Partinico è il paese del vino: agriturismo è la parola d’ordine se ci andate per una passeggiata, insieme a borgo Parrini e altre chicche.
Ai piedi del sontuoso Colle Cesarò, tra il Golfo di Castellammare e le montagne di Borgetto e Montelepre, Partinico è di sicuro il paese che domina l’estesa pianura di cui ne fa di diritto una cittadina dedita all’agricoltura.

L’origine di Partinico si perde nella notte dei tempi e si mescola con il mito e la leggenda. Si segnala già la presenza umana in questo territorio durante il periodo preistorico con i ritrovamenti di strumenti litici.
Secondo alcuni storici, Partinico non sarebbe altro che discendente della leggendaria Inico, la città-fortezza del re Cocalo (che ritroviamo a Sant’Angelo Muxaro), il sovrano che diede asilo al re di Creta, Dedalo, dopo che fu costretto a scappare dall’isola minoica e a trovare rifugio in Sicilia.
Altre leggende intorno la piana riguardano anche la presenza di un altare altare dedicato alla dea Minerva o ad una fantomatica dea Parthenia, protettrice della selva che prima dell’urbanizzazione, occupava l’intera area.
Durante il periodo romano, dalla piana di Partinico passava la strada consolare che collegava Palermo con Trapani e c’erano diverse stazioni di sosta per la gente che si spostava per raggiungere questi luoghi.
Dai recenti ritrovamenti archeologici si è potuto appurare che vi erano anche delle ville romane di notevole fattura, uno dei reperti più importanti è di sicuro la “La Testa di Partinico” una scultura di un volto romano, conservato oggi presso il Museo Salinas e considerato uno dei più bei volti mai ritrovati.
Epoca dopo epoca
Per secoli, dopo la caduta dell’impero romano il territorio di Partinico divenne una zona di scorrerie dei Vandali prima e poi degli arabi poi, ma a partire dall’anno 1000 tutta la pianura finisce sotto la custodia del Monastero cistercense di S. Maria d’Altofonte che lo affida prima ai Templari e poi a vari signori e nobili che, disbocando l’area, gli diedero quella vocazione agricola tuttora in voga.
Nel 1400 ca. prende forma l’attuale abitato che nasce da un fondaco che era sito nell’antica strada consolare, nel 1700 cessa di essere il quinto quartiere di Palermo diventando comune a se stante.
Duranti i moti dell’unità d’Italia Partinico divenne teatro di uno dei fatti più cruenti tanto da passare alla storia col nome di “Eccidio di Partinico” dove i soldati borbonici, reduci dalla sconfitta di Calatafimi, vengono uccisi e squartati dalla popolazione partinicese creando sgomento e orrore agli stessi garibaldini.
Le due guerre non faranno altro che impoverire un territorio già emaciato da tempo tanto da diventare uno dei luoghi più colpiti dalle azioni della banda Giuliano.
Ma sempre in questi anni avviene un autentico miracolo: Partinico e l’intero comprensorio divengono uno dei laboratori sociologici più importanti d’Italia e non solo grazie all’intervento di Danilo Dolci.
Il sociologo triestino, riuscì negli anni a costruire una rete di artisti, intellettuali, architetti e scrittori di fama mondiale facendoli venire qui nella speranza di creare un futuro migliore per questa gente che da anni viveva nella miseria.
Agriturismo a Partinico: il territorio
Agriturismo è la parola d’ordine per visitare il paese, basta dire anche partinico Borgo Parrini, per comprendere come il turismo qui sia legato alla campagna.
Partinico si trova al centro di una piana che, dal golfo di Castellammare, fino alle montagne che costeggiano Palermo, e grazie al microclima che si viene a creare, ne fanno uno dei territori più fertili della Sicilia.
Il visitatore appena giunge nei pressi del paese non poù non rimanere meravigliato dal Colle Cesarò che solitario, si staglia al centro della piana e, come un leone accovacciato, sembra proteggere Partinico da qualsiasi evenienza.
Agrumi, pesche, olivi, mandorle fanno da sfondo in questo mervaglioso territorio ma di certo l’elemento che più lo contraddistingue sono i grandi vigneti e la grossa produzioni di vini esportati in tutto il mondo portando il nome di Partinico fino ai suoi antipodi.
Cosa vedere a Partinico
Il turista che viene per la prima volta a Partinico rimane sorpreso dai tesori nascosti che può ammirare. Passeggiango per il suo centro storico possiamo ammirarare una serie di chiese tardo barocche.
Le più importanti sono: la Chiesa di San Leonardo, patrono di Partinico, all’interno del quale sono custoditi le tele del Novelli; la Chiesa del Carmine con l’annesso chiostro e la Chiesa Madre o Matrice, una delle chiese più antiche, è divisa in tre navate in stile tardo rinascimentale. Al suo interno troviamo dipinti dei maggiori pittori siciliani dell’epoca.
Proprio a dirimpetto della Matrice troviamo uno dei gioielli del barocco siciliano, la fontana “Otto cannoli”, presenta una forma atipica che ne fa un unicum nel panorama isolano.
Il turista non può non rimanere meravigliato davanti al Palchetto Musicale, di stile neoclassico, costruito per ospitare la banda musicale che prima, ogni domenica suonava per i passanti che si allietavano con la buona musica.
Non meno importante è il palazzo Ram, unico esempio di villa medicenea in Sicilia, costruita per volonta della famiglia spagnola dei Ram.
Di grande rilievo è la “Villa Margherita” costruita sulla falsa riga di quella di Piazza Marina di Palermo, conserva al suo interno i busti di Garbaldi e Vittorio Emanuele II scolpito da Civiletti.
Altro monumento poco conosciuto è la fontana abbeveratorio di Valguarnera formata da diversi diversi mascheroni e costruita nel 1609. La fontana era prima il fulcro di un antico borgo che si trovava appena fuori Partinico ma abbandonato subito dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale che lo colpirono duramente.

Salito agli onori della cronaca grazie il tam tam sui social, non possiamo non menzionare il Borgo Parrini, vecchio borgo fondato nel 1600 dai gesuiti, abbandoanto per decenni e che ora sta vivendo una nuova vita grazie all’intuizione di un mecenate che sta ristrutturando le diverse case con i vari stili che contraddistinguono le civiltà mediterranee.
La real cantina borbonica
Il monumento principe della città di Partinico è di certo la “Real Cantina Borbonica”, primo esempio di rivoluzione pre-industriale nel meridione d’Italia.
Voluta da Ferdinando IV di Borbone e con l’aiuto dell’avvocato ed economista Felice Lioy, questa struttura serviva per dare nuovo slancio alla produzione di vini e cercare di fare concorrenza a quelli francesi.
Esempio ante-litteram di catena di montaggio, all’interno della cantina avvenivano tutti i processi di trasformazione del mosto in vino fino all’imbottigliamento.
Presenta un grosso ambiente centrale a tre navate, sotto di essa c’è un sotterraneo dove prima c’erano le grandi botti della Real Casa Borbonica.
Una struttura centrale, forse una vecchia torre, fu abidita in quegli anni come casa per il guardiano. Altri ambienti esterni tra cui una piccola scuderia e una capella fanno da perimetro alle grande area interna dove avvenivano le prime fasi di lavorazione dell’uva.
Quello che non ti aspetti a Partinico
A Partinico la storia, la tradizione e il folklore si fondono in un unico luogo nascosto, è la “Collezione Grillo”, una Casa-Museo ideata da Filippo Grillo dove raccoglie all’interno oltre 2000 pezzi della cultura popolare e contadina.
Le sorprese non si fermano qui: Partinico è uno dei lughi dove l’opera dei pupi ebbe i natali, una storia cominciata con la famiglia Canino e che continua ancora oggi con Don Vincenzo Garifo, che col suo teatrino, la sua simpatia ma soprattutto con la sua passione per l’opra dei pupi accompagna i visitatori in un viaggio fantastico fra le gesta dei paladini di Francia, di maghi, streghe e mostri che fanno da sfondo a questo spettacolo unico nel suo genere.
Alessandro Reale