Magna Via Francigena tappa 2: il percorso da Santa Cristina Gela a Corleone lungo l’Alto Belice Corleonese. La distanza e cosa vedere lungo il cammino.
La seconda tappa della Magna Via Francigena Palermo Agrigento è lunga 25,6 chilometri per 1714 metri di dislivello: parte dal centro di Santa Cristina Gela e giunge nel paese di Corleone. Questo il diario di tappa delle Panama Walkers.
Non siamo sicure se il primo giorno a svegliarci alle 5:30 sia stata più la digestione della caponata della signora Silvana o la moltitudine di sveglie che avevamo puntato per contrastare il vino aromatizzato con frutta dolce del marito.
Sapevamo che ci aspettava una tappa intensa: parecchi km su parecchio dislivello e caldo intenso. In più, il secondo giorno di Cammino, il corpo è impegnato a riorganizzarsi sull’assetto del pellegrino. Bisogna mettere in conto una serie di dolori, vesciche e acciacchini vari per lasciarsi alle spalle la vita sedentaria.
E qui arriva il bello! Mentre il corpo si riassetta e sorge spontaneo il “Ma ne valeva la pena? Ma delle ferie sdraiate al mare mai?!” ..ecco che il cuore si riempie di bellezza e la risposta arriva rapida: “Cosa vuoi di più dalla vita?!”.
L’Alto Belice Corleonese
Siamo nella campagna dell’Alto Belice Corleonese, terra dura e amara quanto immensa e sbalorditiva. Attraverso filari, campi di grano e masserie medievali raggiungiamo prima il santuario di Tagliavia, poi il bosco della Ficuzza e di Rocca Busambra dove si stagliano gli stupendi massicci di Rocca Argenteria e Pizzo Nicolosi e infine arriviamo a Corleone, borgo di antica bellezza.
La felicità non è avere quello che si desidera, ma desiderare quello che si ha. La citazione è di Oscar Wilde, ma non l’abbiamo mai sentita così vera come in questo incontro sulla Magna Via in Sicilia
Camminiamo estasiate tra distese infinite di grano.. l’oro dei campi punteggiato qua e là dal verde intenso delle viti. A perdita d’occhio nessuna figura umana a disturbare questo quadro vibrante nel caldo d’agosto.
Una masseria medievale in lontananza. I cani preannunciano la presenza di un gregge, caute ci avviciniamo. Subito ci accolgono i pastori, ci tranquillizzano “i cani sono buoni” e ci invitano a bere del latte appena munto. Come rifiutare?! Ci offrono una caciotta per il viaggio e rifiutano categoricamente di essere pagati. Non accettano soldi dai pellegrini e poi stanno bene così, dicono. La baracca in lamiera per l’estate, gli animali e la stalla per l’inverno.
Sono felici di accogliere qualche pellegrino ogni tanto e accettano solo piccoli cimeli come ricordo. Ci mostrano fieri una Conchiglia di San Giacomo, una bandana e berretto di precedenti viandanti. Resteremmo di più ma tocca ripartire. Dopo qualche metro.. ci rendiamo conto che mai una caciotta ci ha reso tanto ricche.
Massicci come le Dolomiti hanno la capacità di farti sentire allo stesso tempo piccolo e parte di qualcosa di maestoso. Si riesce a relativizzare la propria posizione nel cosmo senza che ciò sia avvilente, anzi, con un certo godimento, si mettono da parte le quisquiglie di tutti i giorni in favore di un orgoglioso senso di appartenenza alla natura.
Cosa vedere lungo la Magna via Fancigena tappa 2
Sulla Magna Via Francigena tappa 2, dopo circa 12 km dalla partenza, incontriamo il Santuario di Tagliavia, dal 2012 affidato alla comunità Le Cinque Pietre, solare e accogliente. Consigliamo di godere della loro ospitalità. Dal Santuario fino a Corleone, il paesaggio è emozionante, ma la strada impegnativa e senza fonti d’acqua.
Dopo pochi km, si erge d’impatto Rocca Busambra, il gruppo montuoso più alto dei monti Sicani, articolato lungo una dorsale di 15 km costituita da diversi rilievi. Tra questi, Pizzo Nicolosi e Rocca Argenteria, sono i titani tra cui passa il Cammino.
L’arrivo a Corleone è tosto: parecchio dislivello e un muro con pendenza 90% in chiusura. Il terreno argilloso bagnato dal temporale aumenta il disagio, affondiamo e ad ogni passo guadagniamo sotto le scarpe cm di fango. La sera siamo tanto stremate quanto felici per gli incontri della giornata!
IN CAMMINO CON LE PANAMAWALKERS
Le Panama Walkers, ovvero Sara e Tiziana, di Milano e Bolzano, amiche, camminatrici e amanti dei viaggi slow. Il loro nome nasce dal fatto che, in viaggio, indossano sempre il tipico cappello bianco con la fascia nera. Nato come strumento per proteggersi dal solleone, è diventato un segno distintivo. Durante i cammini scelgono di muoversi senza internet né gps né telefoni, affrontando il viaggio old school munite di cartine e bussola. Questa disconnessione sarà una ri-connessione?