Trekking nel cuore della Sicilia rurale: un percorso escursionistico all’interno della valle dello Jato, la regia trazzera della Cannavera.
Ci sono posti che emozionano non solo per gli scorci e i panorami che riservano agli occhi. Sentieri che, percorsi negli anni da banditi, contadini e viandanti, riescono ancora a far viaggiare mente e corpo nel tempo oltreché nello spazio.
Se volete far vibrare le vostre corde al vento di una strada antica e bellissima, a pochi passi da Palermo c’è una “trazzera” (dal francese antico “drecière” che significava “via diritta”) che è sopravvissuta alla creazione di autostrade, edificazioni selvagge e alle intemperie del tempo: la Regia Trazzera della Cannavera (anche detta via Regia Procura-Dammusi o via Panormi).
Un percorso di trekking di media difficoltà che partendo dalla frazione monrealese di Giacalone potrà farvi vedere la Valle dello Jato come non l’avete mai vista.
Trekking nella Valle dello Jato
Metti una giornata di sole, una levataccia (ne vale sicuramente la pena) e un paio di scarpe e la vostra macchina del tempo è servita. A volerlo compierlo tutto il percorso ci s’impiega tra le cinque e le sei ore. Anche poco di più, considerando variabili come l’allenamento, il fondo stradale che – specie all’inizio – può essere molto fangoso, e la difficoltà nell’ultimo tratto (al ritorno) tra la gola della Procura e Giacalone. In alcune parti in corrispondenza della gola della Procura, la strada risulta scalpellata per una lunghezza di circa duecento metri e la salita si fa molto ripida con una pendenza che si aggira intorno ai 30/35 gradi.
I paesaggi sono bellissimi e per niente monotoni
Junio Tumbarello
L’inizio al sentiero è facile da trovare: una volta raggiunto l’ingresso di Giacalone (dallo scorrimento veloce Palermo-Sciacca), dopo pochi metri sulla sinistra troverete un cartello blu con le indicazioni del percorso. Una rapida salita vi porterà in uno spiazzo dove potrete parcheggiare e proseguire a piedi. Alle vostre spalle noterete il panorama della Conca d’Oro e davanti a voi invece vedrete il passo che dovrete superare per buttare uno sguardo sull’altro lato di Sicilia, la Valle dello Jato (e continuando lungo una linea immaginaria… Partinico e Mazara del Vallo). A destra invece una parte del confine orientale del bellissimo bosco di Renda, dove nasce il fiume Oreto.
A poco più di metà del percorso, la contrada Dammusi sarà luogo ideale per la vostra pausa pic-nic: qui rimarrete affascinati da una serie di costruzioni (mannare, masserie, stalle e fienili, ricoveri per cavalli, abbeveratoi) che testimoniano quanto fosse dinamica la vita nel territorio che la Cannavera attraversa.
Valle dello Jato, la trazzera della Cannavera
Tra i suoi frequentatori più noti non mancano il bandito Giuliano, che da Montelepre giungeva a Palermo per questi monti e Gaspare Pisciotta, che, si racconta, trovò ricovero proprio in una di queste case contadine che incontrerete sulla strada.
Nel Medioevo la Cannavera era una importante via di comunicazione commerciale tra il capoluogo siciliano e la Valle dello Jato. La valle era intensamente coltivata e i prodotti dell’agricoltura venivano trasportati in città attraverso una mulattiera che valicava i monti tra il Cozzo Busino e la Costalunga, a quota metri 931.
La trazzera attraversava la Scala della Corte, la contrada Cannavera, Giacalone e Monreale. All’imbocco della Scala della Corte, passaggio obbligato per Palermo, sorgeva la Procura della Corte (o Scala della Curia), una dogana per il pagamento delle imposte all’Arcivescovado di Monreale (ancora oggi nell’ultimo tratto del percorso -praticamente al “giro di boa”- sono visibili i resti di questa antica masseria). La Procura è costruita su un accumulo di travertino con impronte di foglie. I botanici vi hanno riconosciuto diverse specie di piante tra cui un alloro, Laurus azorica, che oggi è estinto dalla parte orientale del suo vecchio areale e sopravvive nelle isole Azzorre, Canarie e Madeira ed in Marocco.
Non resta che augurarvi buona passeggiata…