Migranti: il teatro come via di riscatto in Sicilia per alcuni giovani che hanno scelto la via dell’arte per ricominciare a vivere.
Quella del teatro è sempre una via votata alla purificazione. Lo è stato per i detenuti con il bellissimo spettacolo Transiti che abbiamo recensito e lo è ora per un gruppo di migranti in Sicilia.
Due anni fa erano cinque richiedenti asilo e un rifugiato, oggi fanno parte di una compagnia teatrale di Palermo che lavora nei teatri di tutta Italia.
Ad invitarli ad assistere alle messe in scena del Teatro Biondo erano stati i professionisti della compagnia Blitz, fondata nel 2014 da Margherita Ortolani e Vito Bartucca.
Lì è scattato l’amore per il palco.
Dopo diversi spettacoli visti insieme sono stati loro, Ibrahima Deme, Mbemba Camara, Moussa Sangaré, Souleymane Bah, Moussa Koulibaly e Bassi Dembele a chiedere a quelle persone di poter fare di più.
Migranti: il teatro come via di riscatto culturale
“Cosa resterà di me se mi dimentico della mia cultura?”, aveva detto uno di loro. “Come faccio a recuperare, non dimenticare, far conoscere la mia di cultura?”. Così è nata una collaborazione per provare a costruire invece di dimenticare.
Ne è nata una collaborazione attiva che ha portato alla realizzazione di uno spettacolo pronto a calcare le scene dei teatri italiani.
Produzione di Blitz, lo spettacolo si intitola “M’appelle Mohamed Alì / Chiamami Mohamed Alì”. Il lavoro è del drammaturgo Dieudonné Niangouna, nato nella Repubblica del Congo nel 1976 e oggi residente a Parigi.
M’appelle Mohamed Alì / Chiamami Mohamed Alì a teatro
La prima assoluta di questo spettacolo andrà in scena al Piccolo Teatro Patafisico di Palermo venerdì 25 e sabato 26 (alle 21) e domenica 27 ottobre (alle 18) per volare in primavera al Teatro Periferico di Cassano Valcuvia (Varese).
“M’appelle Mohamed Alì / Chiamami Mohamed Alì” vede la traduzione e la regia di Margherita Ortolani ed è interpretato da Ibrahima Deme. Le luci sono di Gabriele Gugliara e Mbemba Camara. Musica e suono di Roberto Cammarata e Moussa Sangaré. Le scene e i costumi sono di Souleymane Bah e Vito Bartucca, il training è di Chadli Aloui. La comunicazione è di Agnese Gugliara e Moussa Koulibaly, la documentazione foto/video è di Bassi Dembele, Alessandro Lopes e Laura Scavuzzo e infine la grafica è di Alessandro Riva.
Lo spettacolo è stato realizzato nell’ambito del progetto “Diverse Visioni#2”, in collaborazione con il Piccolo Teatro Patafisico. C’è il Patrocinio dell’assessorato alle Culture del Comune di Palermo e il supporto di UNHCR – Agenzia Onu per i rifugiati ed INTEROS, nell’ambito del programma “Partecipazione 2019”.
Parola agli attori
“Abbiamo lavorato con questi ragazzi non perché migranti, ma perché portatori di potenzialità e di valori unici ed imprescindibili. È questo il primo muro culturale da abbattere – dice Margherita Ortolani – rifiutarsi di schiacciare qualcuno sotto il peso di una definizione univoca.
È anche vero che il lavoro è stato durissimo e che questi ragazzi hanno lavorato nonostante le difficoltà che la condizione di migrante implica: il non vedersi riconosciuti, il non avere un’autentica possibilità di riposo. La loro identità è continuamente messa in discussione da uno status che si ostina a mantenerli invisibili”.
“Il punto di arrivo non è una messa in scena laboratoriale ma uno spettacolo professionale – sottolinea Vito Bartucca –. Grazie al loro contributo, la loro condizione diventa linguaggio. I ragazzi hanno la consapevolezza di essere corpo politico, ma anche la leggerezza di giocarci dentro.
Ogni elemento dello spettacolo, dalle luci fino ai costumi è espressione del loro vissuto, un vissuto leggibile che racconta la loro storia”.