Piazzetta Speciale e il fascino dei palazzi di Palermo da scoprire in una passeggiata da fare a piedi partendo da piazza Bologni.
E adesso che siamo ancora a piazza Bologni, sono un pò indecisa sul percorso da intraprendere. Vorrei ritornare sul Cassaro, ma non posso assolutamente farvi perdere un itinerario interessantissimo. Dal fondo della piazza, a sinistra di palazzo Ugo delle Favare, si apre via Giuseppe d’Alessi. Qui una maestosa trifora medievale, con la sottostante fascia marcapiano elegantemente decorata, si affaccia su quelle che furono le case di don Mariano e Paolo Beccadelli di Bologna. E sempre da questo punto è possibile ammirare, da una particolare angolazione, la bellissima cupola della chiesa di S. Giuseppe dei Teatini.
Ritornando sui nostri passi, fiancheggiamo lateralmente palazzo Alliata di Villafranca transitando su vicolo Panormita al cui incrocio, a sinistra – in fondo a salita Raffadali, si nota la chiesa del Gesù (Casa Professa). La salita Raffadali venne realizzata dai Gesuiti per giungere più rapidamente da Casa Professa alla loro Chiesa di S. Maria della Grotta al Collegio Massimo, sul Cassaro. La lapide affissa in alto su vicolo Panormita ad angolo con vicolo Castelnuovo – prosecuzione di salita Raffadali verso il Cassaro – recita così.
“In questo che fu antico palazzo dè Beccadelli nacque di quella stirpe ANTONIO detto il PANORMITA onore di sua città e d’Italia del XV secolo”.
Fra le basole di marmo billiemi esagonali
Anche questa lapide ha una storia, in quanto la frase venne dettata dallo storico Isidoro La Lumia durante un Congresso di scienziati svoltosi a Palermo nel 1875. Ed inoltre si tratta di una lapide che ha trovato più di un’allocazione.
Inizialmente fu posta nello spigolo della parete diametralmente opposta, su Palazzo Ugo delle Favare ad angolo con salita Raffadali, ritenuta la sua casa di nascita. Quando le bombe della seconda guerra mondiale distrussero quell’ala del palazzo, la lapide si salvò e venne affissa nel luogo in cui la vediamo ancora oggi. Ma in realtà né la prima né la seconda sistemazione della lapide è quella corretta; poiché in nessuna delle due case, e nemmeno in quelle circostanti dei Beccadelli, nacque il grande poeta ed umanista quattrocentesco Antonio il Panormita.
Però, su vicolo Castelnuovo, che prende il nome dal palazzo ancora esistente del suo proprietario settecentesco Gaetano Cottone e Morso principe di Castelnuovo, il manto stradale sorprende inaspettatamente con le sue basole in pietra calcarea di Billiemi di forma esagonale!
Pensate che in città, con questa inusitata sagoma, ne esistono soltanto altri tre esempi: in via dei Cartari tracciano l’entrata del meraviglioso chiostro dell’ex convento dei Padri Mercedari Scalzi (oggi Grand Hotel Piazza Borsa); mentre gli altri due circondano Palazzo Branciforti su due lati.
Sicuramente il loro effetto è di gran classe, probabile scelta di una particolare moda del momento. Anche vicolo Panormita cambia nome, nella sua prosecuzione, diventando via Giuseppe Mario Puglia, ottocentesco principe del Foro e deputato del Parlamento italiano.
Piazzetta Speciale
La strada si allarga su una piazzetta dai toni caratteristici, con una bella fontanella storica in ghisa attiva prodotta dalla Fonderia Michele Guadagnolo nel 1887. Siamo in piazzetta Pietro Speciale su cui si prospetta l’imponente e sicuramente affascinante Palazzo del Viceré Speciale, poi del Principe di Raffadali. Chi fosse Pietro Speciale ce lo racconta la targa affissa nella parete della piazzetta alle spalle della fontanella, “Pretore di Palermo nel secolo XV”: un importante personaggio quattrocentesco, signore di Alcamo e di Calatafimi e Presidente del Regno di Sicilia.
Fu lui che, ereditando un complesso di case dal padre Nicolò, lo trasformò nello stupefacente palazzo che si erge nella piazzetta. In seguito, agli inizi del XVI secolo, l’edificio passò parzialmente ai discendenti di sua moglie Eleonora Montaperto dei principi di Raffadali, sposata nel 1442.
Nella basilica di S. Francesco d’Assisi si trova lo struggente monumento funebre “Statua Giacente” del suo giovane figlio Antonello, opera dello scultore Domenico Gagini.
Tornando al palazzo, dobbiamo però precisare che si tratta di una sola ala, perché l’altra apparteneva ad Annibale Valguarnera barone di Godrano sin dall’inizio del Cinquecento, poi acquistata nel 1603 dal barone di Calamonaci Vespasiano De Spuches. Nel 1502 un’altra Eleonora, ultima erede della famiglia Speciale, portò in dote la sua casa ed i suoi beni al marito Pietro Montaperto, barone di Raffadali. Ed in seguito, nel 1615, la figlia ed erede di Vespasiano De Spuches, Melchiorra, donò la sua proprietà al figlio Nicolò avuto dal marito Francesco Montaperto.
Fu così che Nicolò, barone e poi anche principe di Raffadali, unificò i due palazzi, trasformandoli nello splendido edificio che ancora oggi si presenta ai nostri occhi. In pratica si tratta di un esempio dell’usanza degli aristocratici di una volta di mantenere il patrimonio in famiglia, ampliandolo tramite oculati matrimoni con i rampolli di altre case nobiliari.
Le origini medievali del palazzo sono testimoniate dalle bifore ed è probabile che, in passato, presentasse dei merli in cima, in qualità di privilegio normanno, come era tipico in quel periodo storico. Infatti la famiglia Montaperto arrivò in Sicilia al seguito del conte Ruggero ed il capostipite Giovan Matteo con il figlio Gerlando vinsero su quelle terre agrigentine contro il comandante arabo Alì nella sua fortezza di Guastanella. Le terre furono dunque assegnate ad entrambi in premio dal conte Ruggero e pare che il feudo abbia assunto il nome di Raffadali dall’unione dei termini arabi Raffa e Alì (Terra di Alì). Anche se un’altra teoria identificherebbe il nome dall’arabo Rahl-Afdal (eccellente villaggio).
Comunque sia, nei primi del Novecento il titolo passò alla famiglia Tortorici, dopo le nozze di Antonia Lucrezia Montaperto con il cavalier Giovanni Tortorici, i cui discendenti ancora abitano parzialmente il palazzo. Nel 1858 un’altra parte fu acquistata dall’avv. Giuseppe Mario Puglia, da cui prende il nome la strada, divenuta dimora degli eredi, ed un’ultima parte venne acquisita ed abitata ancora oggi dalla famiglia Umiltà Anzon, di origine inglese. E’ vero che il palazzo è privato e quindi non visitabile, ma si mostra in tutto il suo splendore medievale, con le sue bifore e delle piastrelle affisse sul prospetto recanti delle scritte in arabo che pare ricordino la vittoria su Alì dei Montaperto. Questa piazzetta ha ancora molto da narrare, ma ne riparleremo alla nostra prossima passeggiata.
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L’AUTRICE DELLA “PASSEGGIATA”
Il mondo di Giuseppina Lombardo, guida-autroce di questo articolo, è ricco e variegato, la sua passione per la storia e la città di Palermo ci conduce nei meandri più affascinanti della città. In attesa di scoprire i nuovi itinerari, potete sfogliare il suo libro, singolare per il fascino con cui racconta i luoghi meno battuti e le particolarità storiche da scoprire in città.