Cucinare un orso: la recensione del libro di Mikael Niemi pubblicato in Italia dalla casa editrice specializzata in autori nord europei Iperborea.
Se mi fossi fermata al titolo, che sa di fiaba nordica e che non ha niente a che fare con il contenuto, mi sarei persa una lettura affascinante. Ma siccome l’abito non fa il monaco e il titolo non fa il libro, grazie ad un fortuito suggerimento, incuriosita, l’ho comprato.

Trama e recensione di Cucinare un orso
In realtà il monaco, o meglio un pastore, c’è davvero, non è proprio il Guglielmo da Baskerville a cui viene accostato nella quarta di copertina, è più un incrocio fra Sherlock Holmes e Padre Brown (al contrario il suo discepolo Jussi è un personaggio molto più stratificato e complesso di Adso da Melk o del Dottor Watson), ma è comunque un protagonista intrigante e poliedrico, non solo perché un investigatore perfetto, acuto osservatore e con una ferrea logica deduttiva, ma anche, e soprattutto, perché realmente esistito.
In Mikael Niemi Cucinare un orso, Lars Levi Laestadius pastore protestante, botanico e scienziato è stato il padre fondatore del movimento il “Risveglio”, una sorta di dottrina cristiana estatica con la quale tentò di combattere la piaga dell’alcolismo in quelle terre gelate e restaurare la morale attraverso la cultura.
Considerarlo un giallo sarebbe riduttivo, la trama investigativa, seppure coinvolgente e ben congegnata, è solo un espediente letterario per raccontare molto altro.
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CONSIGLI DI LETTURA
Questa rubrica è curata da “Vivechilegge”, ovvero Paola Ardizzone. Una lettrice attenta ed una grande appassionata che con la sua penna acuta riesce sempre a trarre le spigolature più interessanti di ogni libro che ha per le mani. Potete trovare altri consigli di lettura nella sua pagina Instagram, o nella nostra rubrica.