Obolo di Caronte, si chiama così la moneta mitologica che si dava ai defunti per raggiungere l’Ade. Ne è stata trovata una in una eccezionale scoperta archeologica a Gela.
L’ccezionale ritrovamento a Gela è avvenuto nel corso di lavori di scavo per la posa di cavi condotti dall’Enel sotto sorveglianza dell’assessorato regionale dei Beni culturali.

E’ stato portato alla luce un sarcofago in terracotta con coperchio a spioventi, all’interno del quale è stato rinvenuto uno scheletro integro.
Si presume appartenga a un maschio adulto di circa un metro e sessanta centimetri di altezza. Non sono stati rinvenuti al momento elementi del corredo funerario, poiché lo scavo si trova in una fase iniziale.
Dopo la rimozione dello scheletro e i necessari lavori di rilievo, le indagini proseguiranno per accertare la presenza di ulteriori evidenze archeologiche.
L’Obolo di Caronte, una moneta dal forte impatto simbolico
Ma l’eccezionalità della scoperta consiste nel ritrovamento di una moneta che documenta il rituale funerario del cosiddetto “Obolo di Caronte”.
E’ il pedaggio simbolico che il defunto avrebbe pagato al traghettatore infernale per il passaggio nell’Ade, l’oltretomba per la mitologia classica.
La moneta, non ancora analizzata e quindi datata, è stata rinvenuta all’interno del cranio, probabilmente in seguito al crollo del coperchio del sarcofago, trovato frantumato.
Un’altra importantissima moneta d’oro è stata rinvenuta anche a Gangi, dove si presume ci fosse una villa romana.
Nei giorni scorsi, all’esterno della tomba, era stata rinvenuta una mezza coppetta in ceramica verniciata a bande di colore rossiccio.
Un oggetto comune databile ad età ellenistica (IV secolo avanti Cristo) che rappresenta, al momento, l’unico elemento utile per una datazione orientativa della tomba.
La datazione trova conferma anche nel rinvenimento di alcuni unguentari in terracotta, contenitori di profumi tipici dell’età ellenistica, ritrovati in prossimità del sarcofago.
Sono in connessione con un gruppo di ulteriori sepolture presumibilmente appartenenti alla stessa necropoli, e che saranno oggetto di indagini successive.
Già negli anni Sessanta del secolo scorso, il famoso archeologo Piero Orlandini aveva individuato poco lontano, in località Costa Zampogna, una piccola necropoli ellenistica probabilmente connessa all’attuale ritrovamento.