Santa Marina: Palermo una chiesa e una piazza. La storia di Santa Marina e quella di un edificio di culto che oggi non c’è più: in piazzetta speciale.
Siamo ancora a piazzetta Speciale e in questa tappa della nostra passeggiata cercheremo di “ascoltare” i racconti che il luogo conserva nella sua lunghissima storia. Frontalmente a palazzo Speciale-Raffadali adesso si trova un bel locale caratteristico di cui è titolare Reda Berradi, un affabile ragazzo che ha voluto dargli il nome dell’antica chiesa che qui sorgeva: Santa Marina.

La storia della Santa è molto antica, risalente all’incirca nel 1036 in un territorio fra Termini Imerese e Trabia (PA) ancor oggi esistente, il cosiddetto “Bragone” (in dialetto “Braùni”), nome attribuito in passato al ducato d’oro o fiorino ungherese, una moneta raffigurante un personaggio (guerriero o sovrano) che indossava delle larghe braghe. In queste zone esisteva un borgo, ormai scomparso, chiamato “Scanio” (nome probabilmente derivante da Ascanio, figlio di Enea) in cui si innalzava una montagnola, conosciuta come “cozzo Patàra” di proprietà della famiglia nobile a cui apparteneva la Santa: i Patarìti o Pandariti.
Marina era una fanciulla di belle fattezze, aggraziata e virtuosissima, che decise di rifiutare i pretendenti alla sua mano e votarsi esclusivamente a Dio vestendo l’abito monacale. Inizialmente, non esistendo ancora un monastero femminile a Termini Imerese – poiché fino a poco tempo prima predominava la religione islamica – la ragazza fu seguita spiritualmente da un monaco di Santa Vita. In seguito si ritirò in eremitaggio e contemplazione divenendo famosa per la sua intercessione presso il Padreterno al fine della guarigione di malanni corporali.
A questo punto la storia di Santa Marina termitana potrebbe riallacciarsi con il territorio di Castell’Umberto (ME) una volta chiamato Castanìa, nome corrotto di Castrum Aeneae (fortezza di Enea), feudo dei Sollima che poi si imparentarono con i Galletti, dando vita al ramo nobiliare dei Galletti di Santa Marina. Infatti a Castell’Umberto, di cui Santa Marina è l’antica patrona, sopravvivono i ruderi dell’antico monastero basiliano di Santa Marina Pandarìta.
La storia di Santa Marina
La storia è permeata di una parte leggendaria che racconta di quanto la ragazza fosse desiderosa di andare in Terra Santa. Partì coraggiosamente ma prudentemente, vestendo abiti monacali maschili e tagliando i suoi lunghi capelli con il nome di frà Marino. Lungo il viaggio subì dei tentativi di aggressione da parte di alcuni marinai che ritenevano che ella (egli) custodisse un tesoro, ma tutte le volte gli uomini venivano colpiti da attacchi di pazzia ritornando in sè allorquando si redimevano.
La ragazza visse per tre anni in Terra Santa servendo in un convento, per poi tornare a casa dove si ritrovò ad affrontare la dolorosa esperienza della morte dei genitori. Si recò nuovamente in Terra Santa dove si soffermò per altri cinque anni, rientrando poi definitivamente nel luogo natio in cui condusse vita da eremita e rendendo la sua anima al cielo all’incirca nel 1066, all’età di 30 anni. Essendo ormai divenuta estesa la sua fama di santità, anche a Palermo le fu dedicata una chiesa proprio qui, a piazzetta Speciale.
Le prime notizie della sacra struttura risalgono al 1439 quando venne elencata nel “Rollo dei tonni”: un antico catalogo nel quale venivano citate tutte le chiese che ricevevano dei tonni dalle tonnare. Nel 1590 la chiesa fu concessa alla Compagnia del Volto di Cristo formata dall’Unione dei Gentiluomini (ossia dei gentiluomini di camera e dei paggi di corte), che si occuparono di riedificarla fra il 1634 e il 1641. Grazie a Filippo IV, dal 1641 i gentiluomini caduti in bassa fortuna poterono usufruire di un’opera di beneficenza istituita a loro favore.
Ma nel 1680 la compagnia abbandonò la chiesa per via dei pochi membri rimasti e si unì a quella “del Sangue di Cristo” trasferendosi nell’oratorio di quest’ultima al Papireto. Due anni dopo la chiesa, per concessione di Carlo II, pervenne alla Congregazione della Madonna della Pietà dei maggiordomi delle corti aristocratiche sotto il titolo delle Sette opere di Misericordia, cambiando il suo nome in “Madonna della Pietà”. Il tempio sopravvisse fino al 1856, anno in cui fu definitivamente abbandonato e destinato ad altri usi.
Per fortuna, grazie a Reda Berradi, si sono salvati il suo antico nome e la sua memoria e ancora oggi nel locale si possono intravedere i residui delle sue antiche cappelle. Ma piazzetta Speciale non ha terminato i suoi affascinanti suoi racconti e ci riserverà delle belle sorprese al prossimo appuntamento.
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L’AUTRICE DELLA “PASSEGGIATA”
Il mondo di Giuseppina Lombardo, guida-autroce di questo articolo, è ricco e variegato, la sua passione per la storia e la città di Palermo ci conduce nei meandri più affascinanti della città. In attesa di scoprire i nuovi itinerari, potete sfogliare il suo libro, singolare per il fascino con cui racconta i luoghi meno battuti e le particolarità storiche da scoprire in città.