La chiesa di San Giuseppe dei Teatini, a Palermo. Cosa vedere all’interno dell’edificio di culto da visitare o scegliere per il vostro matrimonio.
Se non vi è bastata l’esplosione barocca della chiesa del Gesù, altrimenti detta “Casa professa”, non ci resta che scendere la scalinata di piazza Pretoria fra le due sfingi ed attraversare via Maqueda per visitare la magnifica chiesa di San Giuseppe dei Teatini che ingloba il canto di Santa Cristina.

Lustratevi gli occhi, mentre ripercorriamo velocemente la storia di questo tempio. L’Ordine dei Chierici Regolari Teatini nacque nel 1524 grazie a San Gaetano di Thiene, nato a Vicenza, insieme ad altri tre uomini di fede tra cui Gian Pietro Caraffa, vescovo di Chieti: città il cui nome latino è Theate, da cui il nome “Teatini”. San Gaetano nacque nel 1480 in un famiglia aristocratica e religiosa dalla quale si staccò dopo la laurea per ritirarsi a vita umile e nascosta. Successivamente si mise al servizio dei poveri e degli ammalati mentre si amareggiava constatando l’allontanamento dei costumi religiosi e popolari da quelli che erano gli insegnamenti del Vangelo.
La Congregazione dei Chierici Regolari Teatini crebbe in numero e in devozione, operando per il bene della popolazione soprattutto a Roma ed a Napoli.
La storia della Chiesa dei Teatini
Ai primi Teatini, arrivati a Palermo nel 1601, il Senato concesse dei finanziamenti e la chiesa di S. Maria della Catena. Un paio di anni dopo essi iniziarono a ricercare una nuova e più ampia sede, poiché il loro numero era in costante aumento. E così si insediarono nella casa della Confraternita di S. Giuseppe dei Falegnami e relativa chiesa, già “Chiesa di S. Elia alla porta giudica” adattandola ad oratorio che dedicarono a S. Giuseppe.
Oggi la Casa dei Padri Chierici Regolari, detti Teatini, è una delle sedi dell’Università di Palermo, ma il bellissimo oratorio intitolato a S. Giuseppe è ancora esistente con accesso sia dall’interno della stessa Università che da via Giuseppe d’Alessi. Già pochi anni dopo, nel 1612, iniziarono i lavori per la vicina chiesa barocca di San Giuseppe, che terminarono nel 1645. Si può senz’altro dire che, sin quasi dall’apertura di via Maqueda del 1600, la residenza dei Teatini è sempre rimasta la stessa.
A Palermo il culto verso San Gaetano era molto sentito così come l’attaccamento nei confronti dei Teatini per le loro opere di bene, tanto da chiamarli “patri santi”, come ci dimostra questa antica preghiera in dialetto.
“San Gaetano gluriusu e piu, sempri priava a Diu pi la so’ mensa picchì unn’avia nuddra pruvirenza. Mentri priava quattru ancili, quattru cannistri di cibu ci calaru e tutti li patri santi si saziaru. San Gaitanu comu priasti a Diu pi la to’ mensa, a priari a Diu pi la nostra Santa Pruvirenza. Accussì sia.” (San Gaetano, glorioso e pio, pregava sempre Dio affinché provvedesse alla propria mensa, poiché non aveva alcuna provvidenza. Mentre pregava, scesero dal cielo quattro angeli con quattro canestri di cibo, che riuscirono a saziare tutti i santi padri. San Gaetano, così come pregasti Dio per la tua mensa, devi pregare Dio pure per la nostra Santa Provvidenza. Così sia).
La statua di San Gaetano
Infatti ad angolo fra via Maqueda e via dell’Università esisteva una statua di San Gaetano, oggi posizionata a Brancaccio, dopo una serie di alterne vicende. Ma la causa della sua dismissione dal luogo di origine avvenne nel 1867 per volontà del sindaco dell’epoca: il marchese Antonio Starrabba di Rudinì, che la ritenne come un “intralcio alla viabilità delle carrozze”. Per fortuna, in via dell’Università, rimane una bella edicola votiva del Santo.
Cosa vedere dentro la Chiesa dei Teatini
Tornando alla chiesa, non si può che dar ragione al marchese di Villabianca che la definì “Casa magnifica e chiesa che può dirsi, senza tema di fallo, portar la palma in rango di nobiltà e magnificenza”. Entrando in questo trionfo di magnificenza, sorprende subito la vista delle acquasantiere sorrette ciascuna da un grande angelo, opera di Ignazio Marabitti. E le imponenti colonne in marmo grigio di Billiemi si innalzano a reggere il tempio in tutta la sua bellezza. A tal proposito, il Mongitore racconta che nel 1612, proprio mentre la chiesa era in costruzione, partirono delle colonne dalle cave del monte Billiemi ad essa destinate.
Durante il trasporto ne cadde una rompendosi e, per via del fatto che rimase per molto tempo in quel luogo e in quelle condizioni, la strada prese il nome che conserva a tutt’oggi: via Colonna rotta. Vicino ad una delle acquasantiere è posta una bellissima statua di scuola gaginesca che raffigura la Madonna dell’Oreto, proveniente dall’omonima chiesa basiliana sul ponte Corleone, ormai ridotta ad un rudere, nella quale la leggenda vuole che abbia vissuto come monaca Costanza d’Altavilla, madre di Federico II, prima diventare regina. Ed un’altra tradizione racconta che vi dimorò la stessa S. Rosalia prima di scegliere la vita da eremita.
Anche questa pregiata e fine scultura ha una storia particolare: si racconta che, dopo il 1846, le suore basiliane l’avevano trasferita dalla ormai abbandonata chiesa della Madonna dell’Oreto fin nel loro monastero del SS. Salvatore al Cassaro. Intimorite dall’abrogazione degli ordini religiosi del 1866, la affidarono ai padri Teatini e da allora la chiesa di S. Giuseppe divenne la sua nuova casa.
La chiesa ipogea
Ma le sorprese di questo splendido monumento non sono finite: esiste una chiesa ipogea al di sotto di esso: il Santuario della Madonna della Provvidenza da cui sgorgano acque ritenute miracolose che attualmente si possono ancora attingere da una fontana posta in uno spazio in cui si accede dalla stessa chiesa di S. Giuseppe. Infatti il Santuario ipogeo da diversi anni non è più disponibile alle visite ed è un vero peccato, perché il mio legame con questo luogo va oltre il mio santo protettore: uomo “giusto”, come viene definito S. Giuseppe nel Vangelo.
Innanzitutto aleggia la leggenda che esisterebbe una terza chiesa ipogea, del tutto allagata, di cui però non trovato fonti storiche, a parte il recente ritrovamento di una cavità al di sotto del sopra menzionato oratorio di S. Giuseppe. Inoltre ho da narrarvi un piccolo aneddoto personale: improvvisamente, negli anni Ottanta del secolo scorso, l’afflusso dell’acqua miracolosa si interruppe misteriosamente. Ricordo che una mia amica commentò che potesse essere un segno del dispiacere della Madonna per il poco fervore dei suoi figli. In quel periodo una notte sognai che l’acqua miracolosa aveva ripreso a sgorgare come sempre ed in effetti il mio sogno si avverò il giorno dopo. Non mi sono inoltrata in tutti i dettagli artistici ed ornamentali di questo fiero ed importante monumento perché lascio a voi la loro scoperta. Ma vi lascio con le curiosità e le piccole incognite che vi ho raccontato per ritrovarci insieme alla prossima passeggiata.
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