Santa Rosalia Palermo e le tradizioni legate alla patrona della città ed al festino: i babbaluci e come prepararli, e la storia di Rosalia che salvò Palermo dalla peste.
Ascolta da qui gli altri podcast di SiciliaWeekend
Viri chi danno chi fanno i babbaluci…, È così, la settimana della santuzza, del festino di Santa Rosalia di Palermo se preferite, si porta dietro strascichi di ogni genere, primo fra tutti quelli culinari. E, se proprio dobbiamo sceglierne uno, prendiamo a modello quello dei babbaluci, lumache, escargot, piatto da mangiar caldo ma anche freddo, a pranzo come al tramonto, unito a fresca anguria o birra ghiacciata.
I fruttivendoli ne sono pieni ma, nel caso i cui vogliate raccoglierne una manciata potreste fare una passeggiata sotto il sole cocente tra le campagne di Tagliavia, a Corleone, ma anche di Sambuca, nell’agrigentino, o davanti al mare di San Vito Lo Capo solo per citarne un paio fra quelle più redditizie. A meno che non vorrete comprarne di già pronti a piazza Kalsa o a Ballarò vi guideremo in quella che è l’avventura della loro preparazione.
LA PREPARAZIONE DEI BABBALUCI ALLA PALERMITANA
La prima operazione sarà quella di metterli sotto il sole in uno scolapasta coperto da un panno bagnato per un giorno intero. Di fondamentale importanza l’utilizzo di un cordino per legare il panno, onde evitare l’invasione delle lumache in casa o in tutta la terrazza. Poi, i babbaluci vanno lavati più e più volte e messi nella pentola di cottura con dell’acqua. Anche qui un’accortezza: la pentola dovrà essere salata sulla parte alta del bordo esterno per non fare scappare le lumache.
Ancora una volta la pentola va messa al sole per far si che i babbaluci restino fuori dal guscio e siano più facili da estrarre. Iniziate poi la cottura a fuoco lento per poi alzare la fiamma. Le lumache necessitano di un paio di minuti per cuocere. Salate a piacimento e, a parte, preparate un abbondante soffritto di olio, aglio e pepe da aggiungere ai babbaluci una volta scolati. Completate con del prezzemolo tritato e godetevi la mangiata.
Il festino di Santa Rosalia a Palermo

Se parliamo di babbaluci non possiamo non parlare della festa dedicata a Santa Rosalia, patrona di Palermo e anche delle sue rose.
La storia ci insegna che Rosalia Sinibaldi, vissuta fra il 1130 e il 1170, lasciò una vita agiata alla corte di re Ruggero II per seguire la via della fede e per questo rifiutò anche un importante matrimonio. Si rifugiò prima fra i monti Sicani, poi nella famosa grotta di Monte Pellegrino che ne conserva le esequie.
Fu lei, secondo la tradizione, a salvare Palermo dalla peste del 1624. Da una nave proveniente da Tunisi una donna disse di avere avuto un’apparizione e rivelò dove si trovava il corpo di quella Rosalia poi divenuta santa.
Non c’è anno a Palermo in cui non si ricordi la patrona grazie al Festino e poi con la famosa “Acchianata” sul monte in cui ci sono le esequie. Lo stesso monte dalla vista spettacolare che incantò Goethe nel suo Viaggio in Sicilia. La passeggiata dei devoti, la salita sarebbe meglio dire, si svolge il 4 settembre, giorno della morte di Rosalia.
Il festino e i fiori
Il Festino di Santa Rosalia a Palermo è un immenso contenitore di simboli che toccano sia il sacro che il profano. Ma quello più bello è quello legato alle rose, di cui si riempie la città nella notte del Festino e al giglio bianco.
“Il significato delle rose è legato al gesto del matrimonio, dove i fiori rappresentano la lealtà a Dio. Rosalia è vergine, il giglio rappresenta la verginità e le rose sono il simbolo d’unione”.
Una storia di gusto, credenze e passione che si dipana in una lunga e intensa notte, a palermo, da vivere a piedi seguendo il carro trionfale. in cui alla fine esplodono i fuochi in onore di Santa Rosalia.