Passeggiare a Palermo significa scoprire monumenti ovunque si alzino gli occhi, come avviene con l’ex monastero si Santa Elisabetta e l’Oratorio di Sant’Elena.
Lasciandoci alle spalle piazza S. Giovanni Decollato, stiamo per inoltrarci su piazza Vittoria – l’antico “Piano del Palazzo” antistante al Palazzo Reale, da cui prendeva il nome. La piazza copre una parte della vasta area della “Paleopoli” (città antica) fenicia, in seguito chiamata “Al-Halqa” (recinto) dagli Arabi, nome trasformato in “Galca” dai Normanni.
La storia di questo antichissimo luogo che risale alla fondazione della città di Palermo è molto articolata, ma pure molto affascinante; ne riparleremo meglio nella nostra prossima tappa. Intanto, sulla nostra sinistra, possiamo ammirare l’ex monastero di S. Elisabetta, oggi sede degli uffici della Squadra Mobile della Questura. Il monastero francescano, come ci racconta il marchese di Villabianca Francesco Maria Emanuele e Gaetani nella sua opera “Palermo d’oggigiorno”, sorse nel 1551 per volere della pia dama Maria di Ram affiché ospitasse delle monache francescane della regola dei Cappuccini dedicandolo, insieme all’annessa chiesa, a Santa Elisabetta d’Ungheria. Il marchese di Villabianca lo definì un “monastero francescano di donne oneste di ceto medio tra il militare e il mercantile che ha del magnifico”. Le suore vivevano di elemosine che raccoglievano questuando casa per casa e la loro superiora si chiamava Guardiana, alla stessa stregua dei frati Cappuccini.
Successivamente il loro stato venne trasformato in Francescane di Terz’Ordine e nel 1604 ottennero da Roma la clausura monastica. La loro chiesa, aperta nel 1722 ad opera della loro superiora Nicoletta Amari, sorella di Michele Amari, conte di S. Adriano e Maestro razionale del Regno, sorse sulla precedente antica chiesa costruita nel 1626 dal ministro Giuseppe Trabucco in cui fu sepolto il famoso prelato e storico Rocco Pirri. Con l’abolizione degli Ordini religiosi del 1866, il complesso monastico divenne demaniale e le suore furono espulse. Alcune di esse vennero accolte nel monastero del Gran Cancelliere che si trovava dietro palazzo Riso su via Vittorio Emanuele e che venne purtroppo raso al suolo dai bombardamenti del 1943. Dietro l’ex monastero di S. Elisabetta anche gli omonimi vicoli (1° e 2°) hanno subito il cambio di intestazione e di tutto ciò che fu la storia del complesso monastico oggi non rimane che un pallido ricordo.
Lungo il percorso
Proseguendo sempre a sinistra, sopraelevato rispetto al piano stradale, attraverso due rampe di scale che si fronteggiano, si accede all’Oratorio della Venerabile Compagnia di Sant’Elena e Costantino, precisando che soltanto la prima fu canonizzata a differenza del figlio Costantino. Dell’antica chiesa ad essi intitolata ci dà notizia il famoso storico e canonico settecentesco Antonino Mongitore nella sua opera dedicata alle Compagnie. Secondo ciò che il letterato riporta, la primitiva chiesa si trovava dietro l’attuale oratorio, contigua al giardinetto della chiesa di S. Nicolò de Pauperibus e de sulcro.
Quest’ultima era un’antichissima chiesa, la cui fondazione risaliva a tempi precedenti all’anno 1248, come riporta il settecentesco letterato ed erudito Gaspare Palermo nella sua “Guida istruttiva”. Accanto ad essa, nel 1575, fu fabbricata un’altra chiesa in onore di S. Antonio. Come descritto da Carmelo Piola nel suo Dizionario delle strade di Palermo del 1870, riunite insieme la prima divenne una cappella di quest’ultima e perciò detta dal popolo Sant’Antonello, che nel 1582 diventò sede della Confraternita dei Barbieri. Nel 1842 la chiesa di Sant’Antonello venne trasformata in case di civile abitazione delle quali rimangono dei ruderi ed una fontanella storica in ghisa inattiva prodotta dalla Fonderia Di Maggio nel 1898, il tutto circondato da una rete di metallica di sicurezza nell’omonimo cortile in cui essa si elevava. Invece la nuova costruzione, nell’attuale luogo, del nuovo edificio sacro della Confraternita di S. Maria di Monserrato e di Sant’Elena e Costantino ebbe inizio nel 1568, quando vi venne portata un’immagine della Madonna di Monserrato staccata da una parete vicino la chiesa parrocchiale del Senato di S. Antonio Abate in via Roma, presso la non più esistente Porta dei Patitelli, ma venne completata molto più tardi, nel 1602. In quell’anno il viceré D. Lorenzo Juarez duca di Feria fece smantellare la vecchia chiesa per liberare il piano del Real Palazzo e, tramite delle raccolte di elemosine, perfezionò la nuova chiesa nella quale venne eretto un altare dedicato a S. Barbara patrona dei bombardieri. Per la suddetta ragione, per il popolo il sacro edificio prese il nome alternativo di quest’ultima Santa e nel 1650 la Confraternita venne elevata a Compagnia.
Nel 1832, dopo l’abolizione di quest’ultima, vi subentrò la nobile Compagnia della Carità proveniente dal già soppresso Ospedale di S. Bartolomeo presso Porta Felice che così poté svolgere le sue benefiche funzioni nel vicino Ospedale Grande e Nuovo di Palazzo Sclafani restaurato nel 2007, l’Oratorio di Sant’Elena e Costantino oggi è sede dell’Archivio storico dell’ARS ed è visitabile durante alcune manifestazioni come Le vie dei tesori o grazie ad alcune aperture straordinarie nelle quali è possibile ammirare l’antico e suggestivo dipinto su pietra della Madonna del latte dell’altare maggiore, la cantoria ad archi e le decorazioni pittoriche a firma di grandi artisti, come Filippo Tancredi e Guglielmo Borremans. Alla prossima passeggiata.
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L’AUTRICE DELLA “PASSEGGIATA”
Il mondo di Giuseppina Lombardo, guida-autrice di questo articolo, è ricco e variegato, la sua passione per la storia e la città di Palermo ci conduce nei meandri più affascinanti della città. In attesa di scoprire i nuovi itinerari, potete sfogliare il suo libro, singolare per il fascino con cui racconta i luoghi meno battuti e le particolarità storiche da scoprire in città.