Visitare Palermo a piedi, cosa vedere nel percorso a tappe da scoprire all’interno del centro storico della città.
Proseguiamo con il racconto di Giusi Lombardo, autrice del libro sulla città “Adesso Parlo io. Palermo racconta”.

Dopo la nostra partenza dalla Cattedrale, ci siamo lasciati a piazza dell’Origlione ed è ora di avviarci verso il vicolo omonimo, che si diparte a destra della scuola sorta al posto del monastero benedettino di San Giovanni dell’Origlione.
Siamo in quel piano che una volta veniva denominato “dei sette cantoni“, per via della presenza di sette angoli che gli conferivano una sagoma irregolare.
Approfittiamone per sostare un attimo esattamente alle spalle di palazzo Papè di Valdina ammirando meglio, da questa particolare angolazione, le archeggiature medievali di Casa Artale.

Ma perfino il campanile ottagonale della chiesa del SS. Salvatore che, da questo punto, sembra che la sovrasti dominandola. E, se abbiamo bisogno di una piccola pausa, possiamo ristorarci con l’acqua fresca della fontanella che si trova a pochi passi lateralmente alla scuola, poco prima di incrociare vicolo del Lombardo.
San Tommaso Becket vescovo di Canterbury
Questa stretta viuzza delimita i confini fra palazzo Castrone di S. Ninfa e Palazzo Papè di Valdina ed anch’essa custodisce un segreto: uno dei due accessi della chiesetta di San Tommaso Becket vescovo di Canterbury, oggi ridotta a magazzino.
Ma che ci fa a Palermo un edificio sacro intitolato ad un Santo inglese? Ebbene, quando il 29 dicembre 1170 il re Enrico II lo fece uccidere, a causa di contrasti legati alla difesa di Becket della “libertas ecclesiae” – secondo la quale il Papa era svincolato dal potere dell’imperatore – i suoi parenti furono costretti a fuggire dall’Inghilterra.
In seguito alcuni di essi trovarono rifugio a Palermo, accolti dalla regina Giovanna d’Inghilterra, figlia di Enrico II, che nel 1177 aveva sposato Guglielmo II re di Sicilia.
Nel 1173 Tommaso Becket era già stato canonizzato e la regina Giovanna si dedicò a promuovere il suo culto anche tramite l’edificazione di questa chiesetta da parte dei parenti di Tommaso, chiamata affettuosamente “cappella di San Tommasuzzo”.
Tempo dopo, nel 1450, la piccola struttura sacra venne inglobata nella “casa grande” di Nicolò Leonfante; casa che poi, dopo vari passaggi, arrivò ai principi Papè di Valdina e nella quale era possibile accedere alla chiesa da un altro ingresso in fondo all’atrio.
I principi ottennero la concessione papale di potervi celebrare la santa messa ed, inoltre, fu istituita una particolare indulgenza plenaria a favore di coloro che la visitavano nel giorno del 29 dicembre dopo essersi confessati e comunicati.
Internamente, oltre all’altare maggiore con un dipinto del Santo ed un tabernacolo di pietre dure, erano presenti due altari laterali: uno dedicato all’Immacolata Concezione e l’altro al SS. Crocifisso.
La chiesa di San Tommaso di Canterbury viene pure citata nel 1439 nel “Rollo dei tonni”, un catalogo che elencava tutte le chiese che ricevevano dei tonni da parte delle Tonnare.
La via dei Biscottari e i mosaici di Monreale
La devozione siciliana verso il Santo può pure riscontrarsi in un mosaico che lo raffigura all’interno del Duomo di Monreale Unesco, fatto edificare da Guglielmo II.
Dopo questo piccolo tuffo in un lontano passato dalle sfumature anglosassoni, ritorniamo sui nostri passi su vicolo dell’Origlione che prosegue oltre la scuola acquisendo il nome di via Guido delle Colonne, poeta volgare della “Scuola siciliana”.
Anche questo luogo è ricco di storia, in quanto vi si ergeva la chiesa della Congregazione di Gesù e Maria sotto il titolo dei Sacri Cuori Coronati di Spine, distrutta anch’essa durante i bombardamenti del 1943.
Ma non tutto si perdette: riuscì a salvarsi la vasta edicola votiva che ne faceva parte contenente i simulacri dell’Addolorata e di un Ecce Homo molto venerato e chiamato popolarmente “dei Viscuttara”, poiché l’entrata della suddetta edicola si affaccia su via dei Biscottari in cui una volta esistevano dei forni a legna per la produzione di biscotti.
Le due statue, per la loro salvaguardia, sono oggi custodite all’interno della sacrestia della parrocchia di San Giuseppe Cafasso (chiesa di San Giorgio in Kemonia), che si trova accanto alla chiesa di San Giovanni degli Eremiti in via dei Benedettini.
Una storia curiosa
L’Ecce Homo in questione, comunemente chiamato “u piatusu” (il pietoso) si presenta particolarmente sofferente e questo suo aspetto così tribolato ha dato vita a svariati detti popolari.
Ad esempio: “pari l’Ecce Homu ri li Viscuttara” (sembra L’Ecce Homo dei Biscottari), qualora ci si riferiva ad una persona malaticcia. E, ancora, “s’arridduciu cu na canna in manu comu l’Ecce Homu ri li Viscuttara” (si è ridotto con un bastone in mano come l’Ecce Homo dei Biscottari) per indicare chi si era impoverito sperperando i propri beni.
Addirittura nacquero intorno alla sua figura delle divertenti storielle. Si racconta che una volta un ubriaco si soffermò davanti all’edicola per elargire la sua elemosina.
Però, in quelle condizioni poco stabili, non riuscì a trovare la fessura della cassetta delle elemosine. Dopo vari tentativi, la moneta cascò per terra generando il suo dispetto: – Poviru e superbu! – (Povero e superbo!) esclamò rivolgendosi alla statua.
Proprio in quel momento passò un birbantello che ne approfittò per lanciare all’uomo una scrosciante pernacchia! Il fragoroso rumore fu interpretato dall’ubriaco come un rifiuto da parte dell’Ecce Homo, suscitando le sue ire: – Poviro, superbu e puru vastasu! – (Povero, superbo e perfino maleducato!). Per il momento, con un sorriso che spero sia riuscita a strapparvi, lasciamoci in un luogo che ha ancora tanta storia da raccontare e della quale parleremo la prossima volta.
Visitare Palermo a piedi – l’autrice della “passeggiata”
Il mondo di Giuseppina Lombardo è ricco e variegato, la sua passione per la storia e la città di Palermo ci conduce nei meandri più affascinanti della città.
In attesa di scoprire i nuovi itinerari, potete sfogliare il suo libro, singolare per il fascino con cui racconta i luoghi meno battuti e le particolarità storiche da scoprire in città.
[…] Passeggiare a Palermo Vol. 2 […]