Magna Via Francigena tappa 5: Castronovo di Sicilia, Cammarata, Santo Stefano Quisquina. Il percorso, e cosa vedere in questa tappa del cammino.
Dal punto più basso a quello più alto: questa tappa della Magna Via Francigena va per estremi. Lasciamo Castronovo lungo il viale principale in discesa costante. Le luci dei lampioni ancora accese: il Borgo dorme, ma la campagna in lontananza è già indaffarata.
Dobbiamo raggiungere il fiume Platani a fondovalle, da cui ha origine tutto questo verde che in Sicilia, ad agosto, ci pare a metà tra il sogno e l’abbaglio. E poi di nuovo su, verso la cima più alta dei Monti Sicani, il monte Cammarata.
Questo saliscendi non ci spaventa: oramai sappiamo che la Sicilia sa ben ricompensare la fatica sfamando tutti e cinque i sensi, oltre la panza.
In coda a questa tappa, abbiamo deciso di raggiungere Santo Stefano Quisquina, variante proposta dalla guida di Davide Comunale edita da Terre di Mezzo. Secondo noi, l’Eremo di Santa Rosalia e il Teatro Andromeda sono due luoghi unici e imperdibili.
Magna via Francigena tappa 5: il percorso
Castronovo da poco alle spalle ci guarda dall’alto imponente. Noi ci giriamo ogni tanto a cercare il suo sguardo rassicurante. Sembra dirci “forza bimbe, non abbiate paura”. Noi ci addentriamo in questa giungla rigogliosa e inaspettata. È la Valle del Platani, grande madre della Sicilia meridionale.
Noi lasciamo che il suo utero fertile ci accolga lasciandoci cullare dall’ombra lungo le sponde del Platani. Come se non bastasse tutto questo verde sospeso nel silenzio, ci imbattiamo nelle grotte di Capelvenere, antica necropoli dei popoli Sicani.
Stiamo attraversando un campo di ulivi, punteggiati qua e là da cactus, vite e fichi d’india, quando si apre davanti a noi questo articolato sistema di grotte. L’ambiente, oltre ad essere stupendo alla vista, è carico di energia e contribuisce alla dimensione onirica che stiamo vivendo lungo questa tappa.
Stordisce pensare che questi luoghi abbiano accolto le orme dei popoli preellenici come oggi accolgono le nostre. Lasciamo che gli avi di questa terra meravigliosa ci sussurrino le loro storie. Si dice che Castro fu celebre nei secoli per la presenza di bellissime donne e come città natale di Epicarmo, inventore della commedia. Insomma New York segue.
Il teatro di Andromeda
È stato un onore poter conoscere l’artista Lorenzo Reina, ascoltare la sua storia e il racconto della genesi di questa grande opera d’arte. Il Teatro Andromeda è uno spazio senza tempo che trasmette messaggi universali al di là delle epoche, dei luoghi e delle genti.
Ci troviamo a Santo Stefano Quisquina, lungo una variante della Magna Via Francigena che consigliamo fortemente. Last but not least: la variante consente anche la visita all’Eremo di Santa Rosalia. Insomma: s’ha da fare!
In tanti mi chiedete come è nata l’idea del teatro. È scritto che lo Spirito, come il vento, soffia dove vuole e ha soffiato qui, dove alla fine degli anni settanta, portavo a pascere le pecore, che stranamente, come prese da incantamento, restavano a ruminare ferme come sassi. Allora ho intuito che da questo luogo fluisce energia positiva, così nei primi anni novanta alzai le prime pietre -non sarei più stato solo.
Lorenzo Reina
In quel tempo ho saputo che la Galassia M31 della Costellazione di Andromeda entrerà in collisione con la nostra Galassia tra circa due miliardi e mezzo di anni, pensai allora di dare forma a una cavea con 108 pietre ricalcando la mappa delle 108 stelle della Costellazione di Andromeda. Vedi, è una storia semplice.
IN CAMMINO CON LE PANAMAWALKERS
Le Panama Walkers, ovvero Sara e Tiziana, di Milano e Bolzano, amiche, camminatrici e amanti dei viaggi slow. Il loro nome nasce dal fatto che, in viaggio, indossano sempre il tipico cappello bianco con la fascia nera. Nato come strumento per proteggersi dal solleone, è diventato un segno distintivo. Durante i cammini scelgono di muoversi senza internet né gps né telefoni, affrontando il viaggio old school munite di cartine e bussola. Questa disconnessione sarà una ri-connessione?