Il podcast di viaggio emozionale in Sicilia vol. 2: una guida per chi ama viaggiare, raccontata dal personaggio letterario Iachìno bavetta.
Sapete cosa c’è di bello in Sicilia? Che ogni cosa è ad un tiro di schioppo.
Ho voglia di rilassarmi insieme a voi lì dove regna il silenzio. Vorrei poggiare i piedi nella culla di una civiltà che ha fatto della bellezza e dell’eleganza un marchio di qualità. Voglio perdermi fra carrubi e altipiani morbidi come una coppetta di biancomangiare alla cannella e scorza di limone. Voglio portarvi all’estremo Sud, fra Ragusa e Siracusa, dove i greci scelsero di costruire le loro città.
Vorrei iniziare da un piccolo paese di nome Scicli, perché è tutto quello che desidero se ho voglia di relax. Passeggiare tra le strade scarne ma insieme addobbate da qual barocco architettonico che le rende eleganti e dolci come forme di marzapane.
Farei la fila in una pasticceria per una testa di moro alla ricotta e un caffè a seguire. Poi sarei pronto a percorrere insieme a voi le strade in salita della città vecchia. Dalla chiesa che sovrasta la città la vista ci regala insieme una lussureggiante vallata e lo spettacolo dell’architettura così particolare che caratterizza la zona.
Poi vorrei tornare in auto, vagare fra il mare e gli altipiani, come a voler cambiare continuamente abito. Penserei al gusto del caciocavallo che dona il latte delle mucche al pascolo e al buon vino da mettere in pancia questa sera insieme a voi. Non prima di avere fatto un salto a Modica per il cioccolato e i suoi scorci che mozzano il fiato.
Infine, dopo il tramonto, mi godrei Ragusa Ibla nel silenzio della notte. Dopo aver contemplato il duomo e aver assaporato con cura i prodotti della terra che abbiamo esplorato nel pomeriggio.
C’è davvero silenzio fra le strade. Il tempo sembra avere diviso le lancette dell’orologio. Una è ferma e tiene queste belle case ferme per sempre, l’altra siamo noi che camminiamo riempiendo gli occhi di luci soffuse e angoli da fotografare.
Il podcast di viaggio emozionale in Sicilia vol. 2 – il testo
Sveglia presto, un succo di frutta, un pasticcino alla mandorla e via, che Siracusa non è poi così vicina. Lì ci andiamo per amare il candore.
Mia moglie Carmela lo definisce come quel momento in cui tutto è puro, pulito. L’attimo in cui possiamo riscrivere noi stessi e pensare al bello che abbiamo combinato alle nostre spalle.
È così che ci accoglie la piazza di Ortigia, bagnata da quelle fonti d’acqua vicine che danno vita ad antichissimi papiri. Tutto ci invita al silenzio e anche se, in base al periodo, ci può esser confusione, la perfezione di questa città ci impone un rispetto particolare.
Prima, almeno, di andare a mangiare una scaccia ripiena o un panino con gli sfilacci di cavallo. Ecco, il cavallo. Noi che amiamo viaggiare vogliamo addentrarci nei vicoli stretti in cui rintracciare l’essenza dei luoghi che calpestiamo.
Allora non possiamo non andare a Catania, in via Plebiscito a mangiare un vero panino con carne di cavallo e limone.
Dobbiamo restarci in questa città, ho voglia di seguire le dame vestite di bianco in onore di Sant’Agata e passeggiare perdendomi tra le strade del centro che sanno di grano saraceno e farina integrale: scure e intriganti come la lava bollente del vulcano che diventa pietra.
Saliamo in vetta alla montagna fumante. Sostiamo. Occorre sentirlo il vulcano, con i suoi scoppi improvvisi che sembrano volerci dire che lui è lì e che, se lo rispettiamo, siamo i benvenuti.
Sembrerà di essere sulla luna e forse ci commuoveremo insieme guardando certi alberi cresciuti dove sembrerebbe impossibile. “Ogni seme che pianti è una vita che nasce”, mi dice Carmela “lasciamo che cresca”. Parole che mi fanno pensare a quel motto che dice la mamma Rocca: si guarda ma non si tocca.
Guardate pure tra le rocce di lava ormai fredda, con un po’ di fortuna qualche coccinella vi si poserà sulla mano. E sarà l’essenza del viaggio. L’incontro, la commistione che abbiamo cercato all’inizio della nostra avventura.
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