Collesano, cose vedere e cosa fare nel paese al centro delle Madonie famoso per la Targa Florio, la gara automobilistica più antica del mondo.
Di Antonino Cicero. Collesano lo trovi in collina, sopra il mare e sotto una montagna che lo protegge come la gran croce di ferro, illuminata di blu, da cui è possibile gettare uno sguardo a strapiombo per averne una tela in cui ogni tetto è un pezzo di colore disteso con la spatola. Colore intenso, materico.

Il borgo, al centro delle Madonie, si apre alla vista salendo da Campofelice di Roccella, appena lasciata la statale tirrenica in direzione Cefalù, o dai versanti opposti scendendo da Isnello o da Piano Battaglia o provenendo da Scillato, sopra l’autostrada Palermo-Catania.
A molti Collesano è sempre apparso come un crocevia e, per tanti aspetti, lo è davvero. L’idea stessa di scoprire la cittadina a metà strada tra mare e montagna dà il senso di una madre che accoglie quanti arrivano e ne accetta le partenze verso altre mete, con la magia del ritorno che ne rafforza il legame.
Cosa vedere a Collesano
Un’apertura che è disegnata dagli ampi ingressi e dal lungo corso centrale pavimentato in pietra che congiunge, come una lunga dorsale, la chiesa di S. Maria di Gesù – che ospita uno dei più preziosi crocifissi lignei di fra Umile da Petralia, con il suo convento francescano e l’attuale sede bibliotecaria e archivistica in cui il pregiato chiostro, di sicuro impatto, è alimentato dal gioco di colonne che sgambettano agli occhi dell’osservatore – con la parte più antica dell’abitato, Borgo Bagherino, alla cui sommità risiedono i ruderi dell’antico castello medievale (XIII secolo, ma forse la data di costruzione potrebbe anche essere antecedente), oggi in fase di consolidamento e di recupero, i locali annessi e la chiesa di S. Maria Assunta (anche conosciuta come di S. Lucia con la sua guglia maiolicata, le pitture di Giacomo Lo Varchi e una Madonna di Antonello Gagini) da cui ha inizio, la mattina del Venerdì Santo, il lungo corteo della Via Crucis (‘A Cerca), ancora oggi riconosciuta tra le più suggestive rappresentazioni sacre della Settimana Santa. Quello è il primo nucleo, risalente al XII secolo per volere di re Ruggero II che sposta lì l’antico abitato dal Monte d’Oro (visibile sulla destra provenendo da Campofelice di Roccella, poco prima di entrare in paese) dove aveva nome di “Rocca sulla retta via” (dall’arabo Qal’at as-sirat).

Il museo della targa Florio
Lungo questa dorsale urbana, scendendo lentamente proprio come si confà non a un turista ma a colui che vuole immergersi ed entrare nelle radici di un luogo, si incontrano il Museo della Targa Florio, che ha reso famoso anche il comune di Cerda, ricco delle sue unicità; la sede municipale ovvero l’ex convento domenicano con la vicina chiesa dell’Annunziata Nuova (o di S. Domenico o del Rosario); la fontana dei Quattro cannoli con sopra un putto un tempo utilizzato per pasquinate locali e la maestosa chiesa Madre ovvero la Basilica minore di S. Pietro.
La corsa magica rivive grazie a questo museo, noi abbiamo fatto il percorso in bicicletta, all’insegna del turismo sostenibile
SiciliaWeekend
Percorso nel centro storico di Collesano
Dalla piazza Quattro Cannoli in direzione del centro storico, infatti, l’ultimo blocco di case nasconde la chiesa madre che, subito dopo l’ultima propaggine, si apre con un’esplosione di grandezza, a cominciare dalla scalinata d’ingresso. Dentro uno scrigno di tesori: tra gli altri, un organo in uso di La Valle, opere dello Zoppo di Gangi, di Valdambrino, una macchina lignea con un crocifisso sospeso che rappresenta a buon diritto un’opera dislocata nel territorio nazionale in pochissimi altri luoghi.
Lateralmente si apre piazza del Plebiscito, con una rinata chiesetta della Misericordia e la torre di guardia, poi campanaria, con bifora trecentesca. Da lì, costeggiando il palazzo nobiliare Fatta del Bosco o reimmettendosi lungo la dorsale urbana del corso principale, si giunge alla chiesa di S. Giacomo nell’elegante piazza Garibaldi, sede in passato anche di una rinomata fiera e persino, mutando leggi ed esigenze, di un carcere, accanto alla quale sotto la sede stradale scorre l’acqua fresca della fontana dei Due cannoli che, in linea d’aria, si lega con la fontana in contrada Mora.
Acqua potabile, di cui fare scorta e che insieme all’olio extravergine d’oliva rappresentano i due “fili” con i quali arricchire la propria tavola. Procedendo, in direzione di Bagherino, si giunge in piazza Rosario Gallo con la chiesa del Collegio e con quel che rimane della chiesa di S. Giovanni. Da lì ha inizio l’ascesa a piazza castello.
A Collesano ci vai spesso se sei di passaggio, ma se ti fermi a esplorare scopri un uogo di rara bellezza
Siciliaweekend
La storia del borgo e cosa mangiare
Tentare di assecondare la storia è impossibile qui: il centro fu protagonista di vicende belliche, di trasferimenti di patrimoni e casati; fu terra ricca per commerci e artigianato. E arte, tanta arte; cultura, leggende e miracoli, compendiati nella grande tela di Maria SS. dei Miracoli, la patrona, custodita proprio nella Basilica minore.
Dentro questo pezzo di Madonie, un tempo al di sopra dei 5.000 abitanti ma oggi soglia non raggiunta e che ne rende ancora più raccolto il suono dell’arte, della natura e del silenzio, ci stanno l’eleganza della ceramica (attive alcune botteghe e in fase di lungo recupero le antiche fornaci nel quartiere San Francesco-Stazzone), dei percorsi naturalistici, dell’enogastronomia (presidi Slow Food come la provola delle Madonie o la cassatina, dolce tipico locale) ed elencarli non è affare serio perché ciascuno è mondo a se: serve farne collezione, uno ad uno; toccarli con mano, guardarli, assaporarli.
Sporcarsi anche; entrare nelle aziende agricole, zootecniche, apprenderne l’arte della trasformazione. Già, perché trasformazione è la parola chiave di questo borgo: dalla materia si ottiene una sensazione, la sola prova di non aver sprecato il proprio tempo.