Mondello, il podcast sulla spiaggia più bella di Palermo e sulla borgata di mare: l’acqua turchese, il panino con panelle e altre bellezze.
Chiudete gli occhi, prendete una spiaggia di sabbia fine e metteteci dentro dell’acqua turchese. Disegnatene i contorni con un promontorio roccioso e, dietro, appiccicateci le facciate delle più belle ville antiche che conoscete.
Poi, al centro della distesa di mare, metteteci un’elegante struttura adagiata sull’acqua come fosse una palafitta. Pennellate di colori gli ombrelloni, iniziate a respirare il profumo di salsedine e panino con panelle ed ecco che avrete una prima immagine di quel che è Mondello. La spiaggia più famosa di Palermo, per intenderci.
Stiamo parlando di un paradiso. Con buona probabilità lo spettacolo lo avete già visto da vicino, certamente in qualche video o foto, quindi un’idea potreste averla già. E dire che questo posto era una palude prima di diventare così bello. Il riferimento è a tanto tempo fa, certo, ma la storia di Mondello è la perfetta metafora di come anche le cose che nascono brutte possono trovare la via per una rinascita.
Per raccontarvi della spiaggia più conosciuta e frequentata di Palermo bisogna partire dal profumo di sabbia bagnata che si mischia a quello della leggera risacca che, al mattino, sembra il fruscio di una radio che cerca la stazione giusta prima di partire con la sua musica.
Se volete sentire quell’inconfondibile aroma che emana il mare, andateci di mattina presto, quando ancora gli ombrelloni sono chiusi e il sole non ha asciugato l’umidità della notte. Una nuotata o una corsa mentre il sole si solleva pian piano alla vostra destra è un toccasana per l’animo e il corpo.
La mattina di una giornata a Mondello secondo me va vissuta interamente in spiaggia. Lasciatevi riscaldare le spalle dal sole, giocate con le conchiglie che si trovano nella sabbia e affondate le mani fra i granelli caldi. Spalmatevi la crema e arrostitevi al sole come fanno le lucertole per prendere forza.
Appena siete belli caldi, fate una corsa e tuffatevi in acqua. Nuotate a lungo, allontanatevi dalla riva e poi lasciate che il mare vi culli. Qui da noi lo chiamiamo fare il morto a galla. A pancia all’aria con le braccia aperte per essere un tutt’uno con l’acqua. Solo, non addormentatevi perché altrimenti vi ritrovate a Ustica, l’isola a qualche chilometro dalla costa.
Una volta è successo a un ragazzo in materassino, sono cronache dei nostri giorni. Si è addormentato in Sicilia e si è risvegliato in Calabria, ma forse non è il caso di provare. Se c’è una cosa che accumuna il mare e chi lo frequenta, questa è la fame che fa venire.

Si sarà fatto mezzogiorno, ormai, e la pancia probabilmente inizia a brontolare. Anche perché, a quell’ora, l’intera borgata di Mondello si riempie di panellari, gli ambulanti con l’apecar che friggono e preparano panini con panelle e crocché, che sono come dei bussolotti di patate.
Non approfondiamo, altrimenti vi viene voglia di addentare il telefono da cui mi ascoltate, ma anche perché allo street food è il caso di dedicare un capitolo a parte. Intanto immergetevi pure in questa nuvola di profumo che emana l’olio bollente dentro cui nuotano di continuo zattere di farina di ceci e gommoncini di patate.
Vedrete la fila nei pressi di ciascun ambulante, quindi non preoccupatevi troppo di doverli cercare. Se invece volete mangiare seduti conviene andare in piazza e ordinare in una delle friggitorie con i tavolini all’aperto.
Il panino con le panelle è un dono della natura. Va mangiato bollente, con un pizzico di pepe e qualche goccia di limone. In modo che la morbibezza del pane accolga la croccantezza della panella appena fritta. Il palato sentirà avvolgersi ad ogni boccone e se al morso ci aggiungete il profumo del mare e il calore del sole, avrete una vaga idea di cosa possa essere il paradiso; se non altro la sezione ristorazione.
Se c’è una cosa affascinante in vacanza e della vita in genere, è anche quella di poter guardar guardare intorno da punti di vista differenti. Ci sono due cose che andrebbero fatte per rendersi conto di quanto sia affascinante la spiaggia di Mondello in tutta la sua grandezza.
Mondello dall’alto
La prima è quella di affittare un pedalò e di vagare in lungo e in largo lungo tutto il golfo. Magari scegliendo uno di quei modelli con lo scivolo, così da divertirvi a fare i tuffi nei punti che vi piacciono di più. L’altra cosa è quella di guardare la spiaggia dall’alto.
Dovrete salire in auto, in bici o anche a piedi su monte Pellegrino e affacciarvi dal versante giusto. Lo spettacolo è indescrivibile: vedrete una conca lussureggiante di colore verde che all’improvviso si trasforma in una lingua di rimmel turchese, come se la sabbia fosse il contorno dell’occhio di una bella ragazza.
I tetti delle ville, le piscine e i colori che regalano le giornate di sole vi faranno sembrare di essere nello scenario di una cartolina.
Intanto la giornata va avanti, sarà già pomeriggio e di immancabile, c’è una passeggiata sul lungomare al tramonto e una brioche con gelato e panna da gustare mentre si cammina. Sullo sfondo, barche a vela e windsurf che sfrecciano avanti e indietro faranno da attori di uno spettacolo da ammirare fra una chiacchiera e l’altra. Perché è così Mondello, un posto dove si riesce a fermare il tempo. Anche solo per una giornata.
La notte, le luci a Mondello. Era il verso di una canzone di un gruppo molto conosciuto a Palermo di nome Akkura. Cantavano della sera nel borgo di mare alla fine di un loro album, una traccia fantasma che proiettava nel ricordo come il retrogusto di un buon vino di cui non vuoi lasciare andar via il sapore.
Dopo il tramonto Mondello ha il sapore del polpo che mangi in piazza davanti alle barche del porticciolo, quello del pesce arrosto che gusti mentre la luna inizia a far brillare d’argento le estremità delle onde e magari di un drink ghiacciato che porta freschezza alla giornata di sole.
La spiaggia diventa scura, gli ombrelloni si richiudono in attesa di un nuovo giorno e in mezzo alla spiaggia risplende la terrazza sul mare di quello che fu il Charleston, il ristorante più in della città e prima ancora la sede degli stabilimenti balneari da cui le donne di un tempo potevano accedere al mare direttamente dalle cabine, grazie a scalette sull’acqua che le riparavano da occhi indiscreti.
Storie di una volta, certo, ma che aggiungono sale e pepe a una pietanza già abbondantemente condita. Quel che resta, di Mondello, è la sua intrinseca bellezza e il profumo del mare.
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