Visitare Palermo a piedi: terzo capitolo di una passeggiata per conoscere a fondo il centro storico della città e i suoi beni culturali.
Eccoci di nuovo insieme a riprendere la nostra passeggiata a piedi per Palermo attraverso i vicoli del quartiere storico dell’Albergheria, partita dalla Cattedrale.

Siamo già vicinissimi al mercato di Ballarò, nome che si ritiene derivante con tutta probabilità dal fatto che fosse frequentato dagli abitanti di “Balharà”, un villaggio all’epoca vicino a Monreale.
Ma siccome, in questa zona, ogni pietra ed ogni muro gridano la loro storia, prima di giungere a destinazione non dobbiamo far altro che volgere lo sguardo su un vicolo che si apre in via Benfratelli e che catturerà subito la nostra attenzione: vicolo Conte di Cagliostro.
Oh…il famigerato conte di Cagliostro! Ma chi era costui? Fra storia e leggenda, riassumo brevemente qualche notizia sulla sua figura, prendendo spunto da questo vicolo (una volta via della Perciata) in cui si crede che egli sia nato il 2 giugno del 1743 e vi abbia trascorso la sua infanzia.
La storia del conte di Cagliostro
Il suo vero nome era Giuseppe Balsamo, sedicente conte Alessandro di Cagliostro. E già con questo titolo che si era attribuito, preso in prestito da un prozio, possiamo capire quanto fosse ambizioso ed arrivista. Pieno di risorse, fu massone, mago, guaritore, sensitivo, ma soprattutto avventuriero.
In un contesto storico pre-rivoluzione francese, in cui erano assai attive le applicazioni sul mondo dell’occulto, cercò di afferrare il filone dedicandosi agli studi dell’alchimia, della medicina e dell’ipnotismo.
Riuscì a far espandere la sua fama di mago-guaritore nei suoi viaggi in tutta Europa, con la protezione di personaggi di alto lignaggio, lasciando gli spettatori “sbalorditi alle sue inesplicabili guarigioni, incerti se in quella figura dozzinale albergasse un genio incompreso o lo spirito di un basso ciurmadore”, come racconta il famoso autore ottocentesco Giuseppe Pitré nel suo volume “La vita in Palermo cento e più anni fa”.
Dopo aver abbandonato gli studi giovanili ecclesiastici ed avendo già appreso alcuni rudimenti di medicina nella farmacia di uno zio a cui era stato affidato dalla propria madre rimasta vedova con due bambini, fu bannato da Palermo per una truffa ai danni di un orafo.
E così la povera mamma pensò bene di mandarlo a Messina affidandolo alle mani del prozio Giuseppe Cagliostro nella speranza che potesse rinsavirlo. Ma il giovane Giuseppe Balsamo era capace, intelligente e attento e riuscì a trasformare gli insegnamenti appresi a suo esclusivo vantaggio.
Quando divenne cavaliere
Così, quando a 23 anni sbarcò a Malta, in cui iniziò la sua vera vita – come egli stesso asserì – dopo un paio di anni sotto la guida spirituale del suo Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri di Malta Manuel Pinto de Fonseca, cambiò il suo nome in quello pomposo di “conte di Cagliostro” e gli venne conferito il triplice cavalierato templare-maltese-rosacrociano.
Tornare a Palermo per lui era impensabile e quindi si trasferì a Roma dove sposò nel 1768 la giovanissima e seducente Lorenza Feliciani, del cui fascino egli non si farà scrupolo di sfruttare a danno di uomini ricchi e facoltosi per i ritorni economici della coppia.
I due viaggiarono poi per tutta Europa ed a Londra Cagliostro fondò la sede della Loggia massonica di rito egizio, mentre via via accresceva la sua notorietà di guaritore e di alchimista in grado di tramutare il metallo in oro.
L’Inghilterra e la truffa
Ma proprio in Inghilterra, troppo presi dalla loro smania di onnipotenza, entrambi vennero truffati a loro volta, ingiustamente accusati del furto di un cofanetto di gioielli. Il lungo processo si concluse con una condanna a loro carico, per la quale Cagliostro dovette scontare un mese di carcere e pagare un salato importo a titolo di cauzione.
Ma sicuramente ciò che lo fece soffrire maggiormente fu la conseguente ed ovvia perdita del prestigio acquisito con i suoi sotterfugi durante la sua vita errabonda. Ecco perché, quando i fautori inglesi dei suoi guai morirono, egli dichiarò che era stata la propria maledizione a colpirli.
Un opportunista anche dinanzi alla morte; tanto che questa sua dichiarazione lo riabilitò davanti agli occhi di tutti dandogli modo di iniziare un nuovo percorso, cominciando con la trasformazione del nome della moglie da Lorenza in Serafina e del proprio, finalmente ufficiale, di conte di Cagliostro.
Ma si sa che prima o poi i truffatori vengono smascherati e, dopo altri viaggi in cui la coppia condusse una vita piena di espedienti, il principio della loro fine avvenne in Francia, presso la corte di Versailles, con il noto “affare della collana della regina Maria Antonietta” in cui Cagliostro fu coinvolto.
In Francia, l’inizio della fine
Per farla breve il cardinale De Rohan, speranzoso di entrare nelle grazie della regina, acquistò per conto di quest’ultima un collier di diamanti, ingannato da lettere in cui lo si incaricava di fare da tramite per l’operazione e della cui falsa firma regale si ritenne autore Cagliostro.
Alla scoperta del raggiro, allorché non vennero pagate le rate ai gioiellieri venditori, scattarono gli arresti per tutte le persone implicate, compresi Cagliostro e Serafina. Dopo l’assoluzione, furono però costretti a partire dalla Francia nel 1786.
Ricominciando a peregrinare, tornarono infine a Roma per desiderio di Serafina, in cui Cagliostro ricominciò le sue attività massoniche per le quali venne condannato a morte dal Tribunale dell’Inquisizione, tradito anche dalla moglie. In seguito papa Pio VI lo grazierà condannandolo a scontare l’ergastolo nella fortezza di San Leo, nella quale troverà la morte il 26 agosto del 1795. Nel 1787 Goethe, giunto a Palermo per il suo viaggio in Sicilia, volle conoscere la famiglia di Cagliostro che frattanto si era trasferita in via Terra delle Mosche.
Ne scrisse un memoriale con le notizie apprese, tanto fu colpito ed affascinato dalla sua storia ma anche dalla dignitosa povertà della sua famiglia di origine e dallo struggente desiderio della madre di Cagliostro di potere un giorno rivedere il figlio. Un figlio che si auto definì “Un cavaliere errante, di nessuna epoca né di alcun luogo”.
Il vicolo di Palermo dedicato al conte di Cagliostro
Il mio nome è quello della mia funzione: io sono libero. Il mio paese è quello in cui fisso momentaneamente i miei passi. Ecco la mia infanzia, la mia gioventù quale il vostro spirito inquieto e desideroso di parole reclama. Ma che sia durata più o meno anni, che si sia svolta nel paese dei vostri padri o di altre contrade, che v’importa? Non sono un uomo libero?” Un uomo che si credeva libero di sopravvalutarsi, senza comprendere che aveva creato il suo più grande tranello contro se stesso per non aver mai considerato che la propria libertà finisce quando comincia quella altrui.
Nel vicolo Conte di Cagliostro, a ricordo, è stata riprodotta la sua immagine in una nicchia e dei disegni street art con alcune sue frasi. Alla prossima passeggiata.
LA NOSTRA GUIDA-AUTRICE
Il mondo di Giuseppina Lombardo, autrice delle passeggiate, è ricco e variegato, la sua passione per la storia e la città di Palermo ci conduce nei meandri più affascinanti della città.
In attesa di scoprire i nuovi itinerari, potete sfogliare il suo libro, singolare per il fascino con cui racconta i luoghi meno battuti e le particolarità storiche da scoprire in città.
[…] L’itinerario del Conte di Cagliostro […]