Lassù sui tetti, come a volerli toccare con un dito. Lassù dove il Vulcano sembra più vicino e i colori della città più intensi. Un “balcone sul barocco” da scoprire a Catania, anche al tramonto.
Il luogo su cui poter guardare tutto dall’alto è offerto dalla Badia di Sant’Agata, una chiesa che è un incanto del Settecento. Salirete sulla terrazza e poi ancora sulla cupola dell’edificio e, da lì, avrete la città in pugno.

“Il percorso, a circa quaranta metri d’altezza – racconta Matilde Russo di Etna ‘Ngeniousa, l’associazione che insieme al personale della chiesa ne cura le visite – è una continua scoperta, un gioco a riconoscere da una prospettiva inedita i luoghi più rappresentativi del centro storico, dal Castello Ursino alla fontana dell’Elefante, dal Teatro Bellini al monastero dei Benedettini, fino alle splendide chiese di Via Crociferi”.
Visite alla Badia di Sant’Agata a Catania
I tetti della chiesa sono aperti al pubblico dal giovedì alla domenica dalle 9 alle 12 e in estate anche il venerdì e sabato dalle 19 alle 22. Informazioni al 338.1441760 o attraverso l’associazione Etna ‘Ngeniousa 348.7967711.
LA BADIA DI SANT’AGATA
La Badia di Sant’Agata è la più rappresentativa fra le tante architetture che a Catania sono legate alla figura di Giovan Battista Vaccarini. Qui egli applica nelle forme più pure e perfette i modelli della grande architettura romana, in particolare quelli di Borromini, di cui si nutrì durante il soggiorno del 1734-35, conciliandoli con la tradizione tardo barocca locale.
Le reminiscenze romane si manifestano nella facciata, animata dal contrasto fra elementi concavi e convessi, ed in maniera ancora più evidente nell’interno, ricalcato su quello borrominiano di Sant’Agnese in Agone in piazza Navona. All’interno, dalle forme purissime e monumentali, spiccano i preziosi altari di marmo giallo di Castronovo, ed il raffinatissimo disegno del pavimento con il contrasto cromatico fra il marmo bianco di Carrara e marmo bardiglio di Genova.
La costruzione di questa chiesa è opera che segna tutta la vita di Vaccarini, che anche dopo la sua partenza da Catania manterrà sempre il controllo diretto sul cantiere, fino al 1767 quando già malato affronterà un ultimo difficile viaggio da Palermo a Catania per assistere e controllare personalmente le ultime fasi della voltatura della cupola.
In quell’occasione beneficò generosamente la chiesa, rinunciando a tutte le sue spettanze arretrate, sentendo già prossima la morte (che arriverà pochi mesi dopo) e ritenendosi soddisfatto dell’opera compiuta.