Libertà, una bici e una canzone. La storia di un’opera d’arte contemporanea e di una canzone siciliana che parla della condizione umana.
Una volta ho costruito una bicicletta, nulla di strano se non che si chiamasse Libertà.

Era una mattina d’ottobre e Palermo era tiepida come un’arancina che è stata fatta riposare prima di essere morsa. Dovevo andare in uno degli scantinati del sottosuolo della città vecchia.
Ero in quel posto che una volta era stato un bordello e che ora è lo spazio dei concerti, degli abbracci di tango e degli alcolici serviti fra le luci soffuse: i Candelai.
Quando il montacarichi scese giù, lo spettacolo era fatto di ferro e cemento. Un mucchio di scheletri di biciclette del periodo della Seconda Guerra Mondiale giaceva impolverata e dimenticata da Dio.
Quando le ho guardate ho subito pensato alla Libertà. Che poi, se ci pensi, è sempre spinta dalle tue gambe. La bicicletta è l’essenza della libertà, qualcosa su cui sali a bordo e conduci dove vuoi grazie alla tua forza.
Libertà, un’opera d’arte
Sul vespone una bici non sta comoda, ma quella si fece trasportare senza fiatare da un amico che fa l’inventore e il meccanico in una bottega davanti all’Accademia di Belle Arti.
“Massimo Cannatella, di questa ne facciamo un’opera d’arte”. “E così sia” rispose. Ci furono di mezzo ferri piegati a mano e saracinesce aperte in posti improbabili in cui potere fare ancora saldature con il mix di gas.
Poi libertà prese forma, fu firmata Pablo Dilet e il suo valore simbolico ha ricevuto il patrocinio nazionale della Fiab, la federazione italiana degli amici della bicicletta.
Una canzone di Peppe Lana
Cosa c’entri una canzone con una bicicletta non lo so neanche io. Certo, ricordo che quando ho fatto la Targa Florio in bici non facevo altro che cantare, anche perché era meglio che bestemmiare lungo le salite.
Un cantautore agrigentino, Peppe Lana, ha realizzato non solo una bellissima canzone – ma anche uno splendido video – che parla della Libertà. Si tratta di un brano dell’album dal titolo “Presente”.
Il titolo della canzone è chiaramente sarcastico. Nel video si vede un mondo di cartone in cui si muovono uomini-marionette ignari dei fili che determinano le loro azioni.
I personaggi sono condannati ad una vita immersi nella routine, alienati. Un accidentale errore dei marionettisti fa però scoprire alle povere marionette di essere schiave del meccanismo della finzione.
Così è, anche. Finché magari una bici o le nostre gambe non ci portino davvero sulla strada della Libertà.
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