Cinque libri brevi da leggere in un weekend o da mettere in valigia se hai poco spazio. I consigli di lettura tra gialli e romanzi appassionanti.
Non sempre si ha voglia di un “mattone” seppur bello ed entusiasmante. A volte sei semplicemente in partenza e non puoi mettere in valigia un libro che fa superare i chil a disposizione per il bagaglio a mano. A volte vuoi iniziare a leggere nel weekend e desideri finire i libri nel poco tempo a disposizione. Ecco allora che i libri brevi si possono rivelare ottimi compagni di lettura. Di libri brevi ne proponiamo cinque.

“Confidenze” di Domenico Starnone
“Raccontami la cosa che non hai mai detto a nessuno, di cui ti vergogni di più, e io farò altrettanto. Così rimarremo uniti per sempre.” Propone lei, in un momento di intimità, dopo l’ennesimo litigio.
Pietro e Teresa, dopo un rapporto burrascoso e fedifrago, si lasceranno ma, la confidenza che si sono scambiati li terrà, davvero, uniti per sempre.
Non tanto Teresa, quanto Pietro vivrà nell’incubo che la sua ex racconti il suo segreto, riducendo in macerie quella vita perfetta che un volere supremo, a sua insaputa, sembra avere costruito. Pietro ha sposato Nadia, ha avuto tre figli e, da anonimo insegnante di lettere, diventa un autorevole saggista pubblicando due pamphlet contro il sistema scolastico, fino a meritarsi un onorificenza pubblica. Marito fedele e accondiscendente, padre presente e affettuoso, lavoratore indefesso e appassionato, amico comprensivo e disponibile, Pietro è amato e stimato da tutti.
Ma è davvero così “perfetto”? È spontanea la sua bonarietà o si sforza di essere gentile? È per amore che non tradisce, o per paura delle conseguenze? Merita davvero gli onori da intellettuale che gli vengono riconosciuti oppure è stato tutto il frutto di un caso fortuito e l’incontro con un mentore illustre?
Tutto può crollare per una confidenza svelata, “attento a te” è la minaccia incombente di tutta una vita; oppure, tutto può crollare sotto il peso dell’insicurezza e del suo senso di inadeguatezza. Ma cosa avrà mai confidato, di così grave, Pietro a Teresa? Leggi il libro.
Libri brevi gialli: “Mare, amore e barbecue” di Dario La Rosa
Equipaggiati come un’unità militare in missione, le famiglie Guarrasi e Bavetta, domenica alle 9 in punto, approdano sulla spiaggia di Mondello. Teli, sdraio, ombrelloni e cappellini per proteggersi dal sole; anelletti al forno e caffè freddo per rifocillarsi; settimana enigmistica e carte da briscola da alternare alla siesta con un occhio chiuso e uno aperto a controllare i bambini. Il sole e il mare. Non manca niente per una perfetta giornata di vacanza “alla palermitana”. Ma, ancora una volta, i due compari, Iachìno e Gerlando, sono nel posto giusto al momento sbagliato! Manco il tempo di arrivare, il bagnino li avverte.
Un macello c’è! C’è un tizio morto qua in spiaggia, un picciotto di neanche trent’anni.
Impossibile per i due giornalisti (di satira) non impicciarsi. Il loro fiuto investigativo, corroborato da ciambelle zuccherate “cavure cavure” e stimolato dalla caffeina del bar, li porterà alla soluzione del caso. Destreggiandosi tra indizi accidentali, depistaggi involontari e il placcaggio delle mogli, Iachìno e Gerlando, in perfetta tenuta da bagnanti, con tanto di ciabatte e piedi insabbiati, consegneranno il colpevole al Questore ormai rassegnato a dover considerare la “strana coppia” una risorsa investigativa. “Voi avete la capacità di infastidirmi tutte le volte che vi penso. Eppure sapete che ormai è nato un sentimento? Mi fate tenerezza e mi dispiace ammettere che nella follia e nella fortuna in cui sembrate affondare ogni volta, non posso non tenervi in considerazione.” E nemmeno noi lettori! Sfoglia le prime pagine gratis.
“L’Arminuta” Donatella Di Pierantonio
Cos’è un figlio? Un miracolo della vita, una creatura generata dall’amore e per amore; oppure un caso, un’accidente, un inevitabile processo biologico? Un figlio è di chi lo mette al mondo o di chi lo cresce? È un dono o una proprietà?
Un’adolescente di appena 14 anni scopre bruscamente, da un giorno all’altro, di essere “orfana di due madri viventi. (…) Una mi aveva ceduta con il suo latte ancora sulla lingua, l’altra mi aveva restituita a tredici anni.”
“L’ Arminuta” in dialetto abruzzese è “la ritornata”. Prima, appena nata, ceduta da una madre con già troppe bocche da sfamare ad una che invece figli non ne poteva avere, viene, poi, bruscamente “restituita” (è la traduzione di “arminuta” più adatta) alla famiglia di origine che la accoglie come un sopruso, a dividere il pane che già non bastava prima.
Lei, che ha vissuto da figlia unica negli agi di una vita perfetta, piomba in un ambiente estraneo e rurale ai limiti dell’indigenza. Trattata come un pacco senza mittente consegnato a destinatari errati, si adatta con resilienza e reagisce con orgoglio alla scoperta di una verità crudele fatta di egoismo e arrendevolezza.
In sole 160 pagine, visto che di libri brevi parliamo, Donatella di Pietrantonio descrive uno spaccato dell’Italia periferica e provinciale che arranca dietro a quella delle città e del boom economico. Una scrittura asciutta e mordace con qualche espressione dialettale per segnare i confini geografici e sociali. Nessuna macchietta e, nessuna marchetta. Sfoglia in libro Einaudi.
“Come una storia d’amore” di Nadia Terranova
Il primo libro che ho letto di Nadia Terranova è “Gli anni al contrario”, romanzo che ad oggi resta il mio preferito, poi, ho letto volentieri anche “Addio fantasmi”. Mi piace il suo stile, è empatico, sembra che racconti da dietro una cinepresa, chi legge “vede” quello di cui lei parla. Le chiacchiere da mercato; la bellezza sottovalutata di un cielo plumbeo; il rumore che fa una sedia quando ci si alza; le caviglie di una donna; osservare fuori da una finestra.
Corpi, azioni, rumori, silenzi, colori che Nadia Terranova rende tridimensionali. Le protagoniste di queste storie, sono persone, non personaggi. Anche Roma, la guest star, presente in tutti i racconti di questa raccolta, è in carne ed ossa. Una nobildonna delabrè, che fa fatica a mantenere quella mitologica bellezza, deturpata da segni dell’età e trascuratezza. Città matrigna, che accoglie e poi respinge.
Quello che mi ha lasciato un senso di inquietudine è che le protagoniste sono sempre donne (anche nei due romanzi precedenti) in bilico fra la vita, di cui sono insoddisfatte, spesso senza un motivo apparentemente valido, e quella che vorrebbero, migliore, più felice, ma che non sono neppure sicure che esista. Si voltano indietro, si mettono in punta di piedi per guardare avanti, spiano anche la vita degli altri, in cerca di qualcosa; nemmeno loro sanno cosa. Penso che la vita vada vissuta per quella che è. Provare sempre un senso di vuoto e cercare quello che non si ha non fa che renderla peggiore. Leggi il libro edito da Giulio Perrone Editore.
Libri brevi: “Marìa” di Nadia Fusini
Ho conosciuto Nadia Fusini leggendo quel capolavoro che è “Possiedo la mia anima”, un viaggio appassionato e appassionante nella vita di Virginia Wolfe. Per questo, avevo grandi aspettative per María. È una novella, tra i libri brevi delle dimensioni di un tascabile. In poco più di cento pagine, si consuma il racconto di una donna che ha scelto un’amore sbagliato. Lui si è rivelato un sadico e un violento, le ha inflitto insulti e umiliazioni, l’ha resa testimone e quasi complice di un delitto. Ma lei si è sottomessa con una passività quasi morbosa, ha permesso che lui la picchiasse e la possedesse con furia animalesca.
Si è vergognata, di giorno, del piacere provato la notte. È labile il confine tra bene e male, tra vittima e carnefice tanto che, a volte, si sovrappongono e si confondono in dinamiche di coppia che è difficile rescindere. È complesso, fin troppo, parlare di violenza sulle donne, spesso si banalizza con slogan, frasi fatte e giudizi di parte ma in “María” c’è onestà intellettuale. Scrive bene Nadia Fusini, non dà tregua, incanta, ammalia, turba e mette a disagio.
“E così, accettando di subire volontariamente i tormenti, la vittima si trasforma in martire e il dolore che patisce diventa un sacrificio che offre a chissà chi. Che al mondo si soffra, non stupisce nessuno. Stupisce che in pochi si ribellino allo scandalo del dolore.”