Mercati di Palermo: storia, quando e come visitarli per tuffarsi nell’atmosfera più viva e colorata della città di Palermo.
C’è tutta l’essenza di un popolo caldo, colorato e vivace nei mercati di Palermo. Scoprirli, visitarli, respirarne l’aria e catturare gli scorci più suggestivi è un’esperienza unica, che ogni turista (e ogni bravo palermitano) dovrebbe vivere.
Camminando tra balate e ascoltando le tipiche abbanniate ci si ritrova quasi sospesi nel tempo e si può sentire sulla propria pelle la multiculturalità che caratterizza la città: i mercati palermitani, infatti, richiamano i suq arabi e sono cuore di una città che ha visto incontrare culture, pensieri, affanni e bellezza. Scopriamoli insieme.

Mercato del Capo
Partiamo dal Mercato del Capo, cui si può accedere da Porta Carini (via Porta Carini). Il suo nome viene dalla sua ubicazione: nasce e si snoda nella parte alta del quartiere Seralcadio, anticamente chiamata caput Seralcadi. Proprio di fronte alla porta si è creato uno slargo (chiamato piazza Capo) dove si possono individuare immediatamente le prime bancarelle di frutta e verdura.
Attivo e brulicante dal lunedì al sabato dalla mattina fino al tardo pomeriggio e la domenica mattina, il mercato è caratterizzato dal pavimento in pietra (le balate) e dai tendoni rossi delle banchetti. Poi, la meraviglia: tra una bancarella e l’altra è possibile scoprire monumenti del calibro della Chiesa dell’Immacolata Concezione, un capolavoro barocco mozzafiato.
Sulle bancarelle si alternano per lo più prodotti alimentari, sempre freschissimi: carne, pesce, frutta e verdura si mescolano un un turbinare di colori. Non mancano neanche le spezie, con banchetti dedicati e veri intenditori pronti a guidare gli avventori nella scelta. Da non perdere lo street food, con friggitorie che offrono pastelle dorate e fragranti, panelle e crocché.
Sant’Agostino e via Bandiera
Continuando a esplorare il capo si arriva a un piccolo bivio. Girando a sinistra si può arrivare prima in una piccola piazza recentemente abbellita con alcuni murales e poi, ancora, in via Sant’Agostino. Via Sant’Agostino è quasi il naturale proseguimento del Capo, ma la merce in vendita cambia: vi si trovano, infatti, capi d’abbigliamento, scarpe, accessori e tessuti, oltre che mercerie e profumerie.
Continuando a camminare, si attraversa un piccolo tratto di via Maqueda per giungere in via Bandiera, dove continuano ancora i negozi di abbigliamento. Essendo però questa zona molto più turistica e popolata, ci si può soffermare anche ad acquistare dei souvenir.
Mercato di Ballarò
È il mercato di Palermo per eccellenza, oltre che il più antico: ha più di mille anni e un cuore giovane, vivo, pulsante e sempre in evoluzione. Vi si accede dall’omonima piazza Ballarò, ritrovandosi davanti al mercato più grande della città, permanente e sempre attivo, dal lunedì alla domenica.
Pare che il suo nome derivi dall’arabo suq-al-Balharā: Balharā era infatti il nome di Monreale, che, ai tempi, era il punto dove maggiormente risiedevano i mercanti arabi che, nel fine settimana, si incontravano nel cuore dell’Albergheria per vedere le loro merci.
Di decennio in decennio, Ballarò non ha mai perso il suo cuore cosmopolita e multiculturale e ne ha fatto un punto di forza: venditori palermitani, indiani, arabi e africani vivono e prosperano fianco a fianco proponendo ai visitatori una delle esperienze più variopinte, gustose e complete che si possano ritrovare in un mercato all’aperto.
A farla da padrone sono sempre i prodotti alimentari, anche se si possono trovare piccoli negozi di casalinghi e d’abbigliamento. La varietà di frutta, verdura, ortaggi, carne e pesce, in ogni caso, è molto più grande rispetto a quella degli altri mercati. Qui si può trovare di tutto, dalla frutta esotica ai formaggi più tipici, dal latte di capra ai gamberoni di Mazara.
Non solo: il mercato di Ballarò offre una vera e propria full immersion nello street food, con la classica griglia pronta per le stigghiole, i calderoni ricchi di strutto per un succulento pani câ meusa e l’immancabile sfrigolio dell’olio bollente pronta per friggere panelle, crocché e rascatura. I più golosi, in più, potranno anche bearsi di dolci ripieni di ricotta e biscotti tipici, oltre che di frutta secca caramellata a dovere.
Ballarò, scrigno ricco di tesori e colore
Se è vero che il Mercato di Ballarò offre un’esperienza immersiva per ciò che riguarda la compravendita di prodotti alimentari, grazie anche al talento dei venditori che hanno affinato le loro abbanniate (richiami cantilenanti per vedere i prodotti), le sue strade nascondono molto, molto di più.
Sono, infatti, impregnate dell’impegno di volontari che favoriscono l’integrazione di persone provenienti da diverse parti del mondo e dell’amore delle associazioni che gestiscono i monumenti della zona, veri e propri tesori da scoprire come la Torre di San Nicolò, la Chiesa del Carmine Maggiore, l’Oratorio del Carminello e il Complesso Monumentale di Santa Chiara.
Ancora, camminando lungo i vicoli del mercato, non si può che restare a bocca aperta di fronte ai murales e alle opere degli artisti di strada che hanno colorato pareti e scorci rendendoli davvero magici. Perché, per chi non lo sapesse, si vucìa, s’abbannia, Ballarò è magia.
Mercato della Vucciria
Tra i mercati di Palermo quello della Vucciria è sicuramente il più noto, complice Renato Guttuso, che nel 1974 gli dedicò una sua opera. Eppure, la verità è che non è uno dei più grandi, né dei più attivi, anche se visitarlo è un’esperienza assolutamente da fare, considerando le sue molteplici anime e particolarità.
Vi si può accedere da piazza San Domenico, imboccando via Discesa Maccheronai. L’ingresso è inconfondibile, con una luminaria con la scritta Vucciria a sormontare la stradina. Il mercato è antichissimo: nacque tra il 1500 e il 1600 nel cuore del quartiere La Loggia, per la necessità di dare uno spazio ai mercanti che arrivavano dal porto.
Il nome significa “confusione”, ma l’etimologia non ha davvero a che fare con le voci: deriva, infatti, dalla parola bucceria, che veniva da becco, ossia caprone, che era l’animale maggiormente macellato e venduto nella zona. Solo con gli anni la parola Vucciria cominciò a indicare il vociare, a dispetto di quanto si creda.
Il mercato ha cambiato volto diverse volte: la più importante risale al 1783, quando il Vicerè Caracciolo decise di abbellire la piazza e al centro collocò una fontana, che svetta ancora oggi. Con il passare degli anni, però, la Vucciria ha cambiato ancora volto. Attualmente, più che un mercato è un ritrovo molto turistico: durante il giorno ristorantini e bancarelle si alternano e la piazza pullula di tavolini, riempiendosi di profumi e odori che fanno venire l’acquolina in bocca.
La sera, il mercato si trasforma dando spazio alla movida: dalla Taverna Azzurra, ritrovo storico per giovani e meno giovani, passando per i locali che si affacciano sulla piazza, la Vucciria si riempie di musica e si popola di ragazzi e ragazze, soprattutto durante il weekend. Fino a tarda notte è possibile bere, chiacchierare e mangiare street food: panelle, rascatura e crocché, ma anche panini e, durante le sere estive, frutta e frittura di pesce.
Mercato di Borgo Vecchio
Il Mercato di Borgo Vecchio è un altro luogo caratteristico. Nato alle fine del 1500, era un punto di aggregazione per chi vendeva merce e chi praticava antichi mestieri. Attivo tutte le mattine dal lunedì alla domenica, vi si accede da piazza Sturzo ed è uno dei meno turistici, pur essendo estremamente folkloristico.
Bancarelle, magazzini e negozietti si succedono e si riempiono per di più di generi alimentari, ma è possibile trovare un po’ di tutto, compresi giocattoli, accessori e prodotti per la casa. Tra ortaggi, verdure e frutta è possibile sbirciare anche all’interno di alcune botteghe dove ancora oggi si lavorano legno e ferro e negli ultimi anni la zona si è arricchita di ristorantini tipici, che deliziano i turisti con tutte le specialità gastronomiche del siciliano.
Come la Vucciria, il mercato di Borgo Vecchio si popola di giovani nelle ore notturne per via dei diversi pub che sono nati negli ultimi anni.
Il mercato delle Pulci
Non potevamo non parlare, poi, del Mercato delle Pulci, uno dei luoghi più particolari di Palermo. Si trova a pochi passi dalla Cattedrale, nel cuore del Papireto ed è riconoscibile per via delle baracche in lamiera schierate l’una accanto l’altra su piazza Domenico Peranni.
Aperto tutti i giorni dalle 9 alle 19 e la domenica dalle 9 alle 13, il Mercato delle Pulci nacque nel Dopoguerra, precisamente nel 1949, come risposta al periodo di conflitto e di crisi che aveva messo in difficoltà moltissime famiglie. Decine di persone si associarono per esporre tutto ciò che poteva essere venduto, in principio soprattutto pezzi di ricambio e abiti e scarpe usate, frutto di ricerche tra i rifiuti o di incursioni in case abbandonate.
Con il passare del tempo, però, gli articoli esposti sono diventati sempre più ricercati. Mano a mano, i rigattieri si sono trasformati in antiquari, con pezzi unici comprati e poi rivenduti: quadri, cornici, statue, oggetti antichi si succedevano ed era possibile trovare delle vere e proprie rarità. Oggi è possibile curiosare e trovare un po’ di tutto, dai lampadari alla cristalleria antica.
Il mercato di Piazza Marina
Infine, concludiamo con uno dei mercati più amati dagli amanti del vintage di Palermo: quello di Piazza Marina, nel cuore della Kalsa. Aperto solo la domenica dalle 7 alle 13, questo mercato appare nell’omonima piazza e ne colora gli angoli, con oggetti provenienti dal passato sia antico che recente.
Le bancarelle seguono il perimetro della suggestiva Villa Garibaldi, parco incantevole, e vi si può trovare davvero di tutto: antiche macchine da scrivere, libri, pezzi speciali per chi si intende di numismatica, antiquariato, vecchie radio, macchine fotografiche d’epoca e chi più ne ha più ne metta.