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Piazza Bellini, Palermo e i suoi tesori

Maggio 20, 2021 by SiciliaWeekend

Piazza Bellini, Palermo e i tesori da scoprire con una passeggiata: il Teatro Bellini, la chiesa della Martorana e la chiesa di San Cataldo.

Appena usciti dal complesso di Santa Caterina, ancora inebriati dall’esalante profumo dei dolci, ci ritroviamo nuovamente su piazza Bellini, una volta “piano della Martorana e di Santa Catarina” la cui spettacolare visione panoramica dalle terrazze del monastero aveva già riempito i nostri sguardi.

Piazza Bellini a Palermo
Piazza Bellini a Palermo – foto Giuseppina Lombardo

Siamo in un luogo nel quale, a pochi passi l’uno dall’altro, si concentrano dei veri e propri gioielli monumentali e storici.

Il teatro Bellini

Alla nostra sinistra il Teatro Bellini, uno fra i teatri più antichi di Palermo, fu costruito nel 1726. Tuttavia la sua inaugurazione avvenne nel 1742, allorché la sua struttura – completamente in legno – fu in grado di accogliere 500 spettatori. Il nome originario era “Teatro di Travaglino” (o “Travaglini”), in riferimento alla tipica maschera popolare palermitana. In seguito gli fu dato l’appellativo “S. Lucia”, in quanto adiacente alla dimora dei marchesi di S. Lucia e Valguarnera.

Quando la corte di Napoli si rifugiò a Palermo a causa della rivolta del 1799, la regina Carolina cominciò a frequentare assiduamente il teatro che, in suo onore, prese il nome di Real Teatro Carolino. Dopo diverse ristrutturazioni, finalmente nel 1848 venne battezzato con l’attuale nome. Il teatro Bellini portò in scena prestigiosissimi nomi e rappresentazioni per molti anni.

Ma dal 1907 funzionò come cinema o per spettacoli di varietà. Purtroppo nel 1964 fu gravemente danneggiato da un incendio e solo dopo un intervento del Teatro Biondo riprese le funzioni di teatro. Ci auguriamo, insieme agli odierni proprietari, che il teatro venga riportato ai suoi antichi splendori.

La chiesa della Martorana

Immediatamente di fronte a noi si innalza la chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio, meglio conosciuta come “la Martorana”, dal nome della nobildonna Aloisia Martorana, fondatrice nel 1194 del vicino monastero di clausura benedettino che fu annesso alla chiesa nel 1435. Il tempio, nel cui cortile nel 1295 i giudici pretoriani tenevano le loro udienze, sorse invece nel 1143 come cappella privata di Giorgio d’Antiochia, ammiraglio di re Ruggero II.

Una chiesa così descritta dal marchese di Villabianca: “pellicciata tutta di mosaico antico, lustrosa di porfidi e di marmi anche nobili e di raro pregio”. Mosaici bizantini incantevoli, fra i più antichi della Sicilia assieme a quelli della Cappella Palatina, in cui il più significativo rappresenta re Ruggero II inginocchiato nell’atto di ricevere la corona personalmente da Gesù. Nella chiesa della Martorana si celebra a tutt’oggi il rito greco-ortodosso, nella medesima fede del suo fondatore, e vi è custodito un grande dipinto di San Nicola proveniente dalla chiesa di San Niccolò dei Greci che si trovava vicino palazzo Lampedusa, monumenti entrambi distrutti dai bombardamenti del 1943. Subito dopo anche il titolo parrocchiale della chiesa di S. Niccolò dei Greci fu trasferito nella chiesa e Concattedrale di San Maria dell’Ammiraglio.

Perché la chiesa dell’Ammiraglio si chiama della Martorana

Ma il nome “Martorana” viene attribuito anche a dei dolcetti in pasta reale perché è legato alla leggenda secondo la quale le monache benedettine dell’omonimo monastero, in attesa nel periodo invernale della visita di un importante personaggio, forse un re o un vescovo, vollero adornare il loro sguarnito giardino con dei coloratissimi frutti in pasta reale appesi ai rami degli alberi.

La gradevole sorpresa e l’apprezzamento manifestati dal loro ospite le indusse a ripetere la novella e geniale creazione, diventata ormai uno dei simboli dolciari più tipici ed invitanti della città di Palermo. Una città in cui tutti i sensi vengono coinvolti e specialmente quelli della vista, del gusto e dell’olfatto, che spesso si mescolano in una formula dal risultato unico e irripetibile.

La chiesa di San Cataldo in piazza Bellini

Non possiamo lasciare piazza Bellini senza visitare la vicina chiesa di San Cataldo, un altro piccolo gioiello arabo-normanno. Di certo piccolo, nonostante il senso di imponenza trasmesso grazie alla sua sopraelevazione rispetto al piano stradale. Entrarvi significa respirare un’atmosfera inaspettata, in cui il visitatore viene avvolto dal gioco di luci che penetrano dalle alte finestrelle delle tre cupole insinuandosi fra gli archi.

Tutto induce al silenzio ed alla preghiera in questo monumento costruito, forse come cappella privata, da Maione da Bari – Grande Ammiraglio del re – nel periodo della sua carica svolta fra il 1154 e il 1160. Alla morte di Maione, la chiesa fu acquisita dal Regio Demanio e poi divenne proprietà dell’Ammiraglio Regio Silvestro di Marsico che vi fece seppellire, come si può vedere da una lastra sepolcrale, la figlioletta Matilda morta prematuramente. Dopo essere passata alla Dogana dei Baroni nel 1175, per volontà di Ruggero II nel 1182 divenne la Gancia (ospizio) dei benedettini di Monreale per la cura degli infermi.

Nel 1787 ospitò gli uffici della Regia posta e negli anni a seguire fu addossata da una serie di costruzioni che praticamente la inghiottirono. Un secolo dopo essere divenuta sede della Regia posta, Michele Amari intervenne presso la Commissione alle Antichità e alle Belle Arti affinché iniziassero i restauri della chiesa. In pochi anni l’architetto Giuseppe Patricolo la restituì alla cittadinanza, in tutta la sua bellezza e finalmente liberata dalle fabbriche aggiunte con le tre cupolette dipinte in rosso, colore da egli interpretato come quello originario. Sarà probabilmente un falso storico, ma il trio di cupole rosse svettanti nell’intenso azzurro del cielo palermitano è uno degli spettacoli più belli che si possano ammirare in questa meravigliosa città. Alla prossima passeggiata.

LE PASSEGGIATE ALLA SCOPERTA DEL CENTRO STORICO DI PALERMO

Ecco le altre “puntate” del racconto di Palermo.

  • Passeggiare a Palermo Vol. 1
  • Passeggiare a Palermo Vol. 2
  • Passeggiare a Palermo Vol. 3
  • La torre di San Nicolò
  • L’itinerario del Conte di Cagliostro
  • Palazzo Conte Federico
  • Chiesa dell’Origlione
  • La Cappella delle Dame

LA NOSTRA GUIDA-AUTRICE

Il mondo di Giuseppina Lombardo è ricco e variegato, la sua passione per la storia e la città di Palermo ci conduce nei meandri più affascinanti della città.

In attesa di scoprire i nuovi itinerari, potete sfogliare il suo libro, singolare per il fascino con cui racconta i luoghi meno battuti e le particolarità storiche da scoprire in città.

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Filed Under: Apertura, Cultura Tagged With: beni culturali, palermo a piedi

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