Màkari, il podcast sulla scogliera e il mare a due passi da San Vito Lo Capo: il nome della località di Sicilia, la riserva di Monte Cofano e le altre bellezze.
C’è una lingua di terra in Sicilia, sottile e frastagliata come il movimento di un serpente su una terra che fa polvere al suo passaggio. Una terra che se vi piacciono i western alla Tex willer, o i paesaggi aridi della grande pianura americana puoi avere davanti ai tuoi occhi. E li puoi guardare al tramonto, quando un vecchio camper al passaggio lascia le scie di un viaggio appena iniziato o che volge verso la sua fine.
Davanti alle pietre, davanti alla sabbia che solleva il vento e alle piante secche che fanno da cornice c’è lui: il mare. Questo posto ha anche un nome, si chiama Màkari e si trova lungo la costa di Trapani, proprio a due passi da quell’altro posto meraviglioso che si chiama San Vito Lo Capo.
Potremmo definire questo spazio baciato dalla natura come la bellissima anticamera di un panorama da scoprire. Questo perché Màkari è una lingua di terra protetta da un lato dalla montagna e dall’altro dal mare. La sua strada corre lunga e dritta dentro ad un paesaggio siciliano che è difficile trovare così simile in altri angoli dell’Isola. E in mezzo a tutto questo c’è un minuscolo villaggio di case nate pian piano come funghi per chi ama uscire in balcone e trovarsi davanti il blu e gli schizzi bianchi delle onde che si infrangono sugli scogli.
Estate a Màkari
Capisci di essere a Màkari quando, in piena estate, raggiungere la spiaggia di ciottoli o un angolo di scogli per un bagno sembra un’impresa al pari dell’attraversare il deserto del Sahara. Ed è proprio questa la sua bellezza. La terra brulla che ti investe e che allo stesso tempo ti attrae come una calamita che non vuol lasciare il suo ago. Il suo opposto è l’inverno, fatto di verde scuro, asparagi selvatici che crescono sulla montagna e palme nane che finalmente respirano dopo aver resistito silenziosamente alla calura.
Se ci si mette al centro di questo grande golfo separato dalla bellissima sagoma di Monte Cofano e del promontorio di Capo San Vito si ha la sensazione che tanti in viaggio ricercano: quella di libertà. Se poi ci vai la notte a guardar le stelle, ti accorgi davvero di come la bellezza si possa prendere per mano e accarezzare delicatamente come si fa con il volto di un bambino appena nato.
E giù? L’acqua è blu, a volte degrada lentamente fra insenature e spiagge di pietre levigate, altre volte si tuffa prepotentemente verso il basso tra scogliere in cui è difficile poggiare i piedi. Se hai una maschera e un tubo potrai incontrare pesci e qualche polpo. Se ami camminare, invece, potrai inoltrarti dentro la riserva dello Zingaro. La stessa che ritroveremo a Scopello, il borgo famoso per la tonnara, i faraglioni e il pane cunzato, quel tozzo di pane ben cotto, farcito di pomodoro, acciughe, origano e formaggio. Anche capperi a volte, ma dovremmo spostarci alle Eolie. Invece rimaniamo qui, in questa landa desolata che riesce a regalare tramonti in cui perdersi per sempre e albe che inondano d’energia la giornata che abbiamo davanti.
Il nome della località
Màkari essere già lì, direbbe un buon siciliano come me, che di nome faccio Iachìno Bavetta o anche il mio compare d’avventure Gerlando. Il fatto è che siamo personaggi letterari e nei romanzi le cose non sono sempre vere per come ce le raccontano. La vicinanza sonora tra il Macari siciliano e l’italianissimo e corretto Magari essere già lì, non hanno a che fare con il particolare nome che si scrive anche con la cappa.
Sembra che siamo di fronte a parole di origine greca che richiamano alla fortuna e alla felicità. E noi vogliamo crederci perché, vuoi mettere la fortuna di potere godere di questo spettacolo della natura? Che ne so, magari farti un weekend a Màkari e avoglia di essere felice. E se non è così ci crediamo lo stesso, perché non possiamo andare a chiedere agli antenati, ma possiamo certamente prendere uno sgabellino, sederci davanti al mare e chiedere a lui se veramente questo è un posto felice.
Mare e spiagge a Màkari
Io dico che se ci proviamo restiamo seduti a vita e lasciamo affondare i piedi della nostra sediola sul terreno in modo da restare per sempre seduti in prima fila davanti a questa meraviglia. C’è il mare, c’è la montagna, non manca niente. Forse solo un bicchiere di vino bianco ghiacciato e tutt’al più un pesce da mettere sulla griglia per completare l’opera. Ma si, abbiamo la sediolina, la musica la canta il vento, voi preparate il barbecue che alla canna da pesca ci penso io, che può tornarci utile per la cena.
Una volta ho visto un bambino calare una semplice lenza munita di amo e piombino. Neanche due minuti e tac, una bella viola da friggere in padella ha fatto capolino fuori dall’acqua quando il bambino ha ritirato il filo. Ecco, sembra un’immagine tra il wild selvaggio e il bucolico e rilassante dei paesaggi cantati da Virgilio, il poeta. Ma effettivamente ci sono località senza indirizzo che ti mettono a posto il corpo e la mente. Fazzoletti di terra in cui approdi e poi non vuoi mollare gli ormeggi.
Ed è così questa scogliera. Màkari è fatta per chi non vuol tornare indietro, per quelli che non si voltano mai alle spalle per dire forse era meglio così. Un posto nudo e crudo, bello per il suo essere essenziale. Questo villaggio sospeso fra la terra e il mare è così, prendere o lasciare. Intanto io mi godo il tramonto da un punto segreto che mi fa guardare tutto dall’alto. Il cielo è arancione, la palla di fuoco si fa piccola e lontana, la polvere di chi rientra a casa si alza lasciandosi alle spalle una nuvola di ricordi e io resto a guardare l’arrivo della notte e le sue stelle.