Vucciria: il mercato di Palermo, il quadro di Renato Guttuso, il significato della parola, la musica e le curiosità raccontate in podcast.
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Vucciria è una parola bellissima. In dialetto siciliano significa confusione. Una confusione colorata, piena di voci che si sovrappongono una sull’altra e piene di vitalità. Vucciria non è sinonimo di bordello, si badi bene. Vucciria sono gli amici che discutono al bar, sono i bambini che ridono e giocano in spiaggia, sono (o meglio erano) i mercanti che abbanniavano le loro mercanzie tra queste viuzze del centro storico di Palermo.
Se di Vucciria Palermo vogliamo parlare, allora nel mercato dobbiamo andare. In una manciata di isolati, tra il mare della Cala e il Corso Vittorio Emanuele, sino alla via in cui c’è il teatro stabile della città, il Biondo, sorge il mercato della Vucciria.
Un mix di venditori di frutta e verdura, carne, pane e pesce contraddistinto da una caratteristica che è parte della storia e delle leggende urbane cittadine. Il simbolo di questo mercato sono le balate. La pavimentazione in marmo, nella tradizione popolare, misurava non solo la vita della città ma anche l’ordine mondiale. Si diceva che il mondo sarebbe finito quando si sarebbero asciugate le balate della Vucciria.
È un po’ così, purtroppo. Perché, a differenza di Ballarò, questo mercato non ha saputo restare ancorato al suo passato, lasciando spazio ad una necessaria rigenerazione urbana che lo trasforma in un interessante polo turistico in cui passeggiare tra locali, ristoranti, bed and breakfast e palazzi nobiliari che richiamano il fascino della decadenza.

Vucciria Renato Guttuso: il quadro
Se però vogliamo tornare ad assaporare il mercato con il vero significato della parola Vucciria dobbiamo tuffarci in un quadro. Con questo nome, infatti, il pittore di Bagheria Renato Guttuso ha firmato il suo dipinto più celebre. L’opera di Guttuso condensa nelle immagini e nei colori tutta l’atmosfera che si respirava un tempo fra le balate del mercato.
Il pesce, la carne e le verdure sono in primo piano tra colori smaglianti e dettagli da scoprire. Una donna, dipinta di spalle, è intenta a vivere il quotidiano della Vucciria, la spesa necessaria a mettere in tavola tutti i sapori della Sicilia. Più avanti altra gente e i mercanti che, con la loro abbanniata, il grido della merce, animavano di suoni le strade del quartiere.
Il dipinto può essere ammirato all’interno di Palazzo Steri, in piazza Marina, oggi sede del rettorato universitario, di fianco alle stanze che conservano i graffiti del carcere dell’inquisizione.
Il mercato
Il mercato era un quadro che potevi vivere dal vivo. Patria dello street food palermitano, offriva davvero angoli di gesti, odori e immagini per ogni genere d’artista. Dal signore che faceva rimbalzare le vongole sul marmo per verificare che fossero piene, sino a quello che spicchiava a mano aringhe e acciughe sotto sale, passando per il venditore di baccalà che potevi mangiar crudo con una goccia di limone.
Poi c’erano le storiche millefoglie con lo zucchero grosso, l’uvetta e la ciliegia candita sopra, trattorie con vista panoramica e gente, tanta gente da incrociare lungo le strade che si diramano dalla piazza del mercato.
A Vucciria
Una parola così ricca e sonora, così legata al cibo non poteva che diventare anche il simbolo di locali e ristoranti sparsi per lo Stivale. Così, non è difficile che, viaggiando, vi ritroviate davanti a Vucciria Milano, a Vucciria Torino e così via con altre città come Pavia e via dicendo.
Ma non ci si ferma certamente al cibo, perché questo mercato, oltre ad avere ispirato il quadro di Renato Guttuso, è stato cantato da tanti artisti siciliani. Ne scegliamo uno, Alessio Bondì, che alla Vucciria ha dedicato un brano allegro e colorato che ne racconta una straordinaria vicenda della notte senza trascurare la tradizione, primo fra tutti quello delle balate.
E speriamo davvero che le balate della Vicciria non si asciughino mai.