San Giovanni dell’Origlione, una chiesa da scoprire a Palermo durante una passeggiata a piedi e da conoscere anche per i segreti delle ricette delle suore.
Con la passeggiata di oggi – a cura di Giuseppina Lombardo – proseguiremo la nostra visita a piedi per Palermo, mantenendoci ancora nel quartiere storico dell’Albergheria.

Siamo arrivati in piazza San Giovanni dell’Origlione, un appellativo dovuto alla presenza dell’omonima chiesa, un tempo annessa ad un monastero benedettino distrutto dai bombardamenti del 9 maggio 1943.
Il termine “Origlione”, che desta subito un pò di curiosità, secondo lo storico ottocentesco Gaspare Palermo proverrebbe dalla località di San Giovanni Roccone, da cui la corruzione in “Roglione”.
I “rocchi” erano dei pezzi degli scacchi e la porta dell’antico parlatorio di questo monastero duecentesco (fondato dai Cavalieri gerosolimitani) recava l’immagine di San Giovanni mentre sosteneva una croce con sei rotelle, simboli del Santo. Pertanto furono probabilmente queste rotelle, o “rocchi”, a fornire lo spunto per il nome di “Origlione”.
Sul luogo in cui sorgeva il monastero oggi esiste una scuola elementare e, se consideriamo l’area ricoperta dall’edificio scolastico oltre a quella libera, ma un tempo unita alla chiesa, ci rendiamo conto di quanto fosse vasto tutto il complesso.
Le suore claustrali benedettine, dalla fine del Settecento, potevano accedere ad un belvedere sul Cassaro attraverso un passaggio appositamente costruito.
Nel 1866, con l’abrogazione degli Ordini religiosi, furono costrette ad abbandonare monastero e chiesa. Quest’ultima, dopo la seconda guerra mondiale, fu elevata a parrocchia intitolata a San Benedetto, in cui nel 1953 si insediò la Confraternita della Madonna di Pompei che organizzava magnifiche processioni in onore di Maria ancora ricordate dai vecchi residenti del quartiere.
Un altro storico ottocentesco, Vincenzo Mortillaro, racconta che la chiesa benedettina, di origini duecentesche, fu costruita nel 1600 e rinnovata nel 1782 in stile corintio-romano con pianta a forma di parallelogrammo, un coro sostenuto da colonne e decori in stucchi e oro con affreschi del pittore monrealese Pietro Novelli.
Dopo un ulteriore abbandono della chiesa, negli ultimi anni la sezione palermitana di “Italia nostra” si sta prendendo cura di riportare alla luce un affresco del Novelli direttamente dipinto sul muro e rappresentante il “Trionfo di David”, casualmente riscoperto durante dei lavori.
A tal fine, è stata istituita un’iniziativa di donazione per completare il restauro per chi volesse partecipare.
Visitare la chiesa
La facciata della chiesa, che è visitabile durante alcune manifestazioni come “Panormus la scuola adotta la città” o “Le vie dei tesori” presenta sul portale l’immagine di San Giovanni internamente ad uno stemma a forma di corona, sovrastato da tre finestre, con una conchiglia al di sotto di quella centrale.
Sul timpano arcuato si eleva il campanile sovrastato dal simbolo benedettino in metallo: PAX. Internamente il tempio è ricco di stucchi, ma quasi spoglio di arredi – eccetto l’altare centrale e quelli laterali delle cappelle. Però è riuscito a custodire un segreto: non si è ancora potuto rinvenire l’accesso che porta alla cripta sotterranea.
Per il momento la nostra passeggiata a piedi si conclude qui, ma prima di congedarmi è doveroso da parte mia accennare alle caratteristiche gastronomiche delle suore benedettine di San Giovanni dell’Origlione.
Le ricette delle suore benedettine di San Giovanni dell’Origlione
In questo “monastero di nobili signore del sacro ordine di San Benedetto”, come lo definì Francesco Emanuele e Gaetani, marchese di Villabianca, le monache erano famosissime per la preparazione delle polpette in umido o fritte, chiamate “bbadduottoli”, cioè “pallottole”.
Ma anche per dei biscotti in pasta frolla ripieni di carne tritata di vitello o manzo, frutta secca, cioccolato, chiodi di garofano, cannella e zucchero, chiamati “mpanatigghi” ed ancora oggi preparati a Modica (RG).
Il nome fu forse originato dalle empanadas (o empadillas) spagnole, nella cui farcitura si accosta il cioccolato al macinato di carne. Si racconta che questa pietanza nacque dall’idea di alcune suore che vollero rendere più sostanzioso il cibo destinato ai padri predicatori in Quaresima, “nascondendo” della carne nel ripieno in un periodo in cui bisogna astenersi dal consumarla.
Per ciò che riguarda i prodotti tipici, specialmente dolciari, degli antichi monasteri palermitani, Maria Oliveri – con la sua cooperativa – ha fondato, all’interno delle ex cucine del monastero di Santa Caterina d’Alessandria in piazza Bellini, una dolceria in cui si realizzano ancora queste prelibatezze. Ma di questo appetitoso argomento riparleremo meglio in una delle nostre prossime passeggiate.
La guida – autrice
Il mondo di Giuseppina Lombardo, autrice di questo scritto, è ricco e variegato, la sua passione per la storia e la città di Palermo ci conduce nei meandri più affascinanti della città.
In attesa di scoprire i nuovi itinerari, potete sfogliare il suo libro, singolare per il fascino con cui racconta i luoghi meno battuti e le particolarità storiche da scoprire in città.
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