Amare la Sicilia e la vita si può, anche in tempo di Covid. Questa è la lettera di un uomo che ci restituisce bellezza anche in questi momenti duri.
La lettera porta la firma del giornalista Daniele Billitteri, noto per il suo Meteobilli e la sua verve unica nel sapere cogliere l’animo dei palermitani e dei siciliani tutti.
Daniele scrive dalla sua stanza dell’ospedale Civico di Palermo, in cui è ricoverato proprio a causa del Coronavirus. Il suo è un inno alla gioia e alla speranza.
Questa è la sua lettera. A lui dedichiamo questa foto che ha il gusto della speranza e della gioia, con l’augurio che possa tornare presto a passeggiare all’aria aperta (anche con l’autocertificazione).
Covid, diario dal fronte: “Quei nostri piccoli gesti che possono cambiare il modo di vivere”
Vediamo di fare questo bollettino, anzi se preferite questo Billettino, di sabato 14 novembre, alle 18,44, dal reparto di Pneumologia dell’ospedale Civico di Palermo nella parte che è stata dedicata al Covid.
Qui, dalla finestra a fianco del mio letto, ormai non si vede più niente, ovviamente perché ormai è buio, ma per tutta la giornata ci sono stati colori bellissimi e anche molto silenzio.
E io penso a questa città, ho parlato con qualche amico in questi minuti, e penso a questa città che è chiusa in casa, in cui nessuno va da nessuna parte e quasi come in una legge del contrappasso hanno in cambio queste serate tiepide, queste giornate luminose, questo sole che chissà cosa saremmo stati capaci di fare, se non ci fosse stata di mezzo questa situazione.
Qui la struttura è veramente perfetta. Io penso che noi su questa vicenda, sul piano della sanità, stiamo imparando tutta la serie di cose che per fortuna non riguardano più solo la burocrazia, il clientelismo, le carriere, i primariati, le promozioni, gli infermieri, i concorsi, il precariato e tutte queste cose qui.
Adesso stiamo studiando scienza, stiamo mettendo a punto protocolli, li stiamo sperimentando. La cosa bella sapete qual è? Non c’è stato il tempo che tutto questo diventasse una routine.
Per cui è difficile che qualcuno sbaglia una fiala. Tutti stanno facendo cose relativamente nuove, tutti le fanno con grande attenzione, grande impegno e devo dire anche con grande disponibilità.
Non è come nei film degli anni 70 con la proverbiale figura dell’infermiere lagnuso, che non ti pulisce o che ti manda a quel paese. E voglio persino sfuggire dalla retorica degli eroi: si è finalmente capito che qui siamo dentro una cosa molto seria, e che tutti hanno il dovere di essere molto seri.
Il che non vuol dire che tutti hanno il dovere di essere siddiati, tristi o di cattivo umore. La serietà è un’altra cosa, si può essere seri anche ridendo. Anzi ci sono fulgidi esempi di seria ironia, di serie risate.
Io vedo questa cosa e mi sembra molto bella. Allora personalmente, che poi è la cosa meno interessante, perché quando rilascio questi bollettini non lo faccio per far sapere come sto io, ma per dire come la cosa riguarda tutte le persone stanno percorrendo questo tunnel come lo sto facendo io.
Ma comunque, per quanto mi riguarda, io sto meglio, mi hanno ridotto la quantità di ossigeno nella mascherina, e questo è buono perché vuol dire che ho meno bisogno della quantità di ossigeno che mi serviva ieri.
Ogni mezz’ora qui mi fanno un prelievo, mi danno una pillola, mi misurano la temperatura, mi fanno l’elettrocardiogramma, mi mettono una flebo, mi regolano la mascherina.
Insomma c’è un’attenzione sul paziente che mi sembra giusto dovere sottolineare. Naturalmente questo edificio è come un piccolo condominio.
C’è il mio compagno di stanza che è una persona molto simpatica di Ballarò con il quale chiacchiero moltissimo. Abbiamo scoperto di avere conoscenze comuni a ù chiano du Carmine e quindi abbiamo identificato una serie di luoghi che ci sono in qualche modo comuni.
E poi dalle altre stanze emerge la voce delle altre persone e allora si capisce che la grande svolta di questo periodo che è nelle condizioni di isolamento in cui tutti noi ci troviamo, diventa una cosa importantissima la pratica delle videochiamate.
Per cui ci sono queste videochiamate collettive con i picciriddi, i mugghieri…. le cose varie…a bulletta a pagati? E chidda arrivò? ….. e a zia Rosa come sta?
E tutte queste cose che diventano come dire una specie di corale, di vita comune come se la vita di ciascuno di noi si svolgesse sul ballatoio di un cortile interno di una palazzo.Vengono meno tante ipocrisie, vengono meno anche tante resistenze, si palesano anche tanti umanissimi difetti, di modi di vedere le cose, insomma è vita pulsante.
Questa è la cosa vera: è vita pulsante. È da una settimana che sono ricoverato e non ho mai sentito un curtigghio su qualche star televisiva, un commento su un calciatore. Ho sempre sentito discorsi molto più intimi, molto legati alle famiglie, ai bambini.
Qui ci sono molti che hanno contagiato l’intera famiglia per cui loro sono qui, e la famiglia è divisa per tante stanze per casa perché non possono stare insieme. Insomma sono problemi seri. Che ci stanno cambiando la vita.
E c’è poco da fare, lo dicevano nel primo lockdown in primavera, poi non è stato vero perché abbiamo avuto la libera uscita dell’estate perché era sembrato che era finito.
E stavolta abbiamo capito che invece non era finito, e adesso siano tornati a cogliere i frutti di comportamenti che avevamo messo a punto e che ora ci siamo ritrovato in tasca per poterli di nuovo esercitare.
Io penso che anche che non ci si ritrova uguali, non c’è nemmeno il problema di essere migliori o peggiori. Perché che volete… i pezzi di merda… quelli ci saranno sempre, quelli che approfitteranno, quelli che fanno le feste di compleanno con cento persone, ci saranno sempre.
Allora dovrei decidere se avere un atteggiamento bipolare e prendere a sberle loro o i loro genitori che queste cose gliele fanno fare. Noi ce la faremo, naturalmente ce la faremo. Lasceremo sul campo morti, lasceremo sul campo miserie, difficoltà. È una tragedia questa, non si può scherzare.
Ma se una tragedia uno la subisce, perde. Ma se invece una tragedia uno capisce che la deve gestire, e la gestione di una tragedia va dal livello, quasi personale, fino a quella come dire planetario, allora qualche possibilità di vincere in attesa che arrivi questo vaccino che tutti aspettano, magari riusciremo ad averla.
Ecco noi per fare una svolta grande, dobbiamo cambiare le cose piccole. E ci stiamo riuscendo, secondo me. Se riusciamo ad avere comportamenti piccoli, ma giusti ad avere comportamenti che guardano avanti e non guardano indietro, ma chissà quante discussioni abbiamo seppellito finalmente, chissà quante questioni con i parenti possiamo declassare e farle diventare di serie B dei nostri interessi, chissà quante ipocrisie abbiamo deciso di mettere da parte.
Buttale via tutte queste cose. E buttale via…? Sono invece cose importanti, purché rimangano, purché lasciano le loro tracce. Le cicatrici servono a questo, le cicatrici servono a ricordarci quanto ci siamo fatti male e a cercare di non farcene ancora.
Io sono sereno, sono anche contento. Sto bene mi sento in forze, ben disposto, sono circondato da affetto e questo io auguro a tutti quelli a cui voglio bene.
L’affetto che sto ricevendo in queste circostanze, mi sta travolgendo e io che naturalmente sono Narciso non solo non ci rinuncio ma ne riempio, e quindi voglio ringrazio tutti quelli che mi manifestano l’affetto e che io ricambio con grande affetto.
Se dovessi scegliere in questo momento un aggettivo che mi definisce, il mio umore è soave. E questa soavità io vi consegno, vi auguro un buon sabato sera sereno, voi che state a casa e che avete la famiglia attorno e che non dovete mangiare pastina, ma vi potete fare una bella bistecca. Fate i bravi che lo dovete a tutti noi, così come noi tutti lo dobbiamo a voi.
Buona notte