Libri da leggere in estate: i titoli che ci stanno appassionando, da leggere sotto l’ombrellone ma anche sul divano al fresco in giardino.
Sotto un ombrellone, sull’amaca in giardino, o sdraiati sul divano di casa a portata di aria condizionata, un buon libro, se non il corpo, di sicuro rinfresca la mente.

Alcuni suggerimenti per tutti i gusti! Un giallo trasversale, per gli amanti del genere e per chi vuole riflettere. Una spy story ambientata durante la seconda guerra mondiale. Il romanzo distopico, pubblicato postumo, di Almudena Grandes, una delle più importanti scrittrici spagnole. Per chi ama le atmosfere alpine, un romanzo elegantissimo, nella forma e nel contenuto, narra di un duello feroce per una disputa di confine. Un po’ di cervellotico romanticismo nel racconto di un ménage a quattro, una storia d’amore e d’amicizia.
Cinque libri da leggere in estate 2023
“Il Magistrato Ipocrita” – Fabio Pilato – Panda Edizioni, pp.462, Euro 25,00
Cosa fa di un uomo un eroe? Integrità, virtù, coraggio, la capacità di distinguere il bene dal male. Ma eroi non si nasce, si diventa.
“Tutto ebbe inizio da una busta di colore giallo, consegnata alla redazione del periodico ‘Antipotere’ dove lavoravo come editorialista.” Carlo Lozzi, mancato filosofo al servizio del giornalismo d’inchiesta, è una persona per bene, che ha fatto dell’idea che la verità sia uno strumento per realizzare la giustizia e difendere la libertà il suo mantra, il risveglio della coscienza individuale, la sua missione. Carlo è un animale solitario, sagace e riflessivo, amante del buon vino e raffinato teoreta. È uno che “studia le carte”. Il suo amico Bobo, invece, “è uno che parla con la gente”, femminaro incallito ma gentile, ha un fiuto eccezionale e il coraggio di un guerriero. Seguendo gli indizi del misterioso mittente delle buste gialle, scaveranno in un torbido sistema di clientelismo e collusione fra notabili, uomini dello Stato e criminalità, dissimulato da esponenti di una magistratura ipocrita e corrotta. Un’indagine intricata e pericolosa, che avrà risvolti drammatici, su cui veglieranno il bonario e scafato Direttore e la dolce e avvenente segretaria Martina.
“Il Magistrato ipocrita”, esordio letterario del gip palermitano Fabio Pilato sfrutta un argomento ormai noto, l’esistenza di un perverso networking tra colletti bianchi e malaffare, per parlare dell’animo umano, della dicotomia fra il mondo reale e quello delle idee, di verità e giustizia. Lo fa in modo credibile, alternando riflessione, azione ed emozioni, con un lessico famigliare e una buona dose di ironia. Descritto dallo stesso autore: “distopico, psicologico e intriso di supercazzola”, è un romanzo denso di riferimenti filosofici, storici e letterari; scritto come un’inchiesta giornalistica, si legge come un thriller.
Alcuni virtuosismi svelano un talento da scrittore navigato così come il cliffhanger in chiusura che schiva un banale happy ending ‘a tarallucci e vino’.
“Le brave persone non hanno bisogno di leggi che dicano loro di agire responsabilmente, mentre le cattive persone troveranno un modo per aggirare le leggi.” (Platone)
“Il grande sonno” – Almudena Grandes – Ed. Guanda, pp.496, Euro 20,00
Con “Il grande sogno” pubblicato postumo, una delle più grandi scrittrici contemporanee s’interroga su come i progressi tecnici e scientifici possano diventare strumenti di controllo e repressione sociale e com’è possibile difendersi.
Il coronavirus ci ha insegnato che è molto facile confinare la popolazione di un intero paese, ottenere che i cittadini ubbidienti rinuncino ai diritti e alle libertà conquistate senza mai dubitare che il proprio sacrificio sia essenziale per ottenere un bene superiore.
Almudena Grandes, denuncia le devianze, i vizi e i tic della società contemporanea per avvertire di un pericolo incombente.
Attraverso le pagine di un romanzo distopico, coinvolgente e carico di tensione, ci traghetta in un futuro molto prossimo. All’indomani della prima pandemia, in Spagna, ha vinto le elezioni il “Movimento Civico Soluzioni Subito” che, scevro da ideologie politiche e guidato da un imprenditore di successo, sostituisce i modelli dei vecchi partiti con quello di una società fondata sull’efficienza, in cui il sociale prevale sull’individuale. “Disoccupazione, crisi economica (…) Abbiamo sistemato tutto! Abbiamo fatto pulizia e abbiamo raggiunto la pace sociale a tutti i livelli. Cos’altro vogliono? La libertà?”
Quell’immagine di un paese ideale, pronto a soddisfare tutti i bisogni, è di fatto una dittatura che gestisce lo Stato come un’azienda ad alti standard di eccellenza e che, con l’aiuto di virologi, vigilanti, hacker, terapisti e una rete a circuito chiuso, controlla la popolazione e ne indirizza consumi e desideri, al ritmo dello slogan consolatorio, “Tutto migliorerà”.
Un gruppo di personaggi entrano in scena uno alla volta, apparentemente senza nulla in comune, diversi per età, estrazione sociale e cultura, tutti parte di una sola storia vissuta da più prospettive. Come in un puzzle, i pezzi i s’intersecano e prende forma il racconto corale di una resistenza fatta di piccole azioni personali, con quella attitudine umana a opporsi e lottare di cui è capace la gente semplice, abituata a combattere le ingiustizie e le avversità, portatrice sana di ideali a prova di totalitarismi e populismi.
“Dear Mussolini” – William J. Cornwal – Ed. Neri Pozza, pp. 464, Euro 20,00
È esistito davvero il carteggio segreto tra il Duce e Winston Churchill, il Primo Ministro più famoso e discusso del Regno Unito? Ancora oggi, a più di 80 anni da quei tragici eventi, è impossibile stabilire se quegli incartamenti siano stati fatti sparire o non siano mai esistiti. Una cosa è certa, ad eccezione di Mussolini, il contenuto di quei documenti non faceva comodo a nessuno, né agli italiani che non volevano svelare tresche e crimini di guerra, fossero ex fascisti o esponenti della Resistenza, nè tantomeno agli Inglesi, per ovvie ragioni.
Nel suo romanzo “Dear Mussolini” William J. Cornwall, non solo da per certo che la corrispondenza avvenne ma fa del tramite fra i due statisti il protagonista di un’avvincente spy-story che, dai primi approcci con embrioni di cellule partigiane, culminerà con lo sbarco in Sicilia degli americani.
George Neville è un personaggio storico verosimile. Erede di una famiglia inglese blasonata e proprietaria di miniere di carbone, di padre italiano latitante, truffatore e sciupa femmine, viene reclutato dal neo primo ministro Winston Churchill, amico stretto della madre, regina dei salotti londinesi. Superato un durissimo addestramento da spia, farà più volte la spola sul suolo nemico italiano attraversando il confine svizzero sotto copertura o sbarcando nottetempo da sottomarini militari, per prendere contatti e istruire la Resistenza. Una nobildonna romana antifascista che gli conquisterà il cuore e un gruppo di giovani separatisti siciliani di belle speranze, saranno i suoi contatti e alleati sul campo. Molti di loro destinati ad una fine drammatica e, a volte, ingloriosa.
George, sarà l’agente di fiducia di Winston Churchill per tutto lo svolgimento del conflitto fino al termine della guerra quando, ormai politicamente sfiduciato e ritiratosi a vita privata, gli affiderà un’ultima personale e segretissima missione.
“Il duca” – Matteo Melchiorre – Ed. Einaudi, pp. 464, Euro 21,00
In un paesino addossato alla montagna, sommerso dai boschi, si consuma uno scontro feroce tra un giovane nobile, detto “il Duca”, ultimo erede dei Cimamonte, casato decaduto e in estinzione e Mario Fastreda, un vecchio allevatore ostinato e prepotente.
Il duello, per una disputa di confine, si svolge tra espropri, prepotenze, incendi e vendette, sotto gli occhi della piccola e gretta comunità montanara che sguazza tra inganni e avidità appoggiando ora l’uno ora l’altro, per vigliaccheria o personali tornaconti.
I due sembrano non avere niente in comune e il perché di tanto odio da parte del maligno Fastreda si svelerà, piano piano, al ritmo incalzante di un thriller, risolvendo, drammaticamente, la contesa.
Tutto il racconto si compie in un tempo ovattato, non precisato, in cui, nonostante si intuisca di trovarsi in un passato molto prossimo, più spesso ci si sente immersi in una dimensione di secoli fa. Un romanzo che ha il sapore di un classico, per ambientazione, storia, personaggi e la sottesa morale, ma, soprattuto, per la magistrale scrittura. Un libro eccezionale, un lessico straordinario, balsamo per gli occhi e la mente di un lettore. La prosa colta, elegante, a volte contaminata dal gergo dialettale ma mai noiosa, alterna ironia e dramma. Appassionante
e descrittiva, ammalia chi legge fino a straniarlo.
“L’arte del matrimonio” – Tessa Hadley – Ed. Bompiani, pp.272, Euro 18,00
Zachary è una persona dall’”entusiasmo inarrestabile”, è il marito di Lydia, “una bellezza sensuale”, pigra e voluttuosa. Christine, la migliore amica di Lydia, introversa e assennata, “con un qual cosa di virginale”, è la moglie di Alex, il più caro amico di Zach, un uomo dall’”energia compatta e una mascella affilata e combattiva”. Due migliori amici hanno sposato due migliori amiche, diversi, opposti, complementari, si conoscono e si frequentano per più di 30 anni.
La morte improvvisa di Zachary rompe il puzzle e, la rimozione di un pezzo fondamentale delle loro vite, farà venire a galla la complessa relazione tra i tre sopravvissuti alterando, per sempre, le loro prospettive. Sarà come togliere la quarta gamba di una sedia, impossible aspettarsi che stia in piedi; non può e non lo farà.
Spostandosi tra i punti di vista di più personaggi, affiorano tutti gli strati dell’intimità di una coppia, abitudini e gesti d’amore, piccoli ricatti, tensioni latenti, complicità e incomprensioni. Litigi e riconciliazioni.
Con una prosa misurata ma fortemente empatica, Tessa Hadley, riprende tutta la meravigliosa e terrificante complessità di vivere. I compromessi del matrimonio, l’inadeguatezza di essere genitori; la paura d’invecchiare; l’amore e l’amicizia.
Lento, descrittivo, riflessivo, è un romanzo che si sorseggia come un brandy, sembra che non accada nulla, mentre accade tutto e, alla fine, ci si sente storditi, inebriati e scoperti. Una commedia romantica che, nonostante cominci con una morte, è un bellissimo racconto sulla vita.
Libri, altri suggerimenti
Questa rubrica è curata da “Vivechilegge”, ovvero Paola Ardizzone. Oltre alla letteratura africana, potete trovare altri consigli di lettura nella sua pagina Instagram, e scriverle per eventuali collaborazioni. Se avete voglia di scoprire altro sul mondo dei libri potete spulciare nella nostra rubrica dedicata.