Ulisse in Sicilia: la terra dei Ciclopi. Viaggio nei luoghi del personaggio mitologico raccontato da Omero nell’Odissea.
Iniziamo con una premessa che chiameremo “Geografia Omerica”. I Greci arrivano dalle coste settentrionali dell’Africa, quando hanno perso un po’ la bussola.

Arrivano dopo aver fatto visita ai Lotofagi. La Terra dei Ciclopi appare loro come fosse un’area geografica a sé insieme alle Eolie, appunto perché i Greci non avevano comprensione di come fosse strutturata l’intera isola.
Successivamente, lasciata la terra dei Ciclopi, dopo altre vicissitudini nel Tirreno, varcano Scilla e Cariddi (lo Stretto) e giungono in Trinacria, che credono sia una nuova isola rispetto alla Terra dei Ciclopi e le Eolie.
Arrivano in Trinacria, presso le vacche sacre del Dio Sole. Quest’ultimo è come fosse incarnato dall’Etna, che con i suoi fumi, i rossori e le esplosioni, potesse dare l’impressione di creare il Sole è molto credibile.
In quest’area è probabile esistesse un regnante con le “divine vesti” del Dio Sole.
Ulisse in Sicilia, la Rocca di Novara e i Megaliti dell’Argimusco
Dopo questa premessa passiamo perciò alla Terra dei Ciclopi. Sono cinque i punti secondo cui credo che la Rocca Novara sia citata da Omero nell’Odissea, al libro IX.
1. Polifemo e l’incendio
Polifemo, iniziamo con lui. La parola tradotta dal greco vuol dire che “parla molto”. Ma non solo, questo parlare molto potremmo interpretarlo come fosse una polifonia, un insieme di voci, e quest’insieme di voci può essere inteso attorno a un idolo apotropaico con finalità di devozione, di protezione.
L’accecamento va inteso come l’incendio del villaggio per creare scompiglio e potersi dare alla fuga annebbiando la vista.
La Rocca di Novara presenta diversi volti sulle pareti rocciose, uno in particolare proprio in corrispondenza di uno dei ripari preistorici. E sappiamo che la Rocca era venerata perché letteralmente aveva offerto riparo e salvato le vite nel corso del tempo, che venisse personificata e ringraziata è – come dire – molto naturale. Per concludere con questo punto, l’essere stati sotto le pelli delle pecore potrebbe significare che approfittando dell’incendio in atto abbiano preso nuove vesti (pelli) per confondersi tra gli altri.
2. I volti giganti
In Sicilia, se dovessimo indicare altri luoghi con volti giganti, con un profilo con un occhio solo, faremmo fatica a definirli, a trovarli. Nella valle tra le Rocche di Novara e le Rocche dell’Argimusco facciamo invece fatica a contare la sequenza impressionante.
In mezzo alle Rocche di Novara e l’Argimusco abbiamo il Riparo di Sperlinga, di cui credo sia meglio parlare ad un punto successivo. La Rocca, in mezzo a questi volti giganti, tra l’altro, è stata oggetto di studio per il suo ruolo di meridiana naturale per l’orientamento tra le stagioni, grazie ai passaggi del sole.
Questo ha favorito la stanzialità e le varie attività di sviluppo. Molti studiosi si sono così espressi, anche in seguito ad un comitato scientifico tenutosi un paio di anni fa.
3. Vicinanza Rocca – Eolie
Detto appunto che i Greci danno fuoco al villaggio per scappare (l’accecamento), nel racconto omerico riparano rapidamente all’Eolia (una delle isole Eolie, presupponiamo la più grande).
La Rocca di Novara si trova proprio di fronte le isole Eolie; si vedono reciprocamente. Ed in mezzo c’è una bella vallata per correrci a rotta di collo, diciamo così, in caso di fuga. Questa fuga dai Ciclopi per rifugiarsi presto oltre il mare, alle Eolie, compie la sua logica nella vicinanza tra la Rocca e le Eolie.
Alle Eolie i Greci sono ospiti del Dio Eolo, presumibilmente il regnante della zona che aveva come tutti i regnanti le “vesti” di un dio. Il dio li ospita per ripagarli della prigionia subita, come farebbe un sovrano “divino” giusto, li perdona dell’incendio, e quindi fa loro dono della libertà, simboleggiata dall’otre dei venti.
Il fatto che non debbano aprirlo vuol dire che non devono intaccare la sua autorità politica, il suo controllo della zona. Difatti, quando i Greci ritorneranno perché i compagni hanno aperto l’otre, o meglio tornati perché in difficoltà, il dio non li ospiterà più. Infine un aspetto geografico molto importante.
“Il porto naturale, come un’isola piana con un promontorio”, quando i Greci approdano alla terra dei Ciclopi come descritto nell’Odissea, ha tutte le fattezze della riserva di Marinello, sotto il Tindari. Luogo che si trova appunto in fondo alla vallata della Rocca e di fronte le Eolie.
4. Archeologia ed abitati
Luigi Bernabò Brea, iniziamo con lui il punto quattro. Questo grande archeologo, soprintendente a Siracusa per molti anni, ha scavato a Novara di Sicilia nel Riparo di Sperlinga, considerato uno dei due siti più antichi di Sicilia per la sua continuità nell’ampia stratificazione. Non solo, nel suo libro “La Sicilia prima dei Greci”, l’archeologo parla di una civiltà molto avanzata tra il nord-est della Sicilia e le isole Eolie.
Questo ci conferma la consequenzialità tra la fuga dai Ciclopi e il rifugio presso Eolo nel racconto omerico, e quindi ci conferma il quadro geopolitico come fosse strettamente composto.
5. La rispondenza dei versi e Ulisse in Sicilia
“Ed era un mostro immenso, non somigliava ad un uomo che mangia pane, ma alla cima selvosa di altissimi monti, che appare isolata dalle altre.”
Qui Omero ci dice chiaramente che il Ciclope era un mostro immenso e non assomigliava ad un uomo che mangia pane ma alla cima selvosa di monti altissimi, che spiccava tanto da apparire isolata dagli altri. Ci sta dicendo proprio che il Ciclope non è da intendersi come uomo.
Appunto la Rocca di Novara, detta Salvatesta, che nell’area di cui abbiamo parlato finora è quella che spicca di più. Questa cima selvosa era polifonica, aveva “molte voci” perché era abitato, quando invece ai Greci sembrava che la terra potesse essere abitata magari da loro.
Probabilmente ci fu uno scontro. Qui furono catturati e ne vennero fuori come sappiamo. Noa, e dunque la Rocca, dopo la scrittura dell’Odissea diverrà greca e il problema non si porrà più. Il Ciclope è citato anche in altre fonti, come amichevole, simpatico.
Ed infatti a me piace pensare a una terra bella, libera, aperta al cielo, a “una cima selvosa di altissimi monti” che è casa mia. Del confronto Ciclope\Odisseo non resta forse che la ricerca umana agli albori della storia, intesa come ricerca geografica esplorativa e ricerca stessa dell’io.
L’articolo è frutto degli studi e della passione di Giuseppe Buemi