Cammino di Carlo Magno: la guida completa. Le tappe i percorsi e il dislivello: dove dormire e un diario di viaggio con le cose da vedere.
Cinque giorni, 100 km e oltre 6.000 metri di dislivello da Lovere a Ponte di Legno. Siamo In Lombardia, tra Bergamo e Brescia. Come fatto per la Magna via Francigena in Sicilia e la Francigena Siena Roma, ci lasciamo guidare, tappa dopo tappa dalle Panamawalkers.

Siamo rimaste subito affascinate da questo Cammino il cui nome leggendario resta sospeso tra mito e realtà.
Ci siamo imbattute nel sito web della Via cercando un percorso in montagna vicino casa. Il progetto si deve ad Antonio Votivo e Andrea Grava che, nel 2018, hanno aperto questo Cammino di Carlo Magno in Val Camonica.
Sul sito internet del Cammino trovate le mappe e la descrizione dettagliata del percorso. A Lovere, presso l’Infopoint di Piazza XIII Martiri, potete richiedere la nuova brochure
Si parte da Lovere (200m slm) sul Lago d’Iseo e si arriva a Ponte di Legno (1300m slm) nei pressi del Passo del Tonale. Circa 100 km in 5 tappe. Il Cammino è tracciato da manuale!
Si narra che Carlo Magno attraversò la valle alla conquista dei castelli dei signori locali costringendoli alla conversione e realizzando diverse chiese sui ruderi delle loro rocche.
Cos’è stato questo cammino in un’immagine? Sentieri di montagna tra luci taglienti novembrine, i piedi sommersi nel rosso fruscio delle foglie d’autunno e la testa sognante cullata, e a tratti solleticata, dai rumori del bosco che giocano col silenzio atavico di alberi millenari.
Prima Tappa: Lovere – Boario Terme
Se dovessimo trovare un aggettivo per questa prima tappa, diremmo: godereccia! È vero, il dislivello globale è di 1132m, ma distribuiti in maniera dolce. Unico strappo da Bessimo a Capo di Lago, 250m di ascesa in 2km, ma ce lo si scorda subito vista la ricompensa…giunti in vetta vi accoglie la perla nera del Cammino!
Inziamo questo cammino autunnale così, con una sveglia blanda alle 8, la colazione golosa dell’ostello del porto e i primi passi sull’incantevole lungolago di Lovere brillante nelle prime luci del mattino.
Ufficialmente la prima tappa inizia dalla piazza del porto di Lovere. Da qui si sale su strada asfaltata con vista panoramica sul lago d’Iseo. Poi subito tra i boschi, passando per i comuni di Costa Volpino, Rogno e Bessimo fino al Lago Moro su cui sorge Capo di Lago. Da lì qualche tornante ci porta a Boario con le sue Terme in stile liberty.
Lovere
Lovere, in provincia di Bergamo, è un vitale borgo medievale a 208m s.l.m. Percepiamo subito cura e dinamismo. La elegante piazza principale sul lungolago è un brullicare di sorrisi, saluti di benvenuto, e persone operose.
Uscendo dal bosco in ripida salita, ecco la perla nera: il Lago Moro, lac de la cüna in dialetto camuno, un piccolo lago alpino a 381 m s.l.m. circondato da monti, boschi di castagni, vigne e uliveti. Capo di Lago, borghetto in pietra, si posa sulle sue sponde, delicato senza disturbare.
Superato l’effetto sorpresa del lago, che può mettere alla prova i cuori deboli, dopo circa 300m incontriamo un’altra perla: la Cuna del Lac, un’azienda agricola con bar e ristorante, il giardino felice, dove passare una sosta onirica tra il coniglio bianco di alice, le caprette e la musica messicana. I titolari, Isacco e Barbara, hanno previsto anche una zona dove è possibile mangiare il proprio pranzo al sacco.
Boario
Gli ultimi km ci portano a Boario, meta della prima tappa. La città è deserta nelle luci del tramonto. Non è ancora uscito il DPCM, tuttavia il Covid si fa sentire. Le strade sono vuote e il silenzio fa rumore. Boario è la città delle Terme, un complesso liberty immerso in 13 ettari di parco con un crinale montano come quinta naturale.

Boario Terme – Breno: Tappa 2
Sappiamo che la tappa è dolce. Pochi chilometri e leggero dislivello. Passeremo diversi borghetti in pietra dove troveremo il caldo benvenuto camuno e ristori. Non resta che godersela.
Up-and-down! La mattina da Boario inizia con profilo basso. I primi km costeggiano pianeggianti il fiume Oglio. Il paesaggio non è particolarmente bello, a sinistra campi appena arati e a destra l’autostrada. Ma all’improvviso, un’oasi. Dobbiamo tirarci un pizzicotto e strofinarci gli occhi per capire se sia sogno o realtà! Eh sì.. è reale ed ha anche un nome: l’oasi si chiama river oglio bikebar.
Avete presente quei luoghi che profumano di cura e delicatezza come la nuca dei neonati? Ecco, il è una storia di amore per la propria terra, di progettualità partecipata e condivisa e di coccole per chiunque si fermi per un pit stop. La struttura nasce come risposta al bando della Comunità Montana di Valle Camonica, i tavoli e le sedute da un progetto di recupero degli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia, il resto vi suggeriamo di andarlo a scoprire da voi. Si trova lungo il Cammino, che per questo tratto coincide con la pista ciclabile del fiume Oglio, una delle più belle d’Italia, dicono provare per credere.
La Val Camonica
Conoscete il significato di ferrarezza? Ecco, noi no! O meglio, non prima di attraversare la Val Camonica. E non è un caso che, cercando su internet, il primo risultato sia l’enciclopedia bresciana. Il termine indica in genere manufatti o arnesi in ferro ed è profondamente legato con l’arte della lavorazione di questo antico materiale e con la solida e fiera operosità che si respira da queste parti.
Questo tratto del Cammino è segnato dalla imponente catena montuosa del Pizzo Badile. Ai suoi piedi attraversiamo i borghi di Esine, Berzo e Bienno collegati da deliziosi sentieri di montagna. I dislivelli sono dolci e il Cammino ben tracciato.
Bienno
Facciamo pausa a Bienno, a 4 km dall’arrivo. È un antico Borgo medievale, insignito del titolo di “Uno dei Borghi più belli d’Italia”. Passeggiando per i vicoli di Bienno, si respira l’antica e solida cultura della ferrarezza. Tutt’oggi si può vedere dal vivo la lavorazione del ferro, i cui segreti sono stati tramandati di generazione in generazione. Il paese è un vero museo a cielo aperto. Procediamo in questo su e giù morbido fino al Castello di Breno che ci grida l’arrivo.
Terza Tappa del Cammino di Carlo Magno: Greno – Brevo
La Concarena! Capita anche a voi di personificare un massiccio o una catena montuosa e trovarvi condividere una partecipazione emotiva? È incredibile l’empatia che intrecciamo con le montagne!
La Concarena è il gruppo montuoso, nonché il più elevato, della dorsale calcareo-dolomitica che separa la Valle Camonica dalla Valle di Scalve. Non conoscevamo il suo nome né ci aspettavamo di imbatterci.
È successo per caso. La Titti dice: “Sara, passiamo di qui, penso ci sia un bello scorcio”. Svoltato l’angolo, eccola! Ci ha stregate! Solo qualche km dopo incontriamo un mandriano a cui chiediamo il nome della dorsale. Lui ci svela: “La Concarena, il suo nome è La Concarena”. Coniugata al femminile, il che non è un caso. Le popolazioni locali da sempre la considerano un monte femminile.. accade, inoltre, agli equinozi, che venga raggiunta dall’ombra del Pizzo Badile, invece maschile. Insomma, chissà che succede agli equinozi!
Sarà banale, ma a noi piace sapere che una montagna tanto suggestiva e imponente sia donna. Pensate che in poco più di 5 km si eleva di 2500 m. sul fondovalle della Valle Camonica si innalza potente e premurosa, visibile nelle giornate terse sin dalla Val Padana.
Il parco dell’Adamello
Lungo il Cammino, muoviamo finalmente i passi nel Parco dell’Adamello entrando dall’ingresso principale: la riserva naturale delle incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo. Un luogo onirico dove alla bellezza di una foresta di alberi maestosi, si aggiunge la presenza della comunità preistorica nei segni che i nostri antenati hanno lasciato sulle rocce.
Tappa quattro: Grevo – Edolo
Grevo, Cedegolo e Andrista, snocciolano 700 metri di dislivello nei primi 4 km. Non riusciamo neanche a cantare. Lentamente entriamo ad Edolo, sospeso tra le montagne e il fiume. Tra le vie del paese, una serie di opere d’arte esposte a cielo aperto, ci accompagnano verso il centro.
Ultima tappa: Edolo – Ponte di Legno
I primi 6km, da Edolo a Monno, contano 600m di dislivello in ripida salita. È il momento “testa bassa e gambe in spalla”
Superiamo Monno. L’adrenalina inizia piano a farsi da parte. Davanti a noi Vezza d’Oglio, Vione, Temù, Villa Dalegno e poi l’arrivo. Possiamo goderceli.
Tra i boschi di latifoglie e aghifoglie ci sentiamo a casa.. tra abeti e pini, sempreverdi, punteggiati di larici, dorati in autunno, al profumo del Cirmolo, non c’è niente da fare: voliamo in Alto Adige! Così è stato appena ci siamo ritrovate in quota nel parco dell’Adamello. Da un lato non volevamo che finisse.. dall’altro provavamo quella dolce sensazione di conforto familiare.

Cammino di Carlo Magno dove dormire
Per le informazioni su dove dormire lungo il cammino o se volete fare il cammino di Carlo Magno in Tenda il consiglio è quello di studiare il sito ufficiale per tutte le informazioni utili.
Chi sono le Panamawalkers
Le Panamawalkers, ovvero Sara e Tiziana, di Milano e Bolzano, amiche, camminatrici e amanti dei viaggi slow. Il loro nome nasce dal fatto che, in viaggio, indossano sempre il tipico cappello bianco con la fascia nera. Nato come strumento per proteggersi dal solleone, è diventato un segno distintivo. Durante i cammini scelgono di muoversi senza internet né gps né telefoni, affrontando il viaggio old school munite di cartine e bussola. Questa disconnessione sarà una ri-connessione?