Turismo accessibile in Italia, cos’è e a chi si rivolge: le categorie di disabili, la definizione e gli elementi che servono a capire meglio.
Quella del turismo accessibile in Italia è un’area che oggi suscita grande interesse ma che tuttavia rappresenta ancora una terra su cui c’è molto da piantare e da coltivare. Le esperienze di accessibilità in ambito turistico sono difatti considerate sul territorio nazionale come ancora l’eccezione cha fa la regola. Fa parlare di sé il fatto
che si progetti un percorso turistico per persone con esigenze particolari.

In realtà non si tratta soltanto di un percorso nobile dal punto di vista sociale e umano. L’accessibilità turistica contiene anche un potenziale di sviluppo e di crescita di un intero territorio molto forte. Basti pensare che ad oggi dai circuiti turistici tradizionali sono esclusi milioni di persone (i disabili ma anche le loro famiglie) che rinunciano all’esperienza del viaggio perché sanno di non trovare servizi adeguati.
Che significa turismo accessibile in Italia?
Ma cosa vuol dire fare turismo accessibile? Occorre riflettere su due concetti fondamentali. Accessibilità e
Esigenze Speciali.
Accessibilità
Quando si usa questo termine nella nostra mente si associa quasi automaticamente all’idea molto concreta di poter accedere ad un luogo in termini fisici e motori. Pertanto il concetto spesso si riallaccia alla tematica dell’abbattimento delle cosiddette barriere architettoniche.
In realtà il concetto di accessibilità e molto più ampio, complesso e concerne anche aspetti più immateriali riguardanti ad esempio il campo della comunicazione e della relazione. Esistono ad esempio barriere di tipo sensoriale che non consentono la fruizione di un bene o servizio come accade nel caso di esigenze di tipo visivo o uditivo.
Esistono poi barriere ancora più sottili che si collocano sul piano dei codici utilizzati per comunicare. Può accadere ad esempio che a causa di difficoltà cognitive, psichiche o psichiatriche la persona non riesca a comunicare secondo i codici convenzionali e della parola. Bisogna allora trovare un altro codice condiviso.
Ma la barriera più importante e difficile da rimuovere è la barriera culturale. Perché sta nelle nostre menti. Perché spesso è subdola. E non ne siamo nemmeno consapevoli. Perché spesso è una questione semplicemente di sguardo. Di come guardiamo la realtà. Non mi riferisco soltanto al pregiudizio palese che si traduce nel rifiuto esplicito del disabile. Ma a quegli atteggiamenti più subdoli quali ad esempio il non accorgersi e conseguentemente non valorizzare le risorse del disabile. Vediamo soltanto i limiti e non ci accorgiamo di quante cose belle, capacità e competenze la persona possiede.
Fare turismo accessibile dunque non equivale a abbattimento delle barriere architettoniche ma è un percorso molto più complesso e che si fa carico di tutti gli aspetti sopra descritti. Una comunità è accessibile quando non solo gli spazi fisici ma anche tutto ciò che attiene alla vita sociale e culturale può essere ugualmente fruibile da tutti.
Esigenze speciali
Più che di disabili e disabilità occorrerebbe parlare di bisogni speciali. Questo è un concetto molto più ampio e democratico perché riguarda tutti.
Tutti nel corso della vita possono avere una esigenza speciale transitoria o permanente (il celiaco, la mamma con il passeggino, il ragazzo che si è fratturato una gamba, l’anziano che deambula ma con più fatica etc…) accogliere significa aprirsi anche a tutte queste realtà.
Lavoro e sviluppo del territorio con il turismo accessibile in Italia
Ma al fine di consentire un turismo accessibile in Italia per tutti è fondamentale l’attivazione di un servizio di accoglienza turistica basato su un team di operatori locali di diversa natura e appartenenza ma tutti altrettanto
indispensabili: tour operator, amministratori, uffici e personale (Ufficio Turistico, Polizia Municipale, addetti all’accoglienza turistica etc) Volontari (indispensabili con la loro esperienza nella gestione dell’aspetto umano e relazionale di accoglienza dell’altro e delle sue difficoltà).
In questo contesto bisogna considerare il diversamente abile anche come potenziale lavoratore del settore al pari di una guida turistica. L’altra faccia della medaglia del turismo accessibile è difatti l’inclusione sociale.
Una comunità non può accogliere chi proviene da fuori se prima non ha maturato la capacità di includere veramente chi di questa comunità fa parte.
Per il testo si ringrazia Maria Giovanna Meli, curatrice del progetto “Nel cuore delle Madonie: Borghi Accessibili per tutti”.