La Palermo che fu: tra i vicoli storici per scoprire com’era fatta la città e cosa resta oggi dell’antico centro storico. L’itinerario a piedi.
Conclusa la nostra sosta nella storica piazzetta Speciale, avventuriamoci per via Giuseppe Mario Puglia alla ricerca di qualche traccia della Palermo che fu. Alla nostra destra ci incuriosirà una stradina tutta in salita: vicolo San Giuseppe d’Arimatea, che deve il suo nome ad una chiesetta ormai scomparsa edificata nel 1641 dal sacerdote Giuseppe Quartararo.

L’omonima congregazione rientrava fra quelle definite “di sciabica”, poiché era composta da soggetti di qualunque ceto sociale e particolarmente da artisti. Carmelo Piola, nel suo Dizionario delle strade” del 1870, ci racconta che nella chiesa venivano seppelliti i condannati alle forche. Infatti la Congregazione aveva il compito di prendersi cura dei cimiteri suburbani di Palermo, in particolare di quello di San Francesco di Paola e di quello di Sant’Antoninello lo Sicco, dedicandosi alle sepolture dei defunti così come San Giuseppe d’Arimatea – secondo i racconti evangelici – si era dedicato alla sepoltura del corpo di Gesù nella propria tomba.
Questa zona risulta ormai enormemente modificata rispetto al passato, essendo scomparsi anche i cortili che vi si aprivano sulla sua sinistra non appena la strada diventa pianeggiante, come il cortile Caruso o il cortile San Giuseppe d’Arimatea nel quale esisteva – fino agli anni Novanta del secolo scorso – una fontanella storica in ghisa prodotta dalla Fonderia Di Maggio nel 1887.
Cosa resta oggi della Palermo che fu
L’attuale continuità di edifici li ha definitivamente occlusi; rimane soltanto il cortile di Ciantia, nel quale di recente è stato posto un cancello. Ma poco prima di esso si possono notare le tracce di un grande arco ogivale, che farebbero supporre l’esistenza di una porta urbica nei tempi andati. D’altra parte il vicolo conserva molti segreti per la sua conformazione, come se qui una volta fosse presente un muro di cinta, magari appartenente alla Neapolis punica.
È un vero peccato che qui siano ormai percepibili pochissimi frammenti della Palermo antica: ad esempio i cortili, una volta comunicanti fra di essi, o il giardino che fu la “Flora dei Bologni”. Subito dopo la salita iniziale, nella parete del piccolo slargo di destra, è affissa un’edicola votiva di fattura moderna che rappresenta la Madonna della Provvidenza venerata nella magnifica chiesa barocca di San Giuseppe dei Teatini di via Vittorio Emanuele.
Dietro l’attiguo grande cancello si intravede un giardino e, proseguendo sulla parte pianeggiante che costeggia a sinistra palazzo Natoli – presso cui si può arrivare rapidamente attraverso un piccolo passaggio – fiancheggiando a destra palazzo Drago-Airoldi, il vicolo riprende a discendere per sbucare in via Vittorio Emanuele tramite alcuni gradini finali. E qui un’altra grande ed antica edicola votiva merita tutta la nostra attenzione, ma anche un buon restauro. Si percepiscono l’immagine della Madonna con Santa Rosalia alla sua destra sullo sfondo della città di Palermo. La targa sottostante, per fortuna ancora ben leggibile, così recita:
“A chi divotamente dirà un’Ave Maria a questa sagra immagine di Maria SS. di tutte le Grazie godrà giorni 40 d’indulgenze concesse da Rev. Monsignor Gash (o Gasch) Arcivescovo di Palermo nell’anno 1724.”
Nella speranza, mi auguro ben riposta, che chi di competenza si prenda cura del restauro di questa splendida testimonianza settecentesca, ripercorriamo il vicolo per tornare in via Giuseppe Mario Puglia perché c’è ancora molto da visitare in questa zona. Alla nostra prossima passeggiata!
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L’AUTRICE DELLA “PASSEGGIATA”
Il mondo di Giuseppina Lombardo, guida-autrice di questo articolo, è ricco e variegato, la sua passione per la storia e la città di Palermo ci conduce nei meandri più affascinanti della città. In attesa di scoprire i nuovi itinerari, potete sfogliare il suo libro, singolare per il fascino con cui racconta i luoghi meno battuti e le particolarità storiche da scoprire in città.