L’occhio del pettirosso: recensione e trama del libro scritto da Giuliana Altamura ed edito in Italia dalla casa editrice Mondadori.
Il funzionamento dell’universo e l’evolversi delle nostre esistenze di esseri umani si possono misurare con precisione oppure tutto è determinato dal caso? Si può ricostruire il passato, conoscere il presente e prevedere il futuro oppure lo spazio e il tempo non esistono in questi termini ma tutto dipende dal punto di osservazione che può modificarli? C’è una scelta cosciente oppure fluttuiamo liberi in balia della probabilità?

Errico Baroni, fisico ricercatore del CERN, vuole la verità assoluta, vuole superare le barriere dello spazio e del tempo, vuole scoprire i segreti dell’universo, vuole vedere oltre la sua dimensione. Solo allora potrà soddisfare le sue ambizioni di scienziato e risolvere quell’inquietudine che si porta dietro dall’infanzia e che ha segnato tutta la sua vita.
Potrebbero sembrare interrogativi filosofici, invece, sono i quesiti base della fisica quantistica.
L’occhio del pettirosso: recensione
“Potevamo stupirvi con effetti speciali. Ma noi siamo scienza, non fantascienza”. Questo spot anni ‘80 della Telefunken (non la citazione di Renzi Premier, che pure, non è del tutto fuori tema…) è la prima cosa che mi è venuta in mente durante e, soprattutto, dopo la lettura de “L’occhio del Pettirosso”.
Per me, che durante gli anni del liceo ho collezionato miserabili insufficienze nelle materie scientifiche e non ho la dimestichezza tecnologica dei nativi digitali, la prima sensazione è stata di straniamento. Il mio approccio non è stato immediato, ho faticato un po’ ma, piano piano, mi si è aperto un mondo e, dopo aver provato a documentarmi meglio, la teoria dei quanti è diventata il mio chiodo fisso. Non è detto che questa lettura faccia a tutti lo stesso effetto, rimaniamo nella rosa delle probabilità quantistiche, ma se ha generato curiosità, domande e intuizioni illuminanti, allora, di sicuro, è un buon libro.
La trama
Non tanto per la trama in se, si svolge tutto in un luogo, una località di montagna; in uno spazio temporale definito, pochi giorni; dei protagonisti di cui, tranne che per un paio di episodi accaduti in passato a due di loro e funzionali al racconto, non sappiamo niente.
L’atmosfera è inquietante, tra il gotico e la fantascienza e, anche se definirla “Lynchana” forse è un po’ troppo, seduce e coinvolge.
Quello che mi provoca più turbamento è prendere coscienza che “l’intelligenza artificiale” sia dietro le nostre porte e, senza bussare, cambierà irrimediabilmente l’umanità. Come dice mio padre, ormai ottantenne (per molto meno): “Io spero di non esserci…”!
Di libri e letture
Questa rubrica è curata da “Vivechilegge”, ovvero Paola Ardizzone. Una lettrice attenta ed una grande appassionata che con la sua penna acuta riesce sempre a trarre le spigolature più interessanti di ogni libro che ha per le mani. Potete trovare altri libri per chi ama la montagna e consigli di lettura nella sua pagina Instagram, o nella nostra rubrica.