodo ellenistico, ma anche  in concomitanza dell’Assedio di Malta, tra il 1940 e il 1942, quando i tedeschi alleati con gli Italiani, pretendevano il controllo dell’isola di Malta, allora colonia britannica di grande importanza strategica.

In particolare, come riferisce il bollettino di guerra n.612, alle ore tredici del 4 febbraio del 1942, sei bombardieri bimotori inglesi provenienti dall’aeroporto di Luqa a Malta, in viaggio dalla direzione di Capo Zafferano, attaccarono un treno all’altezza della stazione di Casteldaccia, ma l’aereo da guerra Z9806 pilotato dal capo formazione Bill Selkirk, virando vicino alla costa per evitare di schiantarsi su un colle, tocco l’acqua con la punta di un’ala e finì in mare a cinquecento metri dallo scoglio della Formica.

La fauna ittica

Oggi lo Scoglio che riserva spettacolari sorprese a chi decide di tuffarsi nei suoi dintorni, fa parte di un’area tutelata: luogo ideale per immersioni o per un semplice bagno. Di certo uno dei migliori siti di immersione nella provincia di Palermo.

Qui oltre a poter osservare le specie che normalmente abitano le coste siciliane. Si possono fare numerosi incontri con amici come: pesci luna, orate, polpi, grossi dentici, tonni, ricciole, saraghi imperiali, branchi di occhiate, castagnole. 

I pesci buoni anche da mangiare come descritto nella nostra guida sulla pesca sostenibile.

Lo Scoglio della Formica è quindi una (non tanto) piccola oasi ecologica da qualche tempo oggetto di tutela della Capitaneria di Porto.

Si deve a un’immersione del compianto Sebastiano Tusa attorno alla fine degli anni Novanta, nel corso della quale si attestò che un ceppo d’ancora (scovato a più di quaranta metri su un versante della Formica) era effettivamente di origine romana, l’istituzione di un’area archeologica protetta.

Grazie a quella scoperta furono interdetti sia l’ancoraggio, sia ogni attività di pesca fino a  centocinquanta metri dal punto affiorante della secca.

Da qualche anno è stata anche posizionata una grossa boa luminosa che insieme con il faro di Capo Zafferano, tutela e avverte i naviganti che incrociano quella rotta.

Oggi per i subacquei questo luogo è uno fra i siti più belli e importanti della costa settentrionale sicula, dove branchi di grossi pesci pelagici scorrazzano felici.

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Filed Under: Natura Tagged With: mare

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