Monastero di Santa Caterina a Palermo: cosa vedere in questo angolo di storia della città e i dolci con le antiche ricette delle monache.
Continuiamo a passeggiare lasciando via del Ponticello ed inoltrandoci a sinistra per via Maqueda, dal nome del viceré Bernardino de Cardines duca di Maqueda che la fece aprire nel 1600 creando un asse viario che, intersecando la strada di Toledo – già del Cassaro ed oggi via Vittorio Emanuele – delimita la famosa impostazione stradale a croce del nucleo storico della città con i suoi quattro Mandamenti.

Dopo pochi metri a destra si apre piazza Bellini, un autentico luogo ricco di bellezze storiche e architettoniche: la chiesa di S. Cataldo con le sue tre caratteristiche cupolette rosse, la chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio, altrimenti detta “la Martorana”, il teatro Bellini che dà il nome alla piazza e, a sinistra, la chiesa domenicana di Santa Caterina d’Alessandria con il suo monastero.
Tappa quasi obbligatoria, quest’ultima, poiché il monastero di Santa Caterina è stato aperto nel 2017, dopo sette secoli di strettissima clausura ed il trasferimento delle ultime tre anziane monache rimaste. Andiamo, vi assicuro che sarà una visita piena di intense emozioni, in cui sembrerà quasi di profanare un luogo sacro nel quale hanno vissuto per così tanti secoli donne ritiratesi dal mondo esterno per votarsi esclusivamente alla preghiera ed alla gloria divina.
La storia del monastero di Santa Caterina a Palermo
Il marchese di Villabianca Francesco Maria Emanuele e Gaetani, nella sua settecentesca opera “Palermo d’oggigiorno” lo definì “monastero di nobili signore”. Fu fondato dopo il 1312 per testamento di Benvenuta Mastrangelo, figlia di quel Ruggero Mastrangelo che, tradizionalmente, accese la scintilla della rivolta dei Vespri contro gli Angioini nel 1282.
Per disposizione del re Martino, nel 1407 venne affidato ai padri Domenicani per l’amministrazione dei suoi beni ed i bisogni delle claustrali, il cui numero cominciò sensibilmente ad aumentare finché si ebbe la necessità di espandere la struttura con l’acquisto di alcune case sul Cassaro compresa la primitiva chiesa di San Matteo.
Con l’importanza via via assunta, nel Cinquecento – sotto la priora Suor Maria del Carretto – l’antichissima chiesa annessa al monastero fu oggetto di arricchimenti ed abbellimenti decorativi marmorei che ne fecero un vero e proprio gioiello arrivato miracolosamente intatto fino ai nostri giorni nonostante i bombardamenti rivoluzionari del 1848 e del 1860 e ancorché delle funeste incursioni aeree del 1943 che distrussero un’ala del monastero.

Vita di clausura
Per le moniali qui la vita scorreva in silenzio e preghiera, blindate in una clausura non sempre voluta e desiderata; poiché, specialmente nel Settecento, molte figliole delle case aristocratiche palermitane erano costrette ad abbracciare la vita religiosa per non disperdere il patrimonio di famiglia.
Pur tuttavia, si trattava sempre di fanciulle di stirpe nobile che godevano di qualche privilegio, come il belvedere sul Cassaro dalle cui grate potevano ammirare il magnifico panorama, assistere alle processioni e sbirciare l’andirivieni della vita quotidiana nel mondo esterno alla quale avevano voluto o dovuto rinunciare. Nessun contatto, tranne che con il medico o il padre spirituale; nemmeno i familiari potevano più vedere quegli occhi o toccare quelle mani.
Familiari ricchi che però non lesinavano donazioni e beneficenze al monastero, come ad imprimervi il loro importante titolo aristocratico. Il monastero di S. Caterina d’Alessandria era forse il più ricco di Palermo e ce ne danno testimonianza i magnifici intarsi marmorei della chiesa che esplodono agli occhi dei visitatori confondendoli in un vortice di entusiasmante bellezza dalla quale quasi non si vorrebbe mai uscire fuori.
Cosa vedere nel monastero di Santa Caterina
In alto si notano le grate attraverso le quali le monache potevano assistere alle celebrazioni quotidiane e vedere i propri parenti nelle feste religiose comandate. Le celle sono piccole e severe e quelle delle suore più nobili si affacciano sul chiostro tramite una balconata nella quale ogni cella è dotata di una fontana esterna recante gli stemmi di famiglia per le rigide abluzioni mattutine.
Gli spiragli di contatto erano le ruote girevoli ed a S. Caterina ne esistevano addirittura tre, ancora presenti: una in chiesa per il passaggio degli oggetti sacri con a lato una fessura longitudinale per gli stendardi nobiliari di famiglia e due nel monastero. Una di esse serviva ad usi più quotidiani, come l’attraversamento della posta, ma l’altra è stata un vero e proprio mito per intere generazioni di palermitani. È la famosa “ruota dei dolci” in quanto le moniali di Santa Caterina erano delle vere e proprie maestre nell’arte della pasticceria: cannoli, cassate, minni ri virgini, feddi del Cancelliere e trionfo di gola i più noti e richiesti.
I dolci delle monache
Nelle loro cucine, vicine al bellissimo chiostro in cui si trova una torre d’acqua di esclusiva pertinenza del monastero ed in cui troneggia una fontana marmorea sulla quale si erge una statua di San Domenico ad opera di Ignazio Marabitti, ferveva operosamente la creazione di ricette dolciarie squisite delle quali ogni moniale custodiva un piccolo segreto personale che trasmetteva solo alle consorelle più fidate.
Una maestria artigianale dell’arte dolciaria realizzata da mani sacre ormai quasi del tutto scomparsa in Sicilia. Un’eredità preziosissima che fortunatamente è stata raccolta dalla cooperativa “I segreti del chiostro” rilevando le antiche ricette delle suore, le loro attrezzature ed i loro locali in cui ancora oggi si possono gustare gli eccezionali dolci nati dal loro estro e dalla loro creatività.
Maria Oliveri della suddetta cooperativa, per la nostra gioia, ha voluto riunire la storia e le ricette degli antichi monasteri palermitani, compreso quello di Santa Caterina, nella sua opera “I segreti del chiostro” permettendoci di gustare tanta dolcezza con gli occhi, con il cuore ma anche con il palato per chi vi si recasse o volesse ordinare i prodotti a distanza. Alla prossima passeggiata.
LE PASSEGGIATE ALLA SCOPERTA DEL CENTRO STORICO DI PALERMO
Ecco le altre “puntate” del racconto di Palermo.
- Passeggiare a Palermo Vol. 1
- Passeggiare a Palermo Vol. 2
- Passeggiare a Palermo Vol. 3
- La torre di San Nicolò
- L’itinerario del Conte di Cagliostro
- Palazzo Conte Federico
- Chiesa dell’Origlione
- La Cappella delle Dame
LA NOSTRA GUIDA-AUTRICE
Il mondo di Giuseppina Lombardo è ricco e variegato, la sua passione per la storia e la città di Palermo ci conduce nei meandri più affascinanti della città.
In attesa di scoprire i nuovi itinerari, potete sfogliare il suo libro, singolare per il fascino con cui racconta i luoghi meno battuti e le particolarità storiche da scoprire in città.