Premio Nobel per la Letteratura: i libri da non perdere se si vuol entrare in contatto con gli autori che hanno lasciato il segno nella loro epoca e per le generazioni future.
Vincere un premio letterario, per un autore o per un libro è un arma a doppio taglio. Si, perché se da un lato acquista una popolarità fino a quel momento, per molti, quasi sconosciuta e orienta le scelte di acquisto facendo crescere i sell-out, dall’altra parte il titolo premiato o l’intera produzione di un autore rischiano di diventare vittime di pregiudizi.

A me per prima è capitato, di giudicare un libro in base al premio vinto, scartando titoli che ritenevo troppo concettuali o, peggio, ruffiani prodotti commerciali o scambi di cortesie. Ebbene, mai giudicare un libro (o un autore) dalla fascetta!
Il premio Nobel per la Letteratura fu istituito per volontà testamentaria da Alfred Nobel, nel 1895. Chimico e imprenditore svedese, fu commerciante d’armi e inventore della dinamite. Alla morte del fratello, un giornale francese, credendolo erroneamente il defunto, titolò l’articolo “Il mercante della morte è morto”. Fu per questo motivo che, spinto dal turbamento e dai sensi di colpa, decise di investire parte della sua eredità nell’istituzione di premi per “coloro che, durante l’anno, più abbiano contribuito al benessere dell’umanità».
Il premio Nobel per la Letteratura, il più ambito e prestigioso premio letterario mai istituito, è un riconoscimento di valore mondiale, che va all’autore che, “si sia maggiormente distinto per le sue opere in una direzione ideale”.
“Kim” di Joseph Rudyard Kipling, Premio Nobel nel 1907
In considerazione del potere dell’osservazione, dell’originalità dell’immaginazione, la forza delle idee ed il notevole talento per la narrazione che caratterizzano le creazioni di questo autore famoso nel mondo
Meno popolare dell’ormai più Disneyano “Il libro della giungla”, “Kim” è però riconosciuto un elemento chiave per la vittoria di Kipling del Nobel nel 1907. È un magnifico romanzo di formazione, con una trama ricca e variopinta, intessuta con tutti i colori dell’oriente affascinante e misterioso, popolato da personaggi pittoreschi e multiformi, gioiellieri e spie, commercianti di cavalli, mistici e capi militari. In un susseguirsi di peripezie, intrighi e viaggi, l’azione si svolge nell’India britannica di fine 800, sullo sfondo di “The Great Game”, il conflitto politico tra Russia e Gran Bretagna per il controllo dell’Asia centrale e in particolare dell’Afghanistan.
Il protagonista è Kimball O’Hara un monello irlandese, che “bruciava nero come qualsiasi nativo”, in cui Kipling mescola e fonde Oriente e Occidente. Rimasto orfano di entrambi i genitori cresce libero e solo per le strade polverose di Lahore, formandosi alla scuola della saggezza e dell’astuzia orientali. In un’avvincente storia d’avventura che diventa anche un viaggio spirituale, Kim percorre le brulicanti strade dell’India, “quell’ ampio fiume sorridente della vita”, come discepolo del buddista Lama Teshoo e, nel frattempo, viene trascinato nella vita segreta di una spia.
Oggi, alla luce della decolonizzazione, la lettura è diventa più complessa e stratificata e consente non solo di conoscere meglio alcune dinamiche, all’epoca ignote ai più ma, soprattutto, permette di giudicare, con maggiore consapevolezza, i fatti del presente e di comprendere come si è formata la mappa geopolitica di un enorme parte di un continente non più ignoto ma, di sicuro, impossibile da decifrare per la nostra cultura occidentale. Di certo, oggi, più ancora che per i suoi contemporanei, dovrebbe essere chiara e condivisibile la convinzione di Kipling per cui non si può amministrare un paese se non si convive con la sua cultura, le sue tradizioni, le sue religioni, se non si è in grado di parlare con la sua gente.
“La valle dell’Eden” di John Steinbeck, Premio Nobel per la Letteratura nel 1962
Per le sue scritture realistiche ed immaginative, unendo l’umore sensibile e la percezione sociale acuta.
Non esagero se dico che “La valle dell’Eden” è il miglior romanzo che abbia mai letto e, probabilmente, che mai leggerò. Attenzione, non intendo necessariamente il mio preferito, intendo che è perfetto, completo, totale, assoluto! Un capolavoro da ogni punto di vista.
È un opera senza tempo, che incede su tutte le sfaccettature dell’animo umano: la famiglia; l’amore tra genitori e figli, tra fratelli, tra uomo e donna; l’odio; l’amicizia.
Una saga familiare e un romanzo di formazione che attraversano 50 anni di storia americana. Una prosa scorrevolissima, fulminante, che non concede spazio ad alcun fronzolo, tra accelerazioni di dialoghi serrati e soste incantate per descrivere e raccontare. Si resta catturati, la storia incatena. Impossibile non andare avanti per conoscere il destino di personaggi tridimensionali, affascinanti e respingenti, vittime e carnefici di un’eterna lotta tra bene e male.
Cosa sono il bene e il male, il peccato e la virtù? Quella di Caino e Abele è una storia che si perde nella notte dei tempi ma che si ripete in ogni età dell’uomo. In ogni istante della vita si è chiamati a scegliere da che parte stare e la scelta, è il lascito di Dio all’uomo cacciato dal Paradiso Terrestre.
Timshel!, il “tu puoi”, vincere il peccato, che Dio dice a Caino, significa che la via è aperta, che Dio affida a ciascun uomo la responsabilità delle proprie azioni e, anche se la condotta dei padri contamina i figli e in qualche modo li influenza, si può scegliere la propria strada, percorrerla e distinguere tra giusto e sbagliato, tra buono e cattivo. Il finale non delude, Steinbeck riesce anche a trovare la conclusione perfetta, certo, rimane un retrogusto amaro, ma infonde un messaggio di speranza. Propone un percorso e lascia la strada aperta: Timshel!
“Nemici” di Isaac Bashevis Singer, Nobel nel 1978
Per la sua veemente arte narrativa che, radicata nella tradizione culturale ebraico-polacca, fa rivivere la condizione umana universale.
Herman vive a Coney Island, si divide tra la devotissima ma insulsa moglie Jadwiga, e una procace amante, Masha, da cui è presissimo. Dice di fare il rappresentante di libri per giustificare le sue continue assenze ma in realtà, per pochi dollari, fa il ghost writer per un rabbino ricco e corrotto. Per il resto, la sua, è una vita da pusillanime.
Tutto sembra andare per il meglio fin quando la prima moglie, che credeva morta, si materializza in carne ed ossa. Detta così potrebbe sembrare una commedia esilarante sui poligoni amorosi, anche perché a Singer il senso dell’humor non manca. Ma dietro ciascun personaggio si nasconde il dramma della guerra e dell’Olocausto. Sono tutti orfani della Misericordia di Dio. Anzi, a conti fatti è Lui il vero nemico; non ha protetto il suo popolo e lo ha lasciato in balia della furia degli uomini. Permette, tutti i giorni, che Caino continui ad uccidere Abele.
Herman, ebreo polacco, è riuscito a sfuggire alla morte nascondendosi per tre anni in un fienile. Il terrore che i nazisti possano tornare a cercarlo gli impedisce qualsiasi rapporto umano e sociale, non ha amici, non ha parenti, vive nell’ombra di se stesso guardandosi sempre le spalle. Ha sposato Jadwiga per riconoscenza; e lei, non ebrea, che ha rischiato la vita per salvarlo e lo ha seguito fin nel nuovo mondo, è rimasta però niente di più che la serva che era, in un paese straniero e inospitale. Anche Masha è scampata ai lager, vive nel Bronx con una madre devota ma che ha perso il gusto della vita. Infine Tamara, la moglie risorta. Sopravvissuta ai suoi figli, non ha più niente da perdere. Dio vede e provvede… Sfoglia l’anteprima.
“Sul far del giorno” di Wole Soynka Nobel per la lettura nel 1986
“Per l’ampia prospettiva culturale e con una poetica fuori dagli schemi mostra il dramma dell’esistenza”
Una biografia di più di 900 pagine, di un nigeriano premio Nobel per la letteratura, mette un po’ di soggezione. Quasi paura. E invece… è un racconto avvincente, arguto, a volte spassoso, fatto di episodi di vita, riflessioni, fatti storici e vicende politiche. Usa uno stile semplice, discorsivo e sagace, a volte ammiccante, con picchi di ottimo humor, tanto che sembra di ascoltare il racconto di un amico. Fa sfilare come sul palco di scena, per i saluti finali, i grandi della terra: Nelson Mandela, Fidel Castro, Kofi Annan, Bill Clinton. Affascinante!
Scrittore, poeta, drammaturgo, attivista politico e diplomatico, Soyinka, premio Nobel per la letteratura 1986, ha dedicato la vita e la sua produzione letteraria alla sua nazione. Ha superato la prigionia, una condanna a morte e l’esilio in nome del suo più alto ideale: la giustizia come presupposto della condizione umana.
“Non lasciarmi” di Kazuo Ishiguro, Nobel per la letteratura nel 2017
Romanzi di grande forza emotiva, ha scoperto l’abisso sotto il nostro illusorio senso di connessione con il mondo
È uno di quei libri di cui è difficili parlare, perché l’argomento, all’apparenza fantastico (oggi si dice distopico), è drammaticamente pauroso e inquietante. È un’esperienza emotiva potentissima!
Tutto il racconto è disseminato di indizi che, per quanto possano essere comprensibili, la mente tende a mettere da parte quasi negando l’evidenza che si cela dietro il significato di ogni parola e il senso di ogni azione.
Quanto e cosa l’uomo è disposto a sacrificare per salvare se stesso. Leggi il libro.
Libri e consigli
Questa rubrica è curata da “Vivechilegge”, ovvero Paola Ardizzone. Potete trovare altri consigli di lettura nella sua pagina Instagram, e scriverle per eventuali collaborazioni. Se avete voglia di scoprire altro sul mondo dei libri potete spulciare nella nostra rubrica dedicata.